Franco Gasparri, il mito dei fotoromanzi nell’Italia degli Anni ’70

Franco Gasparri (foto da Wikipedia)

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Ripercorrendo il periodo del boom economico – gli anni ’50 e ’60 – ricco di fermenti culturali e innovazioni, cambiamenti di costume e nuove abitudini, con i complessi rock e un sostanziale nuovo benessere generalizzato con l’auto in garage, torna in mente che proprio in quegli anni ci fu un successo notevole, e forse imprevisto, di quello che tecnicamente è definibile “film statico”, ovvero il fotoromanzo. L’Italia usciva da una economia prettamente agricola, e gradualmente diventava più industrializzata, con le aree urbane e suburbane sempre più grandi. Il fotoromanzo delle origini (fin dal 1947) era stato un modo semplice per portare il lettore, ma soprattutto le lettrici, in netta maggioranza, verso una modernità fatta di luci, storie metropolitane, oltre un provincialismo ancora imperante con i suoi confini culturali.

Oggi potrebbe apparire poco comprensibile che sia stato così, ma i fenomeni vanno letti in riferimento al proprio tempo. Il fotoromanzo aveva una struttura non diversa dal film, necessitava di una scrittura e scelte scenografiche, di un set con i tecnici, la regia e attori veri, in grado di recitare ruoli ed assumere espressioni, e spesso noti al grande pubblico. Ad inizio carriera anche Gina Lollobrigida interpreterò un personaggio nei fotoromanzi che apparivano nella rivista “Il mio sogno”. Le testate che ospitavano queste narrazioni per immagini fotografiche sono state diverse, da “Bolero film” a “Grand Hotel”, per citare quelle delle origini e meglio conosciute. Ma il boom commerciale si realizzò soprattutto negli anni ’70, diventando un vero e proprio fenomeno tutto italiano, merito di case editrici che ci credettero, come la “Lancio”, investendo nel settore e creando nuove icone e riferimenti per i fan. Furono molti gli attori e le attrici che scelsero questo canale per la propria affermazione professionale.

Tra loro, il marchigiano Gianfranco Gasparri (era questo il nome anagrafico) che in breve tempo raggiunse una notevole e meritata popolarità, al punto che approdò al cinema vero e proprio con una serie di pellicole come protagonista: un paio di film con l’attrice Zeudi Araya, altri tre nei panni del poliziotto Mark, con un buon successo di pubblico e con attori come Lee J. Cobb e Giorgio Albertazzi.  Gianfranco, ma da tutti chiamato Franco, era nato a Senigallia nel 1948. La sua carriera era iniziata da bambino in piccole parti cinematografiche nel genere mitologico, per poi diventare una star del fotoromanzo e popolare nei film sopra menzionati. Ma più che ripercorrere cronologicamente tappe e titoli, interessa vedere un po’ da vicino la sua parabola esistenziale.

Nel pieno del successo, ammirato da molti, icona di bellezza per il pubblico femminile, a 32 anni, un’età in cui tutto è ancora possibile, ha un terribile incidente con la sua Kawasaki restando paralizzato. Inevitabilmente tutto cambia, la vita va riparametrata. Lui non si scoraggia, anche perché le sue figlie sono ancora piccole, 5 e 2 anni. Non recita più, ma continua ad occuparsi dei fotoromanzi come redattore. Se la carriera dell’attore ha una brusca fermata, l’uomo, nella sua vicenda personale, matura una profonda sensibilità, rivelando forza, determinazione e molta umanità. Chi lo frequenta in quel periodo, ricorda una persona perbene e gentile, sorridente come lo era anche prima, onesto e schivo, ma con una nuova e ammirevole vitalità, e rinnovato carisma.

Colpisce una sua frase rilasciata in una intervista e riportata da Wikipedia: «Quando un uomo sta male e vede la sua vita stravolta, nel suo intimo si accende una luce. Io ero bello, ricco, famoso, spensierato, pieno di speranze e progetti, felice. A un tratto tutto questo è finito. Ma è stato in quel momento che il mio animo ha cominciato a vedere e a capire cose che prima non apprezzavo e delle quali non tenevo alcun conto. Per questo posso dire alla gente di apprezzare di più le piccole cose che offre la vita, di accontentarsi, di tollerarsi l’un l’altro. La vita è un passaggio molto rapido, viviamola con serenità». Una frase di quelle importanti, fortemente significativa, che molto dice dell’uomo, invitando ognuno a farne tesoro. Franco Gasparri muore a soli 51 anni, nel 1999. Sua moglie era deceduta cinque anni prima. Va annotato che il loro era stato un bel matrimonio, breve ma intenso.

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