Bombe di Capodanno

di MASSIMO CONSORTI –

Amo visceralmente Napoli e i napoletani. Oddio, amo tutto il Sud Italia, ma i napoletani li ho messi da tempo nel cuore. Non c’è dubbio, hanno una marcia in più, un senso dell’ironia inarrivabile, quel rapporto sano con la vita da vivere giorno per giorno che incanta e intenerisce. Qualche cretino razzista dirà che a Napoli c’è la camorra, qualcuno potrebbe ribattere con la mafia del Brenta ma sarebbe come entrare in una spirale stupida di violenza verbale da cerebrolesi. Anche in Sicilia c’è la mafia, e allora? Non posso godere i tramonti di Taormina perché a quattro passi era nato Totò Riina? O devo essere terrorizzato dal fatto che non hanno ancora preso Matteo Messina Denaro? Parliamo della bellezza struggente della Sila e della ‘ndrangheta? Per carità, passiamo oltre.

Amo i napoletani perché conoscono esattamente i confini delle cose e forse è per questo che, conoscendoli, li valicano senza alcun pudore. Geniali. Ma ve la ricordate la sfida a colpi di striscioni durante le infuocate partite di calcio Napoli-Verona? Mentre i veronesi, che come tutti sanno sono personcine ammodo, esponevano i loro, razzisti e offensivi, arrivando a tirar fuori in curva, al San Paolo, la bellezza di 5000 banane gialle, i tifosi napoletani esibivano il classico aplomb in pefetto stile Cocò. Fino al giorno che resterà impresso nella memoria di tutti gli sportivi.

Fine Anni ’80, Stadio Bentegodi di Verona. Maradona è appena arrivato in Italia e l’accoglienza, al Nord, non è delle migliori. Gli striscioni veronesi spiccano per la loro brutalità: “Vesuvio lavali col fuoco”, “Napoli colera, la vergogna dell’Italia intera”, “Napoletani, stessa fine degli ebrei”, “Benvenuti in Italia”. Stanchi di essere continuamente offesi senza poter in qualche modo ribattere, a un certo punto, dalla curva dei napoletani, dove erano stati sistemati i ragazzi della sud, inizia a srotolarsi magicamente un grandissimo striscione. Eccolo che appare in tutto il suo splendore mentre un silenzio di ghiaccio cala nello stadio veronese. C’è semplicemente scritto: “Giulietta è ‘na zoccola”.

Un capolavoro d’intelligenza, un’iperbole d’ironia, una concezione di vita in contrapposizione alla volgarità idiota. Un richiamo esplicito al genio shakespeariano, alle nobili famiglie scaligere dei Montecchi e dei Capuleti e contemporaneamente, alla notorietà che i due giovani innamorati hanno lasciato in eredità alla città di Verona. Quel giorno il Napoli perse la partita sul campo, ma vinse quella sugli spalti. Una battuta e un intero popolo venne azzittito. Ora siamo a Capodanno e, come accade ogni Capodanno, a Napoli fabbricano bombe dai nomi più fantasiosi. Se si toglie la famosissima “Maradona”, che aveva il suo bel perché, tutte le altre hanno sempre portato nomi o di personaggi celebri o di avvenimenti importanti. La bomba di quest’anno si chiama “Kim ‘o coreano” ed è composta da diversi chili di miscela esplosiva a base di clorato di potassio e polvere di alluminio. Ha la forma di un missile e potrebbe, con la sua deflagrazione, distruggere un intero appartamento. Indovinate a chi è dedicata?