Intervista con Raffaella Milandri: «Il Premio Charles Dickens è inclusivo e multiculturale»

di ROSITA SPINOZZI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Raffaella Milandri è un vulcano. E lei sa bene di esserlo, tant’è che ha scelto proprio i nomi di due vulcani presenti nell’isola di Hawaii – Mauna Kea e Mauna Loa – per dare nome alle case editrici che, con tanto entusiasmo e determinazione, la vedono al timone. E se il Mauna Kea è in stato di quiescenza, il Mauna Loa invece è ancora attivo (ultima eruzione nel 2022) e forse proprio per questo motivo le somiglia di più. Ma Raffaella è andata ben oltre, perché lei continua ad “eruttare” iniziative e progetti a non finire e, durante una pausa tra l’uno e l’altro, anziché riposare studia per conseguire nuove lauree. È una donna incredibile: ci vuole un po’ di tempo per entrare in stretta sintonia con lei, ma una volta spalancate le porte del suo mondo, non puoi fare a meno di amarla profondamente. Per tutto quello che è, per tutto quello che fa. Editore, scrittrice, giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, Raffaella è generosa, vitale, dinamica, sempre in prima linea per l’ambiente, per i bambini del mondo che lei tanto ama, per le tradizioni e la cultura, per la letteratura. Ed è proprio dedicato ai libri il suo ultimo progetto – Premio Letterario Internazionale Charles Dickens – ideato insieme al direttivo dell’associazione Omnibus Omnes composto da Myriam Blasini, Giampietro De Angelis, Laura Maria Castagna, Natalina Micale, Franca Moretti. «Un progetto inclusivo e multiculturale che mira a potenziare la già forte immagine culturale di San Benedetto» spiega Raffaella, ricordando che la scadenza del bando è fissata per il 30 settembre. Di questo e molto altro ancora abbiamo parlato durante l’intervista. Personalmente sono orgogliosa di poterla seguire in questo straordinario “viaggio letterario” dedicato al grande autore britannico Charles Dickens.

Un nuovo premio letterario che trae ispirazione da un grande autore considerato l’inventore del romanzo sociale. Com’è nata l’idea?
Avevamo da tempo, alla Omnibus Omnes, l’idea di promuovere un nuovo concorso letterario, visto che cultura e letteratura, e di conseguenza il loro influsso sulla società civile, sono molto importanti e vi abbiamo dedicato sempre uno spazio particolare, anche con il Festival Letterario “Riviera delle Palme” e altre iniziative. Attraverso il Premio Letterario Internazionale Charles Dickens abbiamo poi avuto modo di dare uno spazio privilegiato, tra le menzioni di merito, agli Obiettivi Sostenibili ONU dell’Agenda 2030, visto il nostro lungo partenariato con Unric – ONU Italia. Tra l’altro gli stessi Obiettivi sono oggetto del concorso annuale che teniamo nelle scuole del territorio da svariati anni. Il tema del Premio Letterario è libero, ma oltre ai vincitori daremo risalto agli autori che si sono impegnati in tematiche sociali e sostenibili.

Perché proprio Charles Dickens?
É un autore davvero di rilievo sul panorama mondiale, e volevamo un nome di prestigio, e punto di riferimento per la letteratura, a cui intitolare il Premio. Abbiamo scoperto che in Italia non c’era nessun Premio intitolato al grande scrittore, che ha tanto ispirato la cultura e il cinema. E poi, come dicevamo prima, il romanzo sociale è davvero importante per l’influsso sulla coscienza collettiva.

Com’è articolato il Premio?
Ha le sezioni dedicate al romanzo, al racconto, alla poesia sia editi che inediti, alla saggistica edita, e poi una sezione speciale dedicata alle Marche: Testo inedito di narrativa o saggistica (personaggi storici, linguaggi locali, guide, itinerari, etc). Il primo premio, tra le sezioni romanzi e saggi editi e la sezione con tema le Marche, è di 500 euro in denaro; il primo premio per i romanzi inediti e sezione Marche è la pubblicazione, con regolare contratto editoriale, a cura del Gruppo editoriale Mauna di San Benedetto del Tronto; a seguire targhe, pergamene e menzioni d’onore.

Tra gli enti che hanno patrocinato il Premio figura anche la filiale di Carrara del Dickens Fellowship, che è l’unica ad avere tale status in Italia conferitogli dalla Central Dickens Fellowship di Londra. Un vero asso nella manica…
Diciamo che, dopo il patrocinio del Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC), è sicuramente un patrocinio che si inserisce perfettamente nella immagine del Premio e che lo valorizza.

