Riflettori accesi sul “San Benedetto Film Festival”: intervista con Olga Merli e Andrea Giancarli

di ELVIRA APONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dal 9 al 14 agosto, presso la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, si svolgerà il San Benedetto Film Festival, già giunto alla quarta edizione. Ne parliamo con Olga Merli, autrice della sceneggiatura dello spot del festival e referente della giuria tecnica, e con Andrea Giancarli, regista dello spot e anche lui giurato.

Lo spot del San Benedetto Film Festival, di cui siete i principali artefici, personalmente mi è piaciuto molto e vorrei riflettere in particolare su una frase emblematica: “il cinema per raggiungere le stanze segrete dell’anima”…

Olga Merli: Questo concetto si rifà al grande maestro Bergman, da sempre definito un regista dell’anima. Infatti, sempre citando lui, che ha affermato che se il cinema non è un documentario è un sogno, anche noi abbiamo associato il cinema al sogno. Su questa base ho cercato di creare la trama dello spot, che doveva rispecchiare la mission del San Benedetto Film Festival, che ha una connotazione socio culturale ed è caratterizzato da prerogative altamente qualitative e trasversali e da uno spirito di diffusione del cinema a livello internazionale in tutte le sue forme d’arte, oltre che da un’idea di cooperazione e di dialogo per favorire conoscenza, integrazione e riflessione di codici antropici e culturali. Anche questa nuova edizione del festival è stata connotata dalla filosofia della ricerca di una coscienza globale che potesse esprimere il mood del festival basato sull’accoglienza e sull’incentivazione di nuovi sperimentali linguaggi comunicativi, con particolare attenzione alle realtà sociali più fragili e alla poetica cinematografica di paesi svantaggiati, per dare voce a microcosmi culturali che altrimenti non avrebbero grandi possibilità di espressione.

Parliamo del video dal punto di vista tecnico. Ho anche notato diversi particolari della città…
Andrea Giancarli: Sì, ci sono vari simboli della città e, in particolare, un gabbiano che viaggia attraverso tutto il globo e va a scoprire diversi luoghi, sia fisici, sia mentali, sia sociali, per dare al cinema il senso di luogo di appartenenza e di interazione interculturale. La tipologia dello spot è stata creata durante il lockdown, per cui abbiamo girato quasi senza persone e anche l’immagine del gabbiano è stata creata utilizzando foto esistenti che sono state animate.

Olga Merli: c’e stata una grande cura dei dettagli, mi è piaciuta l’idea dell’occhio del gabbiano che diventa l’occhio del cinema in cui si riflette il sogno che, come una sfera magica, cade nel mare ed esplode.

Andrea Giancarli: anche il sonoro è importante perché il cinema non è solo visione, ma è anche suono. C’è pure un riferimento a Martin Luther King e alla sua frase sulla speranza con un’immagine in bianco e nero che diventa verde, che è, appunto, il colore della speranza. Si tratta di un video dove ci sono tanti dettagli ma che deve funzionare nell’insieme come impatto totale. Per me è importante portare qualcosa di nuovo e non è la prima volta che lo faccio perché amo sperimentare. In questo spot di nuovo ci sono degli effetti messi in un certo modo, cioè la forma.

Olga Merli: anche uno spot pubblicitario deve avere un’anima, qualsiasi narrazione non deve essere solo un insieme di belle immagini. Questo spot può piacere o non piacere, ma ha sicuramente un’anima nella narrazione che si rispecchia attraverso le immagini.

Partendo da più lontano: perché un Film festival a San Benedetto del Tronto?
Olga Merli: l’idea e l’organizzazione si devono a Marco Trionfante, il direttore artistico, che ha avuto l’ambizione di portare il cinema internazionale a San Benedetto del Tronto e di incentivare nuovi linguaggi comunicativi. Lo spot di quest’anno ha sicuramente mostrato visivamente quella che è la nostra ambizione, che non è soltanto nostra, ma dell’intera città di San Benedetto.

