Il Lago di Pilato e la Madonna del Telaio

Il Lago di Pilato

di AMERICO MARCONI –

Mai come quest’anno il piccolo Lago di Pilato, incastonato tra i Monti Sibillini, è stato tanto fotografato. Quando era ancora ricoperto di neve e ghiaccio, poi ha aperto un occhio, quindi ambedue gli occhi. Perché tanta attenzione per questo laghetto posto a circa 1940 metri sul livello del mare? Perché si teme che negli anni possa scomparire. A causa del surriscaldamento, della siccità sempre maggiore, della captazione delle acque a valle e del terremoto del 2016 che potrebbe aver creato spostamenti di falde in profondità.

Il Lago di Pilato è famoso per la sua bellezza, due gemme azzurre incastonate tra ghiaioni, che può essere ammirato dopo due, tre ore di cammino. E tutti lo conoscono per le leggende nate intorno al suo nome che è il nome del procuratore romano Ponzio Pilato. Nel processo contro Gesù si lavò le mani e lasciò che un innocente venisse crocifisso. Antoine de La Sale nel 1420 narrò la leggenda più conosciuta. Fu lo stesso Pilato, condannato a morte, a chiedere all’imperatore Tiberio che il suo corpo senza vita fosse messo su un carro trainato da una coppia di tori. Così fu fatto e le povere bestie impazzite dall’orrido carico s’arrampicarono sulle montagne e s’inabissarono nell’acqua di un lago che poi prese il nome di Pilato. E divenne luogo maledetto e impossessato da demoni che venivano evocati da occultisti e maghi nel Medioevo.

C’è un’altra storia raccontata e scritta nel XX secolo da Joyce Lussu. Originale e coraggiosa come lei. La Madonna visto lo strazio e la morte di Gesù decide di vendicarlo. Si fa assumere tra la servitù di Ponzio Pilato. E scoprendo che Pilato soffre di colite e gotta, con la sua conoscenza delle erbe medicinali, consiglia ai servi impacchi e tisane che giovano alla salute del governatore. Grazie a questi consigli diventa l’erborista di fiducia oltre a cuoca speciale. Quando Pilato lascia i suoi incarichi chiede ai servitori più fedeli di seguirlo e fra loro c’è Maria. Tornano a Roma. Un giorno si reca con la Madonna a visitare alcune vigne vicine alla Salaria. Partono su un carro trainato da due grossi buoi. Pilato sonnecchia e Maria decide che è il momento di agire. Tira fuori dalla gerla la corona di spine che Gesù sulla croce portava in capo. Con le punte delle spine avvelenate da un veleno che non uccide ma fa impazzire. La taglia a metà e la mette sotto la coda dei buoi. Le bestie si mettono a correre e saltare. Pilato si sveglia e non capisce che sta succedendo. Glielo spiega Maria in poche parole: «Ti ricordi Gesù? L’innocente che facesti crocifiggere tanti anni fa? Sono la madre e tu oggi morirai!».

I buoi privi di senno salgono i Monti Sibillini, raggiungono la vetta del Redentore e sfiniti si lasciano cadere nel lago sottostante. Pilato affoga, Maria riesce a raggiungere la riva. Il lago si colora del sangue di Pilato che si trasforma in animaletti rossi. La Madonna inizia a piangere disperata e capisce che la vendetta non dà gioia. L’Onnipotente, che tutto ha visto, manda due angeli per portarla in cielo. Lei si rifiuta di andare, vuole rimanere sulla terra. Inizia a vagare per giorni, sempre in lacrime, e raggiunge il Monte dell’Ascensione. Incontra delle Sibille che l’ascoltano e la convincono a diventare una donna come tutte le altre. Inoltre le regalano un telaio su cui potrà tessere delle storie nuove che siano di vita e non di morte. Ancora continua a farlo ed è chiamata Madonna del Telaio. Chi sa trovarla può ascoltare la storia della propria vita e soprattutto capirne il senso.

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Gesù davanti a Pilato (Domenico Robusti, 1600)