Come si sono sviluppate le varie fasi organizzative?
Abbiamo fatto diverse riunioni della Omnibus Omnes per discutere ad esempio il nome, i premi, le sezioni. Poi mi sono presa personalmente un mese di lavoro per redigere la modulistica, per valutare la procedura della giuria e delle votazioni, un lavoro prettamente tecnico che i miei trascorsi come amministratore d’azienda mi hanno aiutato a gestire e routinizzare. Una volta che il direttivo ha visionato il tutto, il bando di concorso è partito ed è stato promosso.

Una giuria tutta al femminile. Un caso o una scelta precisa?
Sicuramente c’è una maggioranza femminile nella giuria, come del resto nella nostra associazione, e ne siamo felici, ma è del tutto casuale. In generale le lettrici sono, su base nazionale, più degli uomini, in base all’Istat.

Come sono composte le due giurie principali, a cui è si è aggiunta anche la Libreria Rinascita di Ascoli Piceno?
Abbiamo la Giuria Tecnica, di cui fanno parte giornalisti, personaggi della cultura, scrittori e i soci della Omnibus Omnes. La presidente è Marzia Dati, della Dickens Fellowship. Poi abbiamo la Giuria dei Lettori, con la presidenza di Giuliana Filippello. Per la Giuria “Rinascita” di Ascoli Piceno, costituita per ultima, abbiamo la presidenza di Laura Bartoli. La poetessa Enrica Loggi è la presidente onoraria della sezione Poesie. Infine ci sono io, presidente del Premio, che in realtà non farò parte della giuria ma controllerò che tutto si svolga in maniera regolare, verificando il materiale da inviare alla giuria e le conseguenti votazioni. I giurati sono oltre quaranta, e cercherò di rendere agevole per tutti la prima fase di selezione, nel rispetto delle regole.

Si avvicina la scadenza del bando, fissata al 30 settembre. Parliamo di adesioni, premi e menzioni speciali: quale sarà il criterio di valutazione?
Verrà effettuata dalle giurie una prima selezione per ogni sezione, sulla base di una scheda valutativa a punteggi, alquanto rigorosa. In primis, deve essere un Premio Letterario basato sul merito, quindi affidato esclusivamente al valore delle opere partecipanti. Dopo la prima selezione, verrà fatta una ulteriore votazione per proclamare i vincitori e le menzioni di merito. I lavori di selezione della giuria si svolgeranno principalmente online, per velocizzare e permettere a tutti, vicini e lontani, di partecipare. Ritengo anche importante che ognuno sia libero di giudicare le opere in maniera individuale, cercando di evitare riunioni in cui si discuta o si possa essere influenzati.

Il Premio Dickens è un progetto decisamente inclusivo e multiculturale, quale messaggio senti di rivolgere ai partecipanti?
Mi sento di dire: «Partecipate, si verrà giudicati esclusivamente in base al valore della propria opera letteraria». In sostanza, premieremo le opere migliori, senza alcuna pregiudizievole.

 È prematuro pensare già ad una seconda edizione?
No, ci stiamo già pensando… Potremo fare sempre meglio.

Il tuo incessante e concreto impegno rivolto ai diritti umani, all’ambiente, al sociale e alla cultura è veramente straordinario. Alle tante iniziative realizzate nel corso degli anni attraverso la Omnibus Omnes e le case editrici Mauna Kea e Mauna Loa, adesso si aggiunge il Premio Dickens. Sembra impossibile che una sola persona, seppur supportata da validissimi collaboratori, riesca a fare tanto per la collettività. Qual è il “segreto”?
Sembra impossibile anche a me… Scherzo. In realtà sono parecchi anni che lavoro ogni sabato e domenica, spesso anche se sono fuori in viaggio. Data la mia formazione manageriale, ho applicato un metodo “gestionale” alle mie varie attività, incluso lo studio universitario. Il “segreto” è lavorare duramente, con spirito di sacrificio, e credere che una opera sociale di divulgazione culturale e di diritti umani possa fare una piccola, piccolissima differenza. Per similitudine o contrappasso. Qualcuno dirà: «Interessante quello che ha proposto la Milandri, facciamolo» e qualcun altro dirà: «La Milandri non è un esempio da seguire».

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