Quanti film hanno partecipato e quale è la loro qualità?
Andrea Giancarli: hanno partecipato circa duecento film di altissima qualità provenienti da 23 paesi del mondo, tra cui persino dall’Iran, dalla Siria, dal Sudamerica, cioè da situazioni di estrema difficoltà.

Come si è svolto il lavoro di selezione e da chi è composta la giuria?
Olga Merli: C’è stato un grandissimo e faticosissimo lavoro organizzativo del direttivo e della giuria, una giuria altamente tecnica ma formata anche da elementi che hanno meno tecnicismo e guardano i film da un punto di vista più istintivo. Ci sono registi, docenti universitari di cinematografia, videomaker, critici cinematografici, attori di teatro: si tratta di una giuria sparsa un po’ in tutta Italia e molto variegata. Un nome importante è quello del fotografo delle star Giuseppe Di Caro; cito poi, oltre a me e ad Andrea Giancarli, Alessandro Amato, Andrea Borgomaneri, Mauro Vanni, Alessandro Cameli, Giovanni Leanza, Marco Bianchi, Eugenio De Angelis, Francesca Spinozzi, Alessandra De Flavis, Alfredo Amabili, il direttore artistico Marco Trionfante. C’è anche il premio della giuria popolare che esprime la sensibilità di una giuria non tecnica. Abbiamo valutato i film attraverso delle schede in cui erano inseriti diversi aspetti in base ai quali giudicarli. Devo anche aggiungere che il regista e attore Alfredo Amabili mi ha coadiuvata in maniera eccezionale in questo lavoro di raccordo della giuria. Una giuria sicuramente esigente e coraggiosa.

Quali sono stati i parametri di giudizio dei film?
Andrea Giancarli: I parametri erano molto rigidi: dalla scrittura alla musica, dalla scenografia alle inquadrature, dalla fotografia ad altri dati tecnici, ma abbiamo guardato soprattutto il messaggio del film, perché spesso capita di trovare film tecnicamente perfetti ma senza messaggio; ovviamente quando si fondono qualità e messaggio si ha un prodotto meraviglioso.

Quali sono i film finalisti?
Olga Merli: I cortometraggi premiati sono il polacco “Rarepublic”, che ha un’ elegante regia e una raffinatissima fotografia; l’italiano “La stanza bianca”, un film innovativo che non scade in cliché, rappresentando una realtà dolorosa sotto un punto di vista inaspettato e con un punto di svolta negli ultimi trenta secondi, come deve accadere nei cortometraggi; l’italiano “The girl with the turquoise hair”, che è stupefacente, favoleggiante, con una narrazione ricca di pathos che si rifà alle favole di Collodi; “Scena madre”, ispirato alla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009; lo spagnolo “Eco”, che miscela perfettamente la patologia dell’Alzheimer con i misteri del cosmo e  “NAM”, del regista Niccolò Corti. I lungometraggi finalisti, invece, sono “This is our home”, ambientato a Visso, e io credo sia dovere del festival tenere accesi i riflettori su catastrofi e situazioni di fragilità della nostra regione; “Oltre la bufera”, con la regia di Marco Cassini; “L’amico fragile”, un intreccio intenso tra la diversità e il pregiudizio con un finale inaspettato; “Wrestlove”, la storia vera della prima wrestla; “Stem cell”, un giallo sul mistero della morte di un neurochirurgo.

Dalla prima edizione c’è stato un maggior successo del festival?
Olga Merli: Sì, c’è stata un’evoluzione del festival in termini di partecipazione di pubblico e di sensibilizzazione. Inoltre, come festival dell’accoglienza, abbiamo avuto una grande accoglienza. Mi sembra che stiamo facendo un buon lavoro e vedo che la città e le zone limitrofe stanno rispondendo sempre più positivamente. Abbiamo avuto comunque riscontro in tutto il mondo, testate estere hanno parlato del nostro festival e dei prodotti che abbiamo premiato gli anni scorsi. Prevediamo anche uno spin off invernale di questa kermesse. Ho l’impressione che la gente creda sempre di più nello spirito che anima questo festival.

