Da Angelina Jolie alla Sposa Cadavere il passo è breve

di ROSITA SPINOZZI –

È una fake news, lo diciamo subito a scanso di equivoci. Ma il problema dell’abuso di chirurgia plastica, però, è reale e ne sono “affette” tantissime donne. Procediamo per gradi. I tempi del web sono rapidi e micidiali, si sa, pertanto succede che le foto della 22enne iraniana Sahar Tabar, messe a confronto con quelle della divina Angelina Jolie, hanno fatto il giro del mondo. Il motivo? Sta tutto nella didascalia: “giovane iraniana si sottopone a 50 interventi per somigliare all’attrice, ex moglie di Brad Pitt”. Qualcuno, invece, ha rettificato dicendo che gli interventi sono “solo” diciannove. La verità è che la giovane di Teheran si è sottoposta a qualche intervento di chirurgia plastica per ridurre il naso e aumentare le labbra. Lo ha fatto per migliorare il suo aspetto e di certo non per somigliare ad Angelina Jolie. Del resto l’Iran e il Brasile detengono il primato della chirurgia estetica, e l’Iran è un paese dove la rinoplastica viene considerata una sorta di rito passaggio fra le persone della media e alta borghesia. Paese che vai, usanza che trovi. Ma allora chi è la giovane ritratta nelle inquietanti foto che spopolano sul web? Semplicemente una cosplayer di Instagram che vuole imitare la Sposa Cadavere, il personaggio dell’omonimo film di Tim Burton. In questo caso a fare il “miracolo” non è stata la chirurgia estetica, ma Photoshop. La sintesi di tutta questa vicenda è che Sahar ha guadagnato centinaia di migliaia di follower in pochi giorni.

Le fake news a volte sono divertenti, questa si presta a un’attenta riflessione. Basta guardarci intorno per vedere “zombie” ovunque, perché questa pratica della chirurgia estrema, botox compreso, a qualcuno sta veramente sfuggendo di mano. La “sindrome” colpisce non solo le donne, ma anche gli uomini. I dati della Global Aestethic Survey, raccolti dalla Isaps (associazione professionale internazionale per la medicina estetica) confermano che in Italia regna la chirugia plastica (sigh!), abbiamo addirittura il primato (doppio sigh!): siamo il quarto paese al mondo tra quelli che spendono di più in ritocchi e refiller, preceduti da Stati Uniti, Brasile e Giappone. Dopo l’Italia, arriva il Messico. Le cifre spese in questi cinque paesi corrispondono a metà della spesa globale per la chirurgia estetica. Nell’ultimo anno la spesa per trattamenti estetici e chirurgici è cresciuta globalmente del 9% circa, con un aumento del 45%  delle labiaplastiche e del 22% per il rimodellamento dei glutei. Dati da leggere con attenzione, considerando che in America, ad esempio, la spesa complessiva erogata per interventi di chirurgia plastica è di 4,2 milioni di dollari, ma sono solo 13 persone su 1000 decidono di ricorrervi. Inoltre, in base ai dati relativi l’anno 2015,  in Corea Del Sud 20 persone su 1000 ricorrono alla chirurgia estetica, dopodichè arrivano Taiwan e Belgio, con la media di 17 persone su 1000, Libano e Italia con 16 su 1000. Paesi del Sud America come Colombia e Brasile hanno una media di 12 interventi ogni 1000 abitanti, un numero davvero alto se si considera il tasso di povertà di queste nazioni. Il sito Research and Markets , ci dice che “il valore del mercato mondiale della chirurgia estetica è attualmente di 20 miliardi di dollari e crescerà fino a raggiungere i 27 miliardi di dollari entro il 2019. L’Italia e la Francia rappresentano modelli d’eccellenza in Europa, con alcuni tra i professionisti più quotati nel settore”.

Questi i dati, per dovere di cronaca. Le mie conclusioni non sono affatto rosee. Partendo dal presupposto che esiste il libero arbitrio e ognuno fa ciò che vuole, inviterei però ad andarci cauti con queste cose. Migliorare il proprio aspetto non è un crimine, lo diventa invece cambiare completamente i connotati, oppure esagerare con questa mania della perfezione a tutti i costi. Che poi perfezione non è, prendiamone atto. Si diventa tutti, mostruosamente (come direbbe Fantozzi) uguali. Un tempo esistevano le dive, erano le attrici del passato, donne bellissime che ancora oggi sono icone di stile. Una su tutte, Marilyn Monroe che a distanza di oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa, è più attuale che mai. Ed è sempre la più bella, non c’è moda che tenga. E che dire del fascino e della classe di Audrey Hepburn? Non sono nostalgica, semplicemente realista. Oggi i media ci propongono “stelline” tutte uguali che brillano (si fa per dire) per poco tempo. C’è magari chi dura di più, ma diva di certo non è. Però, come diceva secoli fa il filosofo Francis Bacon, “La gente crede di più a quello che gli piace credere”. Oggi si ha la convinzione che la perfezione e l’eterna giovinezza portino chissà quale vantaggio. Se fossero reali sì, ma sappiamo bene che non esistono perché su tutto passa il tempo. E il tempo non ha né freni, né rivali. Il tempo vince sempre, in ogni caso. Fatevene una ragione.