Agitu, la regina delle capre di montagna: il ritratto dell’artista Carlo Gentili

di AMERICO MARCONI –

GROTTAMMARE – Tutto inizia il 30 dicembre del 2020, quando il mio amico artista Carlo Gentili pubblica sui social la triste notizia dell’assassinio di Agitu Ideo Gudeta. Etiope venuta in Italia, laureata in sociologia, che fondò in Trentino l’azienda agricola “La capra felice” dove allevava capre pezzate di razza mochena; commercializzando i prodotti ricavati dal loro latte. Mosso dall’ammirazione e dallo sdegno, a mia volta scrivo un articolo: per una donna felice a cui è stata spezzata la vita. Viene pubblicato su queste pagine il 31 dicembre e Carlo lo stesso giorno afferma: «Il mio primo dipinto del 2021 sarà dedicato ad Agitu, la regina delle capre di montagna, e donato all’associazione che valorizzerà il suo operato. Una donna che ha creato una modalità operativa di rispetto con la natura e il mondo animale, con una visione nuova basata su un contatto innovativo, “umano”, lungimirante». Ambedue in questa concatenazione di eventi ci vediamo più di una coincidenza. E decidiamo di procedere insieme.

Carlo Gentili è un pensatore vivace e un artista poliedrico riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Anni fa teorizzò una nuova corrente artistica il Disarmonismo che approda alla Diarmonia. Nel 2020 pubblica il libro illustrato a colori Diarmonia, la copresenza degli opposti ora alla seconda edizione, con prefazione critica di Massimo Pasqualone, per spiegare tale concezione. “Rappresenta un attraversamento di bellezze, un incontro osmotico di culture, un approccio filosofico innovativo ed allo stesso tempo una modalità creativa che assorbe dal passato e ci proietta in un mondo di bellezza inaspettato”. Basta questo per renderci conto di essere dinanzi ad un’autentica nuova visione del mondo. Quando sfogliai il libro scrissi: «Il testo è assolutamente fantastico. La sintesi di una vita umana, intellettuale, artistica. Poliedrica, colorata, affascinante».

Carlo mi invia il dipinto in cui è ritratta Agitu. Rimango senza parole tanto è bello e tanta è la dignità, il coraggio, la forza che trasmette. Carlo ha raggiunto in questa opera uno dei vertici più alti della sua arte. Per un attimo penso di essere inadeguato a scrivere qualcosa: sono troppe le emozioni che suscita. Mi viene in aiuto l’incipit illuminante del testo Diarmonia: «L’opera d’arte parla da sé». Ma per ascoltare una voce bisogna predisporsi in silenzioso e aperto ascolto. Difatti il dipinto inizia a parlare: attraverso l’esplosione di colori, caratteristica delle opere di Carlo Gentili. E i colori raccontano. I marroni e rossi dell’Etiopia, il paese d’origine di Agitu, della sua terra alta, dura, conflittuale. Ancora marroni e rossi di altre tonalità che Agitu ritrovò sulle montagne del Trentino. A cui si aggiunsero i verdi e gli ocra dei boschi e dell’erba, dove brucavano le sue capre pezzate. Il blu e l’azzurro poi raccontano il cielo puro e chiaro, a volte cupo, sia d’Etiopia che d’Italia; e i mari, i fiumi, i ruscelli.

Il bianco infine che dà luce in vari punti a tutta la superficie. Il bianco è l’anima di Agitu che studia, lotta, si integra, sceglie di essere felice. È anche il bianco dei suoi occhi che incornicia lo sguardo forte ma interrogante col quale ci fissa. «Perché?» chiede il suo sguardo. Noi, aiutati da Carlo, dalle sue opere, dai suoi testi, dobbiamo riuscire a darle una risposta. O lo scarlatto e il nero del suo sacrificio saranno stati versati invano.

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Carlo Gentili e Americo Marconi