Mi sembra, dunque, scontata l’importanza di questo festival per la città …
Andrea Giancarli: Sì, è molto importante avere ospiti del nostro festival dei prodotti internazionali.

Olga Merli: Certo, l’internazionalità proiettata sulla città di San Benedetto che accoglie il cinema sotto tutti i punti di vista e prodotti da noi premiati che poi ricevono anche premi e riscontri a livello internazionale.

Quali sono le novità di questa quarta edizione?
Olga Merli: Oltre ai premi degli anni scorsi, tra cui voglio ricordare il premio “Sibilla-miti e leggende da tutto il mondo”, quest’anno ci sono quattro nuovi premi speciali che non c’erano nelle precedenti edizioni: il premio alla memoria Flavio Bucci, il premio alla carriera Ugo Pagliai, il premio alla memoria Lea Garofalo, come ispiratrice del corto “Scena madre”, il premio alla socialità al blogger Alessandro Mecca in “Speak umanity”. Altra cosa importante di questa edizione è la partecipazione dell’artista Gianfranco Gallo che, nella serata finale del 14 agosto, riceverà un premio alla carriera  per i suoi numerosi lavori teatrali e cinematografici e in particolar modo per le sue interpretazioni nel film “Indivisibili” e nella fortunata serie tv “Gomorra”, dove impersonava il famigerato Don Giuseppe Avitabile. In questa occasione Gallo presenterà anche il suo ultimo lavoro letterario “Segreti e quarantene”. Prevediamo novità anche nella prossima edizione, pur restando ancorati alla nostra mission e cercando sempre di essere un trampolino di lancio per i nuovi talenti, proprio per dare voce a chi voce non ha.

Possiamo, quindi, ben sperare sul futuro del cinema?
Olga Merli: sì, il cinema è sicuramente uno specchio, ma deve tornare ad essere luogo di appartenenza e di interrelazione e non mostrarci solo belle immagini e raccontarci belle storie; deve avere anche una funzione sociale, oltre a farci entrare nelle stanze segrete dell’anima. Il cinema è un potentissimo mezzo di trasmissione di certi valori che purtroppo sono andati perduti a causa di un’incomunicabilità di fondo che caratterizza la nostra società e deve, quindi, riappropriarsi di questa funzione e non essere solo cinema di facciata.  Deve far riflettere. I film finalisti di questa edizione del festival incarnano questa idea, scuotono le coscienze o per farle sognare o per farle riflettere e mostrano altri punti di vista.

Andrea Giancarli: Con le nuove piattaforme, il cinema è diventato più intrattenimento, questo va bene, ma deve esserci altro, non deve essere soltanto un prodotto di consumo, anche se oggi il cinema non è più solo cinema, è anche casa, è diventato un prodotto televisivo.

Siete comunque soddisfatti delle scelte fatte?
Olga Merli: Sì, lo siamo. Il nostro unico rammarico è che c’erano molti più prodotti di qualità di quelli premiati e che siamo stati costretti a lasciare fuori qualche film che avremmo premiato ma che purtroppo abbiamo dovuto escludere perché avevamo un limite di 5 corti e 5 lunghi.

Andrea Giancarli: Sì, abbiamo fatto scelte radicali, coraggiose; i giurati e i referenti hanno fatto un enorme lavoro di raccordo, di confronto e di interpretazione, mettendo insieme i punteggi ottenuti in base ai parametri che avevano, ma non solo basandosi sulla matematica, che spesso non dà la soluzione finale. Un buon film non è soltanto tecnica, è anche comunicazione, creare un diverso punto di vista narrativo. Ci auguriamo che questi film abbiamo successo e sul vincitore assoluto non abbiamo dubbi perché è veramente meritevole.

Qualità, originalità, innovazione e coraggio, quindi, sembrano essere le coordinate principali di questa quarta edizione del San Benedetto Film Festival, che si preannuncia uno degli eventi culturali più importanti e significativi della stagione. Sicuramente da non perdere.

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