Sean Connery, l’irresistibile scozzese novantenne

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Un numero su tutti: 007 e ognuno visualizza un volto, l’unico possibile. Quello di Sean Connery, scozzese, di quelli autentici. É il 25 agosto di ben novant’anni fa quando il piccolo Sean viene al mondo. Novant’anni portati come meglio non si potrebbe, con una serie di successi cinematografici memorabili e non solo il celeberrimo agente segreto. Chi non ricorda il frate fascinoso, colto e geniale ne “Il nome della rosa”? Come spesso accade, la biografia di Connery ha un copione ritualmente classico, essendo nato in una famiglia di umili origini. Il padre era un camionista e la mamma cameriera. E forse è proprio questo, l’infanzia semplice, un po’ dura, senza grandi aspettative, ad aver forgiato una personalità forte, apparentemente rude ma in realtà sensibile, dall’alto della sua statura di quasi un metro e novanta, lo sguardo che incanta (in particolare il pubblico femminile) e un bel fisico atletico.

Prima di approdare al cinema, il giovane Sean fa di tutto: bagnino, muratore, lavapiatti, lattaio, modello, guardia del corpo e prova anche ad entrare nella Marina Militare Britannica. Poi, il cinema. Anzi, prima si allena con il teatro e la televisione. Piccole parti, in un crescendo di notorietà. Sean non è un tipo da passare inosservato, vuoi per la presenza, vuoi per quel nonsoché ammaliante, ma anche perché è bravo per davvero. Dopo un decennio così, tra pellicole minori e palcoscenici britannici, è la volta del personaggio James Bond, il mitico agente 007, nel 1962. Il primo di una serie brillante e indimenticabile. Tutti i film sono di grande successo, lanciandolo definitivamente tra le star indiscusse del cinema.

Tuttavia Connery, da persona intelligente e astuta, non vuole identificarsi con il personaggio Bond per cui, dopo cinque film consecutivi se ne distacca, salvo accettare altre due interpretazioni negli anni successivi, portando a sette la conta dei suoi 007. Nel frattempo, lavora con registi di peso come Alfred Hitchcock, John Huston e Sidney Lumet. Interpreta film come “Marnie”, “Caccia a Ottobre Rosso”, “Highlander – L’ultimo immortale”, “The Untouchables – Gli intoccabili”. Ma su tutti, resta impareggiabile Guglielmo da Baskerville, l’erudito frate francescano nell’antica abbazia nel film tratto dal best-seller di Umberto Eco, “Il nome della rosa”.

Per parlare di Sean Connery non basta ricordare i suoi film, che sono davvero tanti, molti di più di quelli menzionati, come è superfluo ricordare i premi ottenuti, dai Bafta (British Academy of Film and Television Arts) all’Oscar, passando per i Golden Globe. Così come è quasi banale dire che ha lavorato con le più grandi attrici, simboli di bellezza impareggiabile, tra le quali Ursula Andress, Brigitte Bardot, la nostra Gina Lollobrigida.
Sean Connery è anche altro. Culturalmente vegano, è un ambientalista coerente, sostenendo le iniziative di organizzazioni internazionali come la Sea Shepherd e la Save the Bays. Ed è uno scozzese impegnato politicamente per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, collaborando con il Partito Nazionale Scozzese. Sul web è facile reperire le sue foto con il tipico kilt. Nel 2002 ottiene il titolo di Sir.

Tornando alla sua carriera, non abbiamo avuto il piacere di vederlo nel ruolo di Gandalf ne “Il Signore degli Anelli”, così come rifiuta anche di interpretare Albus Silente, il noto personaggio di Harry Potter. Potremmo dire “aveva già dato”. Dopo tanti film di successo, tra gialli e psicologici, azione e sociali, avventura e politici, forse non aveva voglia di approdare anche tra i fantasy. Salutiamolo così il nostro novantenne, con un omaggio ideale fatto di stima e ammirazione, e un pizzico di sana invidia. Con il desiderio di vederlo ancora recitare. Ci piacerebbe vederlo in una nuova sfida, un nuovo personaggio, con il suo sguardo scanzonato e dolce, con il sorriso amichevole, magari un nonno alternativo o un pacifista battagliero o qualunque altre cosa: lui sta bene nei panni di qualsiasi personaggio.

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