Il Graffio, un mese dopo

di ROSITA SPINOZZI –

Il Graffio è nato ufficialmente un mese fa. Nella mia testa molto tempo prima. Non ho intenzione tediarvi con bilanci prematuri e quant’altro, ma non posso fare a meno di ricordare quel misto di adrenalina ed emozione che, quel piovoso sabato 16 dicembre 2017, ha accompagnato me e i miei preziosi collaboratori ai quali non smetterò mai di dire grazie per aver compreso lo spirito di questo progetto, scegliendo di condividerlo da un punto di vista umano e professionale. Un mese è davvero poco per fare un’analisi completa della situazione, ma è sufficiente per comprendere la nostra linea editoriale.
Che è “destabilizzante”, lo ammetto, per quanti sono abituati a trovare sempre le stesse notizie spulciando sul web e sulla stampa locale. Ci si aspetterebbe di imbattersi tra i meandri di baruffe politiche, cronaca della Samb minuto per minuto, invettive sulla piscina, incidenti e catastrofi atmosferiche riportate in tempo reale. E invece no. Anzi sì, lo facciamo, ma in modo trasversale. E non per spocchia, ci mancherebbe, ma soltanto per diversificarci da chi sviluppa già molto bene questi aspetti.
Il Graffio ha un raggio più ampio, si rivolge alle persone, ai fatti non solo locali, alle notizie curiose, ha uno sguardo attento alle tendenze e agli stati d’animo del momento, è uno specchio della realtà quotidiana visto attraverso i nostri occhi e non solo, con l’obiettivo di condividerlo con tutti voi. La polemica ci interessa relativamente, e soltanto se in funzione di un servizio che possa portare beneficio al cittadino. Quando è fine a se stessa o, peggio ancora, diventa sfogo per attaccare un amministratore – a prescindere dal colore politico – evitiamo di dare adito a botta e risposta inconcludenti. Riceviamo e pubblichiamo, questo sì, comunicati che criticano a ragion veduta e che, pur essendo a volte pungenti, sono costruttivi per il bene pubblico.
Tempo fa abbiamo ricevuto una “non notizia” da un giovane di cui evito di fare il nome – non tanto perché sono una signora, quanto perché significherebbe sparare sulla Croce Rossa – il quale candidamente mi chiedeva (testuali parole) se fossi interessata all’argomento in quanto non gli era chiara la nostra linea editoriale. Ebbene, la sua autocelebrante “non notizia”, in questo caso, non è stata pubblicata da nessuno. La politica stavolta non c’entra nulla, c’era di mezzo il Natale.
Episodi del genere mi fanno sorridere. Così come sorrido quando mi accorgo che la nostra redazione è diventata un reale punto di riferimento, nel quale confluiscono teste pensanti: non c’è pomeriggio che non arrivino persone per conoscerci, parlare con noi, proporci argomenti da trattare, segnalarci mostre, libri, eventi. La Biblioteca del Graffio, inoltre, cresce sempre più. Per chi ancora non lo sapesse, oltre a una sala di registrazione per la web tv, all’interno della redazione abbiamo allestito una biblioteca dedicata agli autori locali, che hanno così la possibilità di tenere in mostra il loro libro. Non possiamo ovviamente recensirli tutti, ma qualcosa faremo.
Spazio libero anche all’arte: oltre al logo che ha realizzato per noi il celebre fumettista Angelo Maria Ricci, artisti di pregio come Augusta Schinchirimini, Carlo Gentili, Giovanni Colonnella, e la studentessa 17enne Gloria Spinelli (Liceo Artistico di Porto San Giorgio) ci hanno donato opere bellissime, segno tangibile della loro stima nei nostri confronti. Una stima del tutto ricambiata. Il mio pensiero va anche alla mia “squadra”, la migliore che potessi desiderare perché è un perfetto connubio fra personalità diverse ma al tempo stesso complementari, unite dalla volontà di far decollare un progetto in cui tutti abbiamo messo, oltre la penna, l’anima.
Le visualizzazioni di lettura ci danno soddisfazione, dimostrando che sono proprio le “rubriche personali” la nostra punta di diamante. Con le dovute eccezioni, ovviamente: un articolo sull’open day e la necessità di un codice etico, mentre scrivo ha raggiunto il traguardo delle 20.135 visualizzazioni. Un’eccezione, certo. Magari fosse sempre così! Considerando che siamo online da un solo mese, possiamo comunque dire che, nel nostro piccolo, abbiamo gettato le basi di una informazione dai canoni meno standardizzati. Non siamo un blog, sia chiaro, siamo una testata giornalistica a tutti gli effetti. E come tale, continueremo a seguire una linea editoriale “aperta” che non significa dispersiva, ma coerente con le reali necessità del mondo in cui viviamo. Dopotutto è un concetto semplice.