Quella “magia” che non ti aspetti. Una vita per tre

di ROSITA SPINOZZI –

Tutto è possibile nella notte di Natale. Fin da bambini ci hanno insegnato che è “magica”, che anche i cattivi diventano buoni (almeno per un po’), e possono persino avverarsi i desideri più impossibili. Ovviamente non è vero. La notte di Natale, fatta eccezione per il suo profondo risvolto religioso, è una sera come tutte le altre in cui, però, siamo permeati da uno spirito diverso. Siamo più fiduciosi, coltiviamo la speranza di un cambiamento positivo, prendiamo una pausa dalla quotidianità e ci illudiamo che il nuovo anno porti cose belle. A volte accade, altre no. Eppure, sotto questo cielo di buoni propositi e pochi fatti, è accaduto che il 25 dicembre i destini di quattro donne si sono incontrati per non separarsi mai più. La città è Torino. Gli organi donati da una di loro, deceduta a 48 anni a causa di un’emorragia cerebrale, hanno permesso alle altre tre di tornare in vita. I polmoni sono stati donati a una donna di 52 anni, il fegato e un rene sono stati trapiantati a una donna di 59 anni con una epatopatia policistica, il secondo rene ha salvato una 44enne. Questo episodio viene considerato un miracolo. E in effetti lo è, anche se non bisogna dimenticare che in Italia la donazione degli organi è diventata una realtà quotidiana. Sempre nella stessa notte di Natale, a Bologna un 50enne ha avuto un fegato nuovo, mentre un bambino di dodici anni di Padova ha ricevuto l’organo dall’estero. Le statistiche a riguardo dicono che nel 2017 le donazioni in Italia sono cresciute del 18% rispetto allo scorso anno (il Centro Nord è più generoso rispetto al Centro Sud), e l’80% dei pazienti in lista d’attesa ha ricevuto un organo, per un totale di 3.688 interventi. Sono numeri decisamente alti mai verificati in passato tanto che, secondo i dati diffusi dal Centro Nazionale Trapianti, l’Italia è tra le prime nella classifica per nazioni in Europa e la media nazionale dei donatori è di 28,7 casi per un milione di abitanti. Da sottolineare che l’aumento del 2017 è conseguenziale alla crescita del 15% verificatasi nel 2015. La matematica non è un’opinione, come non lo sono neppure i sentimenti. Non si può fare a meno di provare un forte senso di solidarietà di fronte a questi dati, considerati un inno alla vita anche se passano attraverso la morte. Fa soffrire il solo pensiero di una persona malata che muore, ma scalda il cuore l’idea che da una vita che se ne va un’altra possa rinascere. Il mio pensiero la notte di Natale è volato alla signora di Torino che ci ha lasciato proprio il giorno più bello dell’anno, facendo dono di sé alle altre tre. Ma in realtà non se n’è andata per davvero, perché continua a vivere nel corpo, nel cuore, nell’anima e nei pensieri delle altre tre. Saranno unite per sempre. E se questo da un lato mi commuove, dall’altro mi fa pensare che, in fondo, un po’ di magia c’è davvero nella notte di Natale.