Blue Monday, l’inconsapevole tristezza del lunedì

di ROSITA SPINOZZI –

Mi avvertono che oggi è il Blue Monday e quindi dovrei essere triste. Detta così non appare subito chiara l’attinenza tra le due cose, però la scienza dice che lunedì 15 gennaio è il giorno più triste dell’anno: la “colpa” è degli inglesi e la causa è da ricercare nientepocodimenoche in un’equazione matematica effettuata una decina d’anni fa da Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, il quale attribuisce valore malinconico a questa giornata per via di una serie di condizioni sfavorevoli. Quali? Fine delle vacanze natalizie con relativi sensi di colpa per aver speso troppi soldi e  aver mangiato di tutto e di più negli interminabili banchetti familiari, giornate più corte, freddo e maltempo, la famosa  lista dei “buoni propositi” per il nuovo anno che difficilmente si riesce  a realizzare, il lavoro che richiama tutti all’ordine. In Gran Bretagna il Blue Monday viene preso sul serio, non a caso il 15 gennaio aumenta sempre il numero di assenze dal lavoro. Eppure alla base di questa teoria non c’è nulla  di scientifico, lo confermano fonti autorevoli e lo dice persino Wikipedia “L’intera idea rientra nell’ambito della pseudoscienza, e l’equazione che ne è alla base viene ritenuta priva di alcun fondamento”. Una bufala, insomma, alla quale a molti piace credere. Perché siamo un popolo di creduloni e le realtà ci dimostra che è possibile creare un “business” anche dai musi lunghi. Ed ecco tutti diventare esperti nel dispensare consigli su come tirarsi su di morale: agenzie di viaggi, offerte commerciali, e persino cibi e tisane da consumare per allontanare la tristezza! Anche in questo caso i britannici sono in pole position e consigliano partenze a fine gennaio, per prolungare “l’effetto vacanza di Natale”. E pare proprio che sia stata questa l’origine del Blue Monday, nient’altro che una trovata pubblicitaria messa a punto da una furbissima compagnia di viaggi per incrementare le partenze in un periodo in cui nessuno parte. Un’idea “diabolica” e di certo meno autorevole di quella pseudoscientifica. Ma tant’è, che il Blue Monday è arrivato pure in Italia. E l’Italia, si sa, è un Paese che non si tira mai indietro in fatto di adottare usanze altrui, prendendo tutto come oro colato. Ci americanizziamo sempre più (dal cibo ai canti di Natale la lista è lunga, sigh!), anche se in questo caso è giusto dire “inglesizziamo”. Ma non finisce qui, perché sull’argomento scendono in campo anche gli psicologi, con la teoria che la malinconia ha il suo risvolto positivo perché, una volta superata, può dare una marcia in più. Quindi non va affatto rimossa. In sintesi oggi dovrei essere triste, ma non mi riesce. Che ci posso fare? Proprio oggi mi sono svegliata di buonumore. Non capita spesso, ma oggi, alla faccia del Blue Monday, mi sento alquanto propositiva. Perché, in realtà, bisognerebbe vivere tutti i lunedì dell’anno – e non soltanto il fatidico terzo lunedì di gennaio – come un nuovo inizio, un’occasione in più per ricominciare. Diceva il maestro zen vietnamita Thích Nhat Hanh, poeta e pacifista, “Svegliandomi questa mattina, sorrido. Ventiquattro ore nuove di zecca sono davanti a me”. E aveva ragione. Quindi via i musi lunghi. Anche perché per il giorno più felice dell’anno bisogna aspettare giugno: gli analisti hanno calcolato che l’Happiest Day cade intorno al solstizio d’estate, fra il 21 e il 24 di giugno. Chi vuol essere lieto sia… adesso e non domani.