di SARA DI GIUSEPPE –
F.O.R.M. Orchestra Filarmonica Marchigiana e Daniele Di Bonaventura (bandoneon, arrangiamenti e direzione) in “TANGO SUITE” Omaggio a Piazzolla TEATRO DELL’AQUILA – FERMO, Sabato 27 febbraio h21 –
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era
poi d’un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.
(Wisława Szymborwska – “Il gatto in un appartamento vuoto”)
“Arrampicarsi sulle pareti / strofinarsi tra i mobili … / pian pianino / su zampe molto offese” per quell’assenza inusitata che continua, che non si spiega, che addolora. È quello che farebbe un gatto, in quella platea silenziosa, come rassegnarsi a tanta solitudine? È un gatto, il bandoneon di Daniele Di Bonaventura che elegante si muove, sinuoso s’inerpica e discende, scivola e s’incurva, graffia i velluti delle poltrone vuote, dei palchi spenti, riflette gli ori del teatro magnifico che pare incredulo trattenere il fiato. L’orchestra lo insegue e decolla, i musicisti in tutt’uno col soffitto e il pavimento: e per un’ora non c’è più alcun vuoto, ogni angolo è musica, è volo di strumenti, armonie di archi sapienti e percussioni in gioco col prezioso bandoneon, voce struggente del tango.
Ed è Argentina ed è il “nuevo tango” di Astor Piazzolla, è omaggio nel centenario della nascita al genio che con linguaggio ribelle reinventò la musica del tango e sfidò una tradizione intoccabile, vi innestò jazz e musica colta e la sua Argentina lo chiamò El Gato perchè del felino ebbe l’ingegno e l’abilità, la grazia e l’incantesimo. Musica audace, erudita e sanguigna che si fa dialogo sensuale e complice fra Daniele – quest’oggi tanguero encantador nella sua Fermo – e gli eccellenti musicisti, in nero come tangueri anch’essi.
A Carlos Gardel, cantor di tango, iniziatore del tango cantato e voce patrimonio dell’umanità, è dedicato il primo trittico: struggimento di terra lontana e disincanto d’amore, forse presagio di quella morte aerea e di una vita troppo presto troncata; il Piazzolla meno frequentato ci viene incontro in Piazzolla’s Tango Suite, contaminazione di sapori d’Argentina e del mondo, dove ogni brano ha dentro una storia e ogni storia è vita vera che si fa musica: il barrio violento, la fame, le gangs, e poi New York, Elia Kazan, Gershwin…” tutto questo si ritrova nella mia musica, come nella mia vita, nel mio comportamento, nelle mie relazioni”
Ed è il Di Bonaventura compositore a chiudere, con la sua contemporanea Tango suite, il viaggio vertiginoso che ha attraversato continenti e storia: Valzer, Milonga, Tango chiamano a raccolta gli strumenti intorno al bandoneon e le armonie si fondono docili al suo funambolico instancabile respiro. Un pubblico invisibile applaude caloroso, al termine, e Daniele scherza con spirito monello annunciando il bis, richiesto a gran voce in sala… E sarà il leggendario “El choclo” (La pannocchia di mais) di Angel Villoldo “giullare fuori di secolo”, esponente della “guardia vieja” del tango, a salutare con noi l’affettuoso teatro che lasciamo ancora una volta stasera, dopo tanta bellezza, al suo silenzio e alla sua solitudine.
“Io direi che il tango e la milonga esprimono in maniera diretta qualcosa che i poeti, molte volte, hanno voluto fare con le parole: la convinzione che combattere può essere una festa”. (Jorge Luis Borges)
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