Ippocrate, il medico moderno. E gli eroi in tempo di pandemia

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Ogni fase storica ha i suoi eroi. All’inizio del terzo millennio erano soprattutto i pompieri. Sono ben impresse nei nostri ricordi le immagini televisive delle torri gemelle, le gigantesche nuvole di polvere, la fuga delle persone e l’andirivieni degli uomini nelle loro divise e con gli elmetti protettivi. E così, passando per le calamità naturali ed altre situazioni, gli eroi tornano e a volte cambiano uniforme e abbigliamento. In tempo di pandemia la divisa è quella degli operatori sanitari, in particolare medici e infermieri con i loro DPI, lo sguardo stanco ma non rassegnato, lo spirito combattivo. Siamo abituati a considerare la medicina una scienza avanzata, con molte specializzazioni, strumenti d’avanguardia che hanno la capacità di perlustrare ogni angolo del nostro corpo, farmaci in grado di interagire e modificare i corsi patologici. Per quanto incompleta ed opinabile, la scienza medica dei nostri tempi è qualcosa di impensabile solo mezzo secolo fa. Figuriamoci ancor prima.

Occorre tornare indietro ad epoca precristiana per comprendere che dobbiamo ad un uomo particolarmente illuminato, Ippocrate di Kos, l’inizio della scienza medica propriamente detta. Prima di lui ben poca cosa, il campo medico era un argomento di tipo teurgico. Guai ad ammalarsi, significava che una qualche divinità ti stava punendo per delle presunte colpe, per cui rischiavi anche d’essere allontanato dalla comunità. E se il malcapitato non veniva allontanato, si sarebbero occupati di lui sacerdoti e stregoni. L’approccio era quello del rituale magico e delle purificazioni. Nel tempo, qualcosa iniziava a cambiare nell’antica Grecia con le nuove correnti filosofiche di tipo naturalistico, il cui pensiero guida era “l’uomo deve vivere in armonia e in equilibrio con una serie di qualità”. Quando c’era uno squilibrio tra queste, secondo l’enunciato, ci si ammalava. É un passo avanti fondamentale che, percorrendo altre scuole di pensiero, ci porta a Ippocrate, il primo medico “moderno” o, meglio, “padre della medicina”. Il primo a comprendere che il campo medico è una disciplina a sé, slegata dalla religione e dalla filosofia.

A dire il vero, la sua estrazione e competenza filosofica le ritroviamo in un certo modo di essere, nell’etica, nella visione di insieme di tipo olistico. L’uomo ha un’energia vitale che, se in equilibrio, dà forza all’organismo, tenendo lontano le patologie. Se ci si ammala, occorre ritrovare quell’equilibrio, stimolandolo con rimedi naturali. Oggi parleremmo del sistema immunitario e il come rafforzarlo. Ippocrate è stato il primo a studiare l’anatomia. Ha inventato la cartella clinica: l’osservazione e la descrizione dei sintomi, delle condizioni del malato, arrivando al concetto di diagnosi. Era importante il dialogo con la persona malata anche per comprendere lo stile di vita e le sue abitudini alimentari.

Tra i rimedi, Ippocrate somministrava diete su misura, consigliando anche esercizi fisici. Ovviamente, non esistevano “farmaci” nel senso moderno, per cui faceva ampio ricorso agli infusi erboristici. Sorvolando su molti aspetti, ci interessa arrivare all’anello che lo congiunge a tutti i medici del pianeta, di ogni epoca futura: Il giuramento di Ippocrate. Per lui, il medico ha forti doveri morali, ha una condotta di vita non speculativa e si deve adoperare per la vita del paziente. Un codice articolato, che suscita un certo pathos nel pronunciarlo, al quale i medici, prima di iniziare la professione, debbono fare riferimento prestando “giuramento”.

Ippocrate è stato un grande divulgatore scientifico. Ci ha lasciato una settantina di opere che costituiscono la raccolta “Corpus Hippocraticum”. Dopo di lui, altri grandi personaggi hanno dato un ulteriore contributo. Aristotele si è dedicato, oltre che alla filosofia, a tutto lo scibile scientifico, e in particolare alla biologia, con approcci sempre più razionali, facendo dell’anatomia e la fisiologia le colonne della cultura medica. Un ulteriore e fondamentale passo avanti lo dobbiamo a Galeno. Anch’egli “pluridisciplinare”: filosofo, architetto, matematico e medico. Ripercorrendo il sapere di Platone e gli studi di Ippocrate e Aristotele, Galeno sviluppa la cosiddetta “medicina galenica” che rappresenta il primo approccio terapeutico per specifiche patologie e singoli organi. Ovvero, l’inizio della scienza specialistica in campo medico.

Il metodo galenico è stato, sostanzialmente, l’unica vera attività medica per molti secoli, in pratica fino al Rinascimento. E tuttora, quando un “rimedio” è realizzato nel laboratorio di una farmacia, si parla di “preparato galenico”, ovvero un prodotto che viene realizzato direttamente dal farmacista. Tornando ad Ippocrate, è vissuto dal 460 a.C. al 377 a.C. nell’antica Grecia e, ironia della sorte e delle coincidenze, se pensiamo a questo nostro attuale periodo, acquisì notorietà e prestigio agli occhi dei suoi contemporanei adoperandosi in occasione della terribile peste di Atene del 429 a.C., comprendendo tra l’altro che la trasmissione del contagio aveva a che fare con l’azione del respirare.

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