Bambini, scusateci

di MASSIMO CONSORTI –

Ci sono momenti nei quali una persona perde il naturale aplomb che ne contraddistingue l’esistenza quotidiana. Nel mio caso questo fenomeno avviene quando si toccano i bambini, letteralmente o metaforicamente. I bambini sono isole, dovrebbero essere tutelati non solo dall’Unicef ma sempre più spesso da Amnesty International. Dovrebbero giocare e non sparare, studiare e non spacciare, ridere e non diventare perversi oggetti sessuali. Il loro mondo dovrebbe essere incontaminato perché il tempo di farsi travolgere da una vita spesso ingiusta c’è e ci sarà. Per cui, quando al reparto di pediatria dell’ospedale Borea di Sanremo, l’antivigilia di Natale, qualcuno ruba i giocattoli destinati al reparto e ai piccoli degenti, l’indignazione è alta. Questo non è stato un furto qualsiasi, le prime indagini dicono che i ladri erano più di uno, provvisti di borsoni, sapevano esattamente come e quando muoversi senza farsi notare. Una volta, la vigilia di Natale qualcuno provava il colpo grosso rapinando il caveau di una banca, la cassaforte di una gioielleria, la cassa di un Casinò. Oggi, tempo in cui siamo tutti più o meno disperati, si rubano giocattoli e non in un negozio che pure ci starebbe, ma in un reparto d’ospedale e a chi li aspetta per un sorriso dopo molto tempo. La reazione dei sanremesi però è stata immediata. Il negozio che aveva fornito la cucina finta destinata al reparto, ha prontamente sostituito il giocattolo, decine di persone si sono recate in ospedale a portare altri giocattoli, altri doni. E si è verificata una specie di corsa contro il tempo per sostituire i giocattoli rubati in maniera che i bambini non si accorgessero di nulla: ci sono riusciti. Resta l’amarezza di un gesto violento e privo di qualsiasi senso, in fondo, rubare a un bambino significa solo voler vincere facile contro chi non sa e non può difendersi.