Quando l’Arte diventa il simbolo concreto della Resilienza

Palazzo Buonaccorsi di Macerata

di ROSITA SPINOZZI

Per resilienza s’intende la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, quindi saper riorganizzare la propria vita davanti alle difficoltà. Sono persone resilienti quelle che, in circostanze avverse, riescono a fronteggiare i venti contrari. Poi c’è anche chi raggiunge mete importanti. Questo ci insegna la psicologia, questo ci propone la vita. Siamo tutti resilienti, nostro malgrado. Resistiamo allo stress senza spezzarci e, in qualche modo, onoriamo il verbo latino resalio, inteso come perseveranza e associato alla precisa immagine di chi tenta di risalire su una barca capovolta dalla forza del mare, alla ricerca della salvezza. E magari di nuovi lidi. Nostalgie classiche a parte, ho pensato a questo principio cardine dell’esistenza quando il mio sguardo si è posato sulle bellissime opere appartenenti ai territori colpiti dal sisma. Opere in mostra alla Pinacoteca Moretti di Civitanova Alta (“Recuperata Ars” ,visitabile fino al 25 febbraio) e presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi (“Capriccio e natura nel secondo Cinquecento. Percorsi d’arte e di rinascita nelle Marche” visitabile fino al 13 maggio). Per la cronaca, a Civitanova ci sono quattordici opere provenienti da Fermo, Ascoli Piceno, Arquata del Tronto e Civitanova Marche, grandi tele di eccellente fattura e importanti sculture che vanno dal XVII secolo al XIX secolo, mentre a Macerata è possibile ammirare opere provenienti da Ancona, Ascoli Piceno, Ostra Vetere, Fabriano, Colferraio di Matelica, Santa Vittoria in Matenano, Apiro, Treia, Camerino, Tolentino, Urbino, Fermignano. Dipinti recuperati dal Santuario di Santa Maria delle Vergini e trasferiti durante il terremoto dello scorso anno nei depositi di Palazzo Buonaccorsi. Ma al di là del nozionismo, quello che mi interessa sottolineare è la capacità che questi piccoli capolavori hanno non solo di mantenere intatta la bellezza dell’arte dei luoghi colpiti dal sisma, ma anche di rilanciarla valorizzando i territori di appartenenza. Perchè la loro storia è impressa in queste tele ed è un sacrosanto diritto custodirla, difenderla, mostrarla in tutto il suo atavico splendore. Ogni opera trasuda resilienza, e l’allestimento volutamente spartano conferisce un senso di precarietà,  permettendoci di cogliere la dimensione reale di quanto è accaduto. Non servono fronzoli per rendere più bello ciò che lo è già. In ogni dipinto, tela, scultura ho avvertito la dignità, il coraggio e la forza delle persone colpite dal terremoto. Le suddette mostre, come pure le altre relative al sisma, ci parlano di Resilienza. E mai come in questa caso, l’Arte ne diventa il simbolo concreto.