Le “Visioni” di Alfredo Laviano incantano Palazzo dei Priori a Fermo

di GIUSEPPE FEDELI –

“Visioni” è il titolo della mostra personale di Alfredo Laviano, visitabile dal 12 al 27 giugno al piano terra di Palazzo dei Priori, a Fermo. L’esposizione è curata da Daniela Simoni. Giuseppe Fedeli ha visto, e recensito, la mostra per noi. Di seguito pubblichiamo i suoi “appunti di uno stralunato” –

FERMO – Alfredo Laviano è un grande “triatleta”: in realtà, non è lui che dipinge, ossia non è lui a muovere il pennello, e qualsiasi strumento di cui si valga per i suoi parti immaginifici È la sua straordinaria capacità creativa e creatrice che lo muove da dentro, quel daimon (spirito-guida) che, dopo aver còlto un particolare, catturato un volto, carpito un volo, lo interpreta su tele, pezzi di cartone, cartine di sigarette(5×1 cm!). Ne escono miracoli, non tanto di perizia tecnica, quanto di bellezza. A guardare i quadri, sapientemente allineati secondo le “tematiche” trattate, con la lente di ingrandimento, i sensi ne restano rapiti. Ogni opera di Laviano dovrebbe finire negli annali della storia, e non soltanto locale. Né il discorso riguarda la sola materia delle arti pittoriche, sia figurative, sia astratte.

Alfredo, a questa passione, che di sovente lo ha portato agli onori della cronaca, affianca quella di drummer: come musicista, vanta collaborazioni con figure di tutto rilievo, anche fuori dai confini nazionali. Ma d’alto livello è anche il suo terzo talento, che si estrinseca nell’amore, giurato, per la combinazione di leccornie gastronomiche. Chef a domicilio, vi si dedica con la stessa perizia con cui idea e interpreta la musica, creando piatti, che sono una goduria, e non solo per il palato: ispirati a quell'”alta fantasia”, cui “non manca possa”. E così, dando corpo e vita a immagini fantasmatiche quanto reali, a metafore iniziatiche, allegorie dell’uomo solo sul cuore della terra, con un occhio di riguardo alla ciclicità delle stagioni, nelle loro magnificenze e nelle loro policromie conturbanti, magiche, quasi sciamaniche; e, dal lato complementare, guardando  ai miti del jazz, immortalati in un poker d’assi, al cospetto dei quali “(…)per poco /il cor non si spaura”, l’artista si supera.

Con una levità di tratto e una umiltà, che sono, oggi, merce rara. Facendo, come si dice, carte false, mi sono momentaneamente assentato dagli impegni e sono corso, il sole che pareva mi inseguisse, a visitare la mostra, da qualche giorno allestita presso il Palazzo dei Priori di Fermo. A guardare (non a vedere) i quadri di Alfredo sono rimasto incantato, incatenato a quelle “Visioni”. Conoscevo già le sue opere, diffuse su Facebook – con esiti di censura che rasentano il paradosso.

Dopo attimi di forte emozione, mi sono complimentato, anche se non ce n’era bisogno: l’empatia che si viene a creare tra due anime gemelle è così forte, che ci si capisce al volo. “Impara l’arte e mettila da parte”: purtroppo, di questi tempi, che definire demenziali è poco, dovremo rassegnarci ad attribuire a questo motto un significato bifronte: vero, Alfredo? Stacco ora il calamo dal foglio con un sentito augurio di “semper ad majora!”. E dico grazie a Laviano per averci dato un po’ di ossigeno e bellezza(con la B maiuscola): di là di queste pareti, il grigiore rischia di annichilirci.

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