“La Taverna di Bacco e Venere”, fogli di carta paglia che diventano un prezioso diario collettivo

di ROSITA SPINOZZI –

“La Taverna di Bacco” verrà presentato mercoledì 6 luglio allo ore 18.30 nelle Logge di Piazza Peretti. È possibile acquistare il libro alla merceria Il Cigno e al Mondo dei Servizi di Grottammare, oppure alla libreria Nave Cervo di San Benedetto del Tronto –

GROTTAMMARE – La carta paglia, antica e di colore giallino, si ottiene da cellulose vergini derivate dalla pasta di frumento e dalla paglia. Un tempo veniva usata nelle botteghe come imballaggio per gli alimenti sfusi. Oggi, invece, in virtù del suo aspetto assorbente, si utilizza per le fritture e non di rado possiamo trovarla come tovagliette in alcune trattorie che profumano d’altri tempi. Nessuna carta paglia, però, è speciale come quella di cui ci parla Ermanna Zarroli nel suo ultimo libro “La Taverna di Bacco e Venere”, poiché questa ha la straordinaria capacità di assorbire ricordi indelebili che raccontano amori, illusioni, delusioni stati d’animo, in sintesi frammenti di umanità che, se incastrati insieme nel modo giusto come fossero un puzzle, narrano una grande Storia che parte da lontano e ha come privilegiato luogo di osservazione la piazzetta del Paese Alto di Grottammare, dominata dall’imponente statua di Sisto V che, ancora oggi, incurante del tempo che passa, sembra scrutare tutto e tutti dall’alto. All’interno di questa favola vera c’è anche una storica osteria, Taverna Baccus, dove turisti e residenti avevano l’opportunità di consumare il pasto, solitamente accompagnato da un buon quartino di vino, nell’Osteria di Franceschì, e più avanti negli anni ripetere il ghiotto “rituale” nella Taverna Baccus dove abbondavano invitanti fogli di carta paglia. Con un po’ di fantasia ed una penna in mano si possono fare grandi cose, soprattutto quando si è rilassati, in compagnia di buon cibo e per di più in un luogo incantevole come il Vecchio Incasato di Grottammare. Capitava così che, spesso e volentieri, molte persone annotassero pensieri in libertà, sensazioni, commenti, aneddoti, dichiarazioni d’amore e persino disegni su quel mare di carta gialla che sembrava stimolare alquanto la creatività collettiva.

Ed ecco che Ermanna Zarroli – deliziosa signora laureata in lettere classiche, insegnante in pensione, nota ed apprezzata per le canzoni che compone e canta insieme al marito Antonio Cameli nel duo “I Menestrelli” – decide di accogliere in un libro questo immenso patrimonio di memoria storica che abbraccia gli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso. E lo fa dopo che Palluttì, al secolo Piero Di Salvatore, metà sambenedettese e metà grottammarese, ex affittuario della Taverna Baccus del Paese Alto, poeta dialettale e attore nella compagnia vernacolare Ribalta Picena, le ha affidato dei quadernoni di fogli in carta paglia, rilegati con lo spago, che conservava  nella sua casa vicino al Torrione. Fogli scritti in lapis blu risalenti non solo agli anni Settanta, periodo in cui era aperto il suo locale, ma anche dell’epoca precedente in cui c’era l’Osteria Franceschì di Francesco e Dante Malfatti. Sarebbe stato davvero un peccato lasciare che la polvere del tempo prendesse il sopravvento su quelle “testimonianze” di vita impresse su carta paglia, così Piero Di Salvatore ha fatto una scelta di intelligenza e di cuore: affidarli ad Ermanna Zarroli affinchè trovasse il modo più opportuno per dargli una nuova vita. Nasce così il libro “La Taverna di Bacco e Venere. Storie d’amore e d’osteria”, che verrà presentato mercoledì 6 luglio allo ore 18.30 nelle Logge di Piazza Peretti.

Il libro si avvale della prefazione del sindaco di Grottammare, Enrico Piergallini, mentre il bellissimo dipinto in copertina è di Francesco Colella con progetto grafico e di impaginazione a cura di Alessandro Ciarrocchi, presidente dell’Associazione Lido degli Aranci. A fare da corollario al libro le suggestive foto di quegli anni fornite da Francesca Malfatti (la sua famiglia era proprietaria della “bottega di Franceschì”) da Piero Di Salvatore, dalla stessa Ermanna e di suoi amici e conoscenti. Il risultato è davvero notevole: fogli di carta paglia che diventano un diario collettivo di inestimabile valore affettivo che nulla ha a che fare con la nostalgia e il rimpianto, tutt’altro. Sono spaccati di vita che, spesso e volentieri, fanno sorridere dandoci l’esatta dimensione di un tempo che molti di noi non hanno vissuto a causa della giovane età e che sarebbe andato perduto nei meandri della memoria di chi, invece, quegli anni li ha visti scorrere.

Un plauso dunque ad Ermanna che da sempre coltiva l’amore per la sua terra e per le sue radici storiche attraverso il suo incessante impegno di divulgazione tramite il teatro popolare, lavori di ricerca, spettacoli nelle scuole, musica e conzoni con “I Menestrelli”, la pubblicazione nel 2020 de “La Scuola del Castello” seguita da questo ultimo libro che ha il pregio di consegnarci storie che riposavano all’ombra del Torrione. Storie che facevano sentire la loro voce anche nel silenzio. Storie che meritavano di essere tramandate anche alle nuove generazioni affinchè la loro memoria fosse compagna di viaggio per tutti. Ermanna ha saputo cogliere egregiamente questa “eredità” che Di Salvatore le ha affidato, dando alle stampe un libro diviso sostanzialmente in due parti: il quadernone dell’Osteria Franceschì che va dal 1949 al 1960 e quello della Taverna Baccus dal 1971 al 1973. I temi principali? Vino, cibo e amore. Ci sono anche le poesie di Mario Rivosecchi, i commenti di Giacomo Pomili “Il Tarpato”, i pensieri di Pericle Fazzini e di quell’irresistibile microcosmo che ha contribuito a dare vita ad un luogo che rimane scolpito nel tempo.

Con la benedizione di Sisto V, il “papa tosto” che dall’alto della piazza, con il gesto della sua mano, sembra indicare a tutti la via da seguire. Il Pontefice, infatti, apre e chiude lo scenario del libro di Ermanna nell’incantevole cornice di Piazza Peretti. Con una divertente ed ironica poesia dedicata alle dimensioni della sua tanto discussa mano, oggetto di un restauro dopo essere stata colpita da una pallonata. Un particolare che non è sfuggito ad Ermanna che ci regala un ulteriore sorriso alla fine del libro con i versi “La ma’ de Papa Siste”. Perché Papa Sisto non sta solo a guardare e le storie di carta paglia ancora oggi hanno tanto da raccontare e, soprattutto, da insegnare. Dopo aver letto il libro di Ermanna, ora più che mai le sento aleggiare piacevolmente, in Piazza Peretti e non solo.

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Casilde con turisti: si vede, posato sul tavolo, il librone di carta paglia (1964)