La caduta

di MASSIMO CONSORTI –

Succede nel 50 per cento dei casi: più si sale in alto e più la caduta sarà rovinosa e definitiva. Non è la riproposizione di un vecchio adagio consolatorio (per i poveri), ma un dato di fatto che vede uomini arrivare al top della carriera e della fama per poi precipitare, schiantandosi al suolo, nell’inferno della loro presunzione trasformata in scontento.
Vittorio Cecchi Gori è uno di questi e forse, perché l’ultimo in ordine di tempo, per alcuni aspetti il più clamoroso. Rampollo di una famiglia ricca, famosa, invidiata, Vittorio è il figlio unico di Mario, produttore cinematografico intelligentissimo, uno che produceva cinepanettoni per finanziare l’ultima fatica di Federico Fellini che sapeva molto bene avrebbe portato prestigio ma manco una lira al botteghino. Produttori di Oscar (“Il postino”, “La vita è bella”) Mario e Vittorio Cecchi Gori avevano un altro grande amore, il calcio, la Fiorentina, la squadra della loro città della quale divennero presidenti in una sorta di passaggio dinastico. Amatissimi dai loro concittadini, soprattutto di Vittorio si ricordano le performance allo stadio quando, dopo un gol dell’amata, era capacissimo di spogliarsi nudo. Poi l’inizio della fine iniziata già con il padre ancora vivo.
L’incontro con Berlusconi, la costituzione della Penta Film Group, la cessione del catalogo immenso della Medusa al tycoon milanese per un piatto di lenticchie, il matrimonio con Rita Rusic del quale il vecchio Mario disse: “Questa gli toglierà anche i pantaloni”.
Il tentativo fallito di entrare nel mondo della televisione con l’acquisizione di La7 poi ceduta a Telecom, il fallimento della Fiorentina e delle sue sale cinematografiche romane, l’ingresso in politica nel Partito Popolare fatto nel tentativo di salvare il salvabile, il divorzio oneroso (metà esatta del patrimonio) con la Rusic e una vita trascorsa pensando che niente stesse succedendo, lo hanno ridotto sul lastrico.La vigilia di Natale, Vittorio Cecchi Gori, stanco e gonfio, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione del Gemelli di Roma, una ischemia cerebrale con annessi danni cardiaci, lo tengono in coma farmacologico nel policlinico romano.
Nonostante l’aria da guascone e la posa del chi “so tutto io” lo avessero reso antipatico ai più, a noi Vittorio ha sempre fatto una grande tenerezza tanto che siamo convinti gli abbiano tirato un pacco di proporzioni colossali. Quando arrivò la Guardia di Finanza nella sua casa romana per perquisirla, lo trovarono in compagnia di Valeria Marini e non solo, di quattro grammi di cocaina andati a cercare a colpo sicuro.
Probabilmente a Vittorio Cecchi Gori è accaduto quello che succede a chi vengono afferrati violentemente gli attributi e invece di lasciarli li stringono fino allo svenimento.
E lui è svenuto.