Pizza “Craccata”? No, grazie. Alla Margherita non si comanda…

di ROSITA SPINOZZI –

Le tendenze spesso sono bizzare, vanno e vengono, si sa. Soprattutto nel campo della moda e dell’arte culinaria. Ma ci sono cose su cui è impossibile discutere, come la pizza che è Patrimonio dell’Umanità, quindi intoccabile. Non c’è chef al mondo che possa azzardarsi a “craccarla”, tanto per fare un gioco di parole. Puoi anche chiamarti Carlo Cracco, ma l’arte del pizzaiolo napoletano è sacra e non può subire contaminazioni. La “salatissima” (costa 16 euro) pizza rivisitata dallo chef, presenta cereali nell’impasto, pomodoro compatto, mozzarella di bufala a fettone. Quindi non può chiamarsi Margherita. Mi sembra logico. E se aggiungiamo che anche l’occhio vuole la sua parte, bisogna proprio ammettere che non è di certo piacevole alla vista: più che una pizza sembra un meteorite spiaccicato a causa del forte impatto sulla Terra. Per non dire altro, perché le associazioni di pensiero sono tante e impazzano allegramente sul web. Una per tutte, la più emblematica:“La pizza Margherita di Cracco è talmente brutta che ora si chiama pizza Mariangela”  di Laura V. Come darle torto? Quanto a bruttezza la figlia di Fantozzi detiene certamente il record. Non ce ne voglia il buon Cracco, che sarà pure un ottimo chef nonostante la stella perduta, ma sulla pizza è scivolato. Gli perdoniamo persino la pubblicità delle patatine se fa un passo indietro con la pizza, cambiandogli giustamente nome. La cucina ha bisogno di audacia, dice. Bene, può pure mettere l’uovo fritto sulle patatine, se gli aggrada. Ma non sono consentiti “atti audaci” sulla pizza. Soprattutto quando si tratta della Margherita, che non ha eguali: soltanto a vederla passano tutti i pensieri negativi. Figuriamoci a mangiarla, si vola diretti in Paradiso. La pizza “craccata” invece, se ne sta lì triste e grottesca, con un colorito non propriamente invitante. No comment sul prezzo, ma “noblesse oblige”…perbacco! Cracco ha inserito la personale rivisitazione della pizza nel menu del suo Bistrot nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Non l’abbiamo assaggiata e non sappiamo dirvi di più. Potrebbe anche essere buona, chissà. Ma non è questo il punto. Infatti la reale colpa di Cracco consiste nell’averla chiamata pizza Margherita, una sorta di sacrilegio visti gli ingredienti e i presupposti sopra citati. Tant’è che qualcuno ha tirato in ballo persino San Gennaro, pregandolo di avere pietà di Cracco perché “non sa quello che fa”. Ora sarà pure vero che nel Bistrot di Cracco si fanno esperienze culinarie e non si va per mangiare cibo tradizionale, d’accordo. Ma,come dicevamo all’inizio, a tutto c’è un limite. A spezzare una lancia in suo favore – udite! udite! – c’è il maestro della pizza napoletana, Gino Sorbillo. L’ha mangiata, gli è piaciuta e dice che dobbiamo pensare a questa pizza come “alla pizza di Cracco” e non a una pizza generica. Fin qui ci siamo, se non fosse per il fatto che è stata pubblicizzata come la sua versione della pizza napoletana. E qui casca l’asino. In conclusione, San Gennaro con noi può stare tranquillo, perché sappiamo quel che facciamo: resteremo per sempre fedeli alla tradizionale pizza Margherita. Amen!

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