Togliere la Corona al Virus, i suggerimenti di Resilienza della dott.ssa Antonella Baiocchi

di ANTONELLA BAIOCCHI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Coronavirus mette a nudo le nostre fragilità in tante maniere. Una di queste riguarda l’assunzione di responsabilità: ci obbliga a dover ammettere che “Se mi contamino  è colpa mia che non ho seguito le regole”. Ognuno deve ssumersi la propria parte di responsabilità: una capacità a cui siamo poco avvezzi, in quanto “puntare il dito sugli altri” è una delle specialità degli Esseri Umani non sufficientemente alfabetizzati dal punto di vista psicologico (purtroppo la gran parte): la si utilizza per evitare di scoprirsi fallaci, per evitare di fare i conti con la propria coscienza e per continaure ad illudersi di essere onnipotenti ed infallibili. Per qualche motivo, questa osservanza mette in crisi gli italiani: si fa fatica a stare a casa e soprattutto, a seguire le regole più dettagliate.

In particolare ha generato un certo sconcerto l’ultimo Vademecum anticontaminazione che gira nei social (“Protocollo per l’ingresso in casa. Azioni contro il COVID-19”) : tre pagine di regole comunque di un disarmante Buon Senso. Sui social imperversa la domanda: “La fonte è ufficiale? che lascia intuire la speranza di trovare “nella non ufficialità” un alibi per eluderle. Come mai questa refrattarietà? Come mai davanti alle Regole a molti di noi si attiva la vocina interiore : «Non ce la posso fare è troppo pesante? Di seguito alcune indicazioni per contrastare questa vocina e diventare più ligi, perché oggi non si scherza: l’osservanza delle regole può salvare la vita.

INDICAZIONI PER SEGUIRE LE REGOLE IN MODO RAGIONEVOLE MA DETERMINATO

  1. Convincersi che il pericolo è serio. É necessario prendere consapevolezza senza Se e senza Ma, che non bisogna essere superficiali: il pericolo di essere contaminati esiste è assolutamente concreto.
  1. Convincersi che “la responsabilità è anche mia”. É necessario prendere consapevolezza senza Se e senza Ma che abbiamo un importante ruolo nell’obiettivo di evitare la contaminazione: contrastare l’epidemia ed evitare di contaminarsi dipende molto da noi stessi e dalla nostra capacità di seguire le regole. É indispensabile imporsi un determinato comportamento.
  1. Convincersi di essere in grado di tollerare il sacrificio e l’incertezza. É necessario contrastare il tossico dialogo interiore che ci ripete: “Non ce la posso fare , sono un incapace, non tollero pesi e restrizioni …”.

Quella “normalità” che  il Coronavirus ci ha improvvisamente interrotto, conteneva un benessere  di abitudini e comodità, che ci ha anche danneggiato ed indebolito: ci ha indotto a dimenticare la nostra capacità di saper vivere anche nella sopportazione, nel dolore, nella scomodità e nell’attesa speranzosa che “dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro”.

É necessario quindi riprendere consapevolezza delle nostre positività e potenzialità.
Ci può aiutare in questo obiettivo:

  • ricordare le situazioni del passato in cui abbiamo tollerato e superato qualcosa che inizialmente ci sembrava insormontabile: quando subimmo un’operazione? quando ci costringemmo a studiare per superare l’esame? Quando ci sacrificammo per imparare a guidare il camion? Quando ci abituammo alle regole strette dell’ambiente lavorativo? Quella volta in cui abbiamo  sudato sette camice per riuscire a pagarci quella vacanza?

Se ci pensiamo bene ci verrà in mente quella volta in cui all’inizio credevamo di non potercela fare e poi invece abbiamo superato l’ostacolo. Ebbene in quell’ambito abbiamo usato delle abilità che da qualche parte sono ancora dentro di noi. Dobbiamo aver fiducia che ci aiuteranno anche in questo nuovo difficoltà.

  • Può essere molto utile anche recuperare l’Orgoglio di essere Italiani. É necessario mettere fine ai pregiudizi che in molti (soprattutto gli stessi italiani) hanno nei confronti del popolo italiano tacciato  di essere fanullone, superficiale e trasgressore di regole. Sono gratuite generalizzazioni.

Essere  italiani significa ben altro. Significa essere creativi, determinati, coraggiosi, meticolosi, passionali, generosi, impavidi! Sono le qualità che ci hanno resi grandi nel mondo. Se qualcuno ha bisogno di esempi, senza scomodare le meraviglie che abbiamo intessuto nella storia (l’Impero Romano, le meraviglie artistiche, le guerre che abbiamo combattuto, le invenzioni e scoperte in ambito scientifico, medico astronomico, le vittorie nell’ambito sportivo, le acrobazie delle Frecce Tricolori etc.) è sufficiente osservare oggi, come gli italiani stanno affrontando il Coronavirus: per tutti nomino il personale medico e paramedico che ogni giorno rischia la vita nel contrasto di questa nuova guerra. Siamo un esempio per il mondo intero. Ricordiamocelo perché questo aiuta a sentirzi forti.

  1. Convincersi che l’Essere Umano non può ambire alla perfezione: accettare la propria limitatezza. Spesso le persone non riescono ad applicarsi in un impegno perché hanno un ideale di performance troppo alto: dilaga la convinzione tossica  chi vale non sbaglia, chi vale fa qualcosa di Top,  chi vale Vince. Questo tossico modo di pensare comporta una grande intolleranza agli errori (propri e degli altri) per cui, le persone, sconfortate dall’aver capito di non essere in grado di piazzarsi quantomeno sul podio, non provano neanche più ad applicarsi. Può derivare anche questo aspetto il tossico dialogo interiore che ci inchioda a non applicarci negli impegni.

Ebbene per contrastare questo dialogo controproducente, bisogna liberarsi delle convinzioni tossiche ed assumerne di più realistiche, come ad esempio: convincersi che Essere Umano e Perfezione non sono compatibili (è una delle cose che si  apprendono in psicoterapia). Il valore di una persona è quello di aver cercato di fare la propria parte nel proprio piccolo,   nel modo migliore che gli è stato possibile in quel certo momento.

Per mettersi in gioco è  necessario perdonarsi la propria limitatezza ed imparare a tollerare l’angoscia dell’incertezza (anche questa è una abilità che si conquista in psiciterapia). Vivere nell’incertezza è doloroso, ma è un dolore con il quale dobbiamo imparare a convivere. Chi ha Fede, ha una carta in più per proteggersi dall’angoscia di ciò che non controlla: può raccomandarsi al suo Dio e sentirsi più protetto. Chi non ha Fede può cercare di tranquillizzarsi, in merito al Coronavirus,  con un pensiero più terreno: di Coronavirus non si muore al 100%, infatti molti non lo prendono e in molti pur avendolo contratto, guariscono. Pensare solo e necessariamente all’eventualità della morte, oltre ad essere un pensiero irragionevole e non realistico (l’eventualità più alta infatti è quella di salvarsi)  alimenta il pensiero pessimistico  ed impedisce alla persona la Resilienza, di avere cioè gli ammortizzatori mentali necessari per non spezzarsi davanti alle diffocoltà della vita.

In conclusione alziamo gli occhi dal nostro ristretto circuito ed ampliamo la visuale: siamo una grande famiglia dove ognuno è chiamato a fare la propria parte. Non è importante quanto piccola sia: ricordiamo che per far funzionare un motore è fondamentale anche il singolo bullone. Ognuno, per sconfiggere la pandemia, deve fare la propria parte, senza Se e senza Ma. Stiamo a casa e seguiamo le regole. Siamo italiani e ce la faremo.

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