L’Unità Nazionale nell’opera di Mario Vespasiani. Un dipinto per celebrare il centenario del Milite Ignoto

di REDAZIONE –

La memoria e la fiamma viva nell’arte di Mario Vespasiani: un dipinto speciale in occasione del centenario del Milite Ignoto –

“La grandezza non ha un tempo e non ha un nome” è lo slogan della Giornata dell’Unità nazionale e la Festa delle Forze armate 2021, che rimanda al Milite Ignoto, quel soldato senza nome divenuto poi figlio e fratello di tutti, che rappresenta uno dei simboli più importanti su cui poggia il concetto di identità nazionale. In occasione di questo 4 novembre l’artista Mario Vespasiani ha voluto dedicare un’opera particolare all’evento e ad uno dei monumenti a lui cari, in quanto il nonno, di cui porta il nome, durante i bombardamenti di San Lorenzo era proprio di guardia al Vittoriano. Dato che non lo ha mai conosciuto, con questo lavoro l’artista è come se riallacciasse un rapporto ideale con quelle persone che si sono spese per la difesa di tutti quei valori fondamentali. Coraggio, unità e libertà ancora oggi, cento anni dopo, nel ricordo del Milite Ignoto necessitano di essere tenuti in mente e non dati per scontati, per questo l’arte attraverso la bellezza e la sua capacità di emozionare ricopre un particolare ruolo di memoria storica, di consapevolezza e di visione futura. Il Vittoriano fu progettato da Giuseppe Sacconi nativo di Montato Marche, cittadina picena distante pochi chilometri da Ripatransone dove ha lo studio l’artista. Vespasiani in questi giorni è impegnato nella mostra intitolata “Darknights” in cui le opere di carattere simbolico, si relazionano con la natura e con particolari scenari all’aria aperta.

La storia del Milite Ignoto: Nel 1921, si decise che la salma di un militare caduto al fronte e non identificabile, sarebbe stata tumulata al Vittoriano, l’Altare della Patria. Vennero scelte da una commissione 11 salme di soldati morti in diversi luoghi del fronte della Grande Guerra. Le bare furono radunate ad Aquileia il 28 ottobre. Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, madre di un caduto il cui corpo non venne mai riconosciuto, ebbe il compito di scegliere tra le bare quale sarebbe diventata quella del Milite Ignoto. La bara fu collocata su un treno ferroviario speciale, che partì il 29 ottobre verso Roma. Un viaggio solenne, che arrivò nella Capitale, accolto anche dal re e dalla famiglia reale. Il 4 novembre 1921, terzo anniversario della fine della guerra, la bara venne sepolta all’Altare della Patria, in una tomba realizzata ai piedi della dea Roma, alla presenza di Vittorio Emanuele III e delle più alte cariche dello Stato. La tomba del Milite Ignoto rappresenta simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra italiani; è scenario di cerimonie ufficiali che si svolgono annualmente in occasione di festività civili.

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