Cherofobia, quando la felicità fa paura

di ROSITA SPINOZZI –

Venti milioni di visualizzazioni per il brano “Cherofobia”. Numeri da record per la 17enne romana Martina Attili che, malgrado la mancata vittoria, ha conquistato il palco di X Factor Italia 2018. E non solo. L’avversione alla felicità – dal greco, cherofobia – ben descritta e cantata da Martina, è diventata “virale” in quanto tratta un argomento che è lo specchio del malessere generazionale. Quell’inquietudine, subdola e sottile, per la quale molti evitano di proposito le esperienze evocatrici di emozioni positive. Il timore della felicità, diffuso soprattutto tra i giovani e gli adolescenti, diventa un limite nonchè un atteggiamento che porta a chiudersi in se stessi, a soffrire in silenzio.
“Come te la spiego la paura di essere felici/Quando non l’hanno capita nemmeno i miei amici/…quando niente ti ferisce” canta Martina, graziosa e minuta, con i suoi grandi occhi chiari e quell’espressione assorta che conferisce vigore ad un testo di grande impatto emotivo scritto quando aveva quindici anni. Lo interpreta perfettamente, e riesce a dare voce a quel malessere a cui tanti giovani non sanno dare un nome e, soprattutto, un motivo. Cherofobia è la parola chiave dei nostri tempi, e ad occuparsi di questo “fenomeno” è stato anche il Tg1 attraverso dei video raccontati da Claudio Valeri in un montaggio di Francesco Casillo. Qual è, dunque, il rapporto dei giovani con la felicità? Dalle risposte, rapide e incisive, è chiaro che il loro più grande timore è che duri troppo poco. Persiste ancora la credenza che quando una persona è felice, presto si verificherà un evento negativo come punizione alla soddisfazione dell’individuo. Motivo per cui sono realmente poche le persone che si “abbandonano” alla felicità per il timore che la sua perdita, ritenuta inevitabile, provochi in loro un turbamento maggiore.
La persona che soffre di cherofobia teme le emozioni negative, quindi fa il possibile per tenersi lontano dalla tristezza. E lo fa evitando anche emozioni positive perché da un momento all’altro crede possa accadere qualcosa di terribile. Di conseguenza si trova a vivere in un generale stato di infelicità, portando avanti una vita in cui sono assenti elementi positivi come la spontaneità, la sorpresa, la scoperta. La triste sintesi di tutto ciò consiste nel mettere la paura al centro della propria esistenza, rinunciando così alla pienezza delle emozioni che sono sinonimo di vita.
“E sento il respiro che manca/E sento l’ansia che avanza/Fatemi uscire da questa benedetta stanza”, canta Martina con la voce rotta dall’emozione, aggiungendo “Fa paura la felicità/Questa è la mia cherofobia/Ma tu resta”. Ma tu resta: in questo appello finale, c’è una nota di speranza, una implicita richiesta di aiuto che tutti dovrebbero cogliere e accogliere. Perchè la cherofobia è una scelta a cui è possibile voltare le spalle.

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