“Omuncolo”, il tramonto della vita nelle poesie di Brunella Baratelli

di ELISABETTA VATIELLI –

Primo volume del progetto scientifico “Flores Memoriae”, ideato da Roberta Fidanzia, Presidente dell’Associazione Culturale “Centro Studi Femininum Ingenium”, che confluirà nella omonima Collana del CSFI – 

Poesie insolite, estremamente ricercate, quelle di Brunella Baratelli, raccolte sotto il titolo di “Omuncolo”. Si avverte l’aleggiare oscuro del tramonto della vita, della disillusione, della preoccupazione del dopo… È difficile comprendere gli stati d’animo dell’Autrice, la sua è un’anima che non si concede facilmente. Anzi la sua poesia sembra fare da scudo tra Brunella e il lettore, così che quest’ ultimo si trovi a voler interpretare lo scritto ma quasi sempre inutilmente. Risalta una ricerca certosina nella scelta dei vocaboli che compongono le poesie. Una giostra di ossimori, a tratti geniale, vocaboli spesso oscuri, volutamente popolati di ombre. L’Autrice osserva il mondo, la vita, il mutare delle stagioni da un’angolatura peculiare, più attenta al buio piuttosto che alla luce, al lento decadere delle cose, alla morte più che alla vita. Ci si domanda il perché di questo sguardo. Che cosa davvero agitava dall’interno e dal profondo la nostra Autrice? Eppure leggendo i suoi testi si entra timidamente nel suo mondo, un mondo guardato con lucidità, un mondo il cui mutare non sfugge all’ attenta Brunella, un mondo che forse non ha più sorprese o sciocche illusioni, un mondo nudo nel suo essere inerme e corrotto. Una sottile vena d’ironia percorre l’intera raccolta, ironia nascosta, come resta nascosta l’Autrice nei suoi versi enigmatici e stilisticamente perfetti. Forse Brunella sente approssimarsi la morte, forse i suoi versi si tingono di morte, di tinte scure, di petali avvizziti, di primavere che paiono autunni, di estati stanche e di sassi? La vita pare essere nascosta da queste ombre, ed il timore che si approssima esorcizzato con il canto poetico. Emblema della raccolta, il componimento che dà il titolo alla silloge: “Omuncolo”. Non era forse quell’omino deforme che gli alchimisti nutrivano nell’ombra? Come un omuncolo l’Autrice nutre l’idea del termine della sua vita e sente come incombere sulla pelle l’amica di noi tutti, la morte, che “succhia l’ultima dimensione”. Di particolare interesse e bellezza le poesie: “La casa rossa”, “Il nastro d’acciaio”, “Gli orologi”, “Sono una povera cosa”, “Un giorno”. Una poesia, quella di Brunella Baratelli, che oserei definire dotta, impeccabile, altera, una scorza dura, che racchiude un animo sensibilissimo e pieno di estro ed ironia.
Il volume è disponibile presso il sito del Centro Studi FemininumIngenium: femininumingenium.it

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