Finalmente “Nonna Peppina” può tornare a Fiastra

di ROSITA SPINOZZI –

Finalmente Giuseppa Fattori, chiamata affettuosamente da tutti Nonna Peppina, può tornare a casa. Nella sua San Martino di Fiastra, in provincia di Macerata. La vicenda della 95enne terremotata è balzata agli onori della cronaca perché la signora era stata sfrattata dalla casetta di legno abusiva costruita per lei dai familiari nel giardino di casa. La burocrazia l’aveva accusata di abuso edilizio e la casetta era finita sotto sequestro, causando il comprensibile sconforto di Giuseppa che proprio non se la sentiva di allontanarsi dai luoghi a lei più cari, dai ricordi di una vita vissuta con dignità e spirito di sacrificio.

Dopo il terremoto era andata con le figlie prima a Castelfidardo, poi a Civitanova. Ma una volta rimasta sola in casa, non aveva esitato a chiamare un parente per farsi riportare a Fiastra dove, pur di restare vicina alla sua casa, era andata a vivere nel container che avevano acquistato dopo il terremoto del 1997. Senza acqua, nè luce e servizi igienici. Le figlie hanno cercato di aiutarla in ogni modo, attrezzandosi per fornirle tutti i servizi necessari, ma poiché era impossibile vivere in quelle condizioni le hanno fatto costruire una casa di 70 metri quadri in legno nel terreno edificabile, proprio di fianco alla casa familiare, sempre di loro proprietà. Questo “l’antefatto”.

Ora le vicissitudini di Giuseppa si sono concluse cedendo il posto ad un poco di tranquillità, vista la decisione presa dalla Commissione Speciale sul decreto legge Terremoto che contiene misure per popolazioni del Centro Italia, interessate dal sisma del 2016. Il decreto legge, infatti, prevede la regolarizzazione delle casette di legno abusive che si sono diffuse nel cratere del terremoto. Si è conclusa quindi con un lieto fine “la questione di nonna Peppina”, definita proprio in questi termini dall’anziana signora che è un po’ diventata il simbolo dei terremotati.

La signora Fattori, infatti, dopo aver vissuto sulla propria pelle ben due terremoti, ora potrà rientrare nell’alloggio provvisorio realizzato a fianco della casa inagibile, messo sotto sequestro l’8 ottobre 2017 dalla Procura di Macerata perché costruito in un’area a rischio idrogeologico, e soggetta a vincolo paesaggistico. A perorare la causa di nonna Peppina si sono mossi davvero in tanti, dai comitati alle istituzioni, tutti solidali nei confronti di un’anziana signora il cui unico desiderio era quelli di restare vicino alla casa in cui aveva vissuto con suo marito per settantacinque anni.

«Anche se non ho più nulla, non c’è un altro posto per me – aveva affermato a Il Giorno – In questa casetta non sento più nemmeno le scosse, mi sento sicura. Io voglio morire qui». I tempi lunghi della burocrazia hanno fatto un inchino a questa donna coraggiosa: adesso nonna Peppina non dovrà più pensare alla morte, ma a vivere giorni sereni nel luogo a lei più caro, circondata non solo dall’affetto dei suoi cari, ma anche da quello di tutte le persone che hanno seguito la sua vicenda. Persone per le quali lei resterà sempre la cara “nonna Peppina”.

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