“La tessitrice” di Giovanni Pascoli interpretata da Americo Marconi

di REDAZIONE –

Giovanni Pascoli pubblicò i Canti di Castelvecchio nel 1903. Lo stesso poeta spiega nella Prefazione: «E su la tomba di mia madre rimangono questi altri canti!… Canti d’uccelli: di pettirossi, di capinere, di cardellini, d’allodole, di rosignoli, di cuculi, d’assiuoli, di fringuelli, di passeri… di rondini e rondini e rondini che tornano e che vanno e che restano. Troppi? Facciano il nido, covino, cantino, volino, amino almen qui, intorno a un sepolcro, poiché la crudele stupidità degli uomini li ha ormai aboliti dalle campagne non più così belle e del sempre bel cielo d’Italia.» La poesia La tessitrice rientra nel ciclo in Ritorno a San Mauro. Un’evanescente figura scambia parole e lacrime col poeta. La maggior parte dei riferimenti indica la perduta madre, ma l’immaterialità della visione lascia spazio ad almeno un’altra donna. Forse Erminia Tognucci, morta prematuramente a Rimini nel 1878.

La tessitrice

Mi son seduto su la panchetta
come una volta… quanti anni fa?
Ella, come una volta, s’è stretta
su la panchetta.

E non il suono d’una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascio la spola.

Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
Piange, e mi dice d’un cenno muto:
Come hai potuto?

Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sé.
Muta la spola passa e ripassa.

Piango, e le chiedo: Perché non suona
dunque l’arguto pettine più?
Ella mi fissa timida e buona:
Perché non suona?

E piange, piange – Mio dolce amore,
non t’hanno detto? non lo sai tu?
Io non son viva che nel tuo cuore.

Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, son so;
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormirò.

(Scelta e interpretata da Americo Marconi)

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