Le luci di Pretare brillano più che mai

di ROSITA SPINOZZI –

Ci sono luoghi che meritano di essere vissuti più che raccontati. L’infinito potere della parola a volte sente il dovere di fermarsi dinanzi alla struggente bellezza di un luogo ferito ma fiero, in cui è il panorama stesso, ovattato dalla neve, a riempirci lo sguardo, ad abbracciarci, a farci sentire parte integrante di uno stesso universo. È accaduto ieri, quando mi sono messa in viaggio per Pretare. Ero in buona compagnia, colleghi e amici più cari. La meta? Il “Centro Val di Non”, struttura polivalente intitolata a don Francesco Armandi, per presentare il numero 62 della rivista UT dedicato alla parola “Oltre”. Un tema che si è rivelato profetico, perché siamo andati veramente oltre i nostri confini mentali, oltre ogni barriera dettata dal clima poco favorevole, oltre ogni impegno, uniti soprattutto dalla volontà di essere vicini al territorio di Arquata del Tronto e all’amico Vittorio Camacci, che è tornato a casa dopo un lungo periodo trascorso a San Benedetto del Tronto. L’aria di Pretare gli giova, il suo sorriso è più luminoso del solito, come lo è stato quello degli amici di Picenobello.it e dei cittadini del Comune di Arquata del Tronto che ci hanno accolto a braccia aperte. Il viaggio lo abbiamo fatto in silenzio, attraversando le varie frazioni in cui la neve ha creato un manto bianco sulle case e strutture devastate, quasi come una carezza sulle perenni ferite inflitte dal sisma. Il terremoto non perdona, ma la gente sì. L’amore per la terra natia è grande, non c’è altro posto come la propria casa in cui sentirsi al sicuro. Anche se adesso si chiama “casetta” e non è più la stessa di un tempo, anche se non ha più memoria e lo spazio è esiguo. Di ricordi se ne “costruiranno” altri, ne verranno di nuovi. Le persone a Pretare sorridono, nonostante tutto. Il loro sguardo è velato di malinconia, ma sorridono perché ce l’hanno fatta. Sono vive dentro. Sono più vive di tante altre persone che, assuefatte al benessere, hanno pure di che lamentarsi. Lo sguardo di Pretare è rivolto al futuro, hanno tutti la dignità e il coraggio necessari per andare avanti. E per accogliere nuovi amici, aggiungendo un posto a tavola senza farsi troppe domande. E che tavola! Gli amici di Picenobello.it – portale di informazione sugli eventi piceni, nato dieci anni fa, con la caratteristica di avere anche una webcam fissa per riprendere il paesaggio dei Sibillini con il monte Vettore – hanno organizzato una polentata degna di Pantagruel, allietata dalla chitarra di un promettente e simpatico tredicenne. Gli ho chiesto il nome e lui, con il candore e la fierezza tipici della sua giovane età, mi ha risposto: Domé di Spelonga. Un segno indelebile di appartenenza che commuove, e fa capire che questo giovane diventerà un uomo degno di essere chiamato tale. Domenico, che ha composto persino una canzone e si è meritato un grande applauso. Domenico che, educatissimo, mi ha chiamato sempre “signora”. Ed io mi sono sentita una vera signora, onorata di aver fatto parte di quella comunità, anche se solo per un giorno. Gli amici di Picenobello.it hanno servito una polenta come mai ne mangerò di più buona perché dentro, oltre l’arte culinaria, ci hanno messo il cuore. Il nostro Americo Marconi, con altrettanto cuore, ha portato dolci e vino cotto. Le lucine intermittenti che vestono le casette e il grande abete posto all’esterno della struttura polivalente, sembravano accendersi di nuovi colori. Se non ci fosse stato il rischio di una tormenta di neve al ritorno, saremmo rimasti fino a tarda sera. Ci siamo congedati con un lungo abbraccio e strette di mano non di circostanza, ma di affetto. Ho respirato a pieni polmoni quell’aria e porterò sempre con me questa atmosfera che considero il più bel regalo di Natale che mi è stato concesso. A chi mi chiederà dove sono stata ieri, risponderò: “Dove il calore della gente vince il gelo”. Le luci di Pretare brillano più che mai.