Non solo Underworld

di PGC –

PEDASO – Mentre d’estate tutto si gonfia – le sagre all’ingrasso, gli eventi (spesso senza senso) che si moltiplicano a dismisura, le mostre di pittura e d’arte varia che smaniano per accaparrarsi visibilità, spettacolarità, prestigio e artificiose presenze – Mario Vespasiani in questo mare affollato va controvento: la sua sobria Underworld a casa-Marcantoni ha come un fresco “sapore familiare”. La Galleria d’Arte Moderna Contemporanea Marcantoni si tiene fuori dai traffici vacanzieri, non fa da esca al turismo, non rincorre i nomi celebrati, le mode. Espone solo quello che ritiene valido, e come gli pare. Niente spazi esagerati. Due stanze/otto pareti di un quieto appartamentino in provvisoria mutazione genetica, con giardino, pianoforte pronto all’uso, libri, arredi semplici e invitanti. E c’è sempre chi ti accoglie.

Underworld può sembrare una mostra estiva come tante. Il mondo sottomarino – pesci, meduse, polpi, alghe, plancton, bolle d’aria… – visto a due diverse profondità è però solo una delle chiavi di lettura. Forse Mario neanche c’è andato in apnea con le pinne fucile (pennello) ed occhiali; potrebbe essersi messo comodo davanti all’acquario di Genova e con sicuro mestiere ZAC ZAC… olio su carta, 100X70.

Ma guardando meglio, senza correre come noiosamente fai alle mostre, resti calamitato da qualcosa, che ti produce emozioni vaganti. E più osservi, più quel mondo ti appare più asciutto che subacqueo, più intimo e riservato che fotografico, più evanescente che reale, più parlante che muto (come i pesci…). Misterioso sì, ma solo quanto basta. C’è dell’arte quindi, altro che polpi e meduse e sfaccendati pescetti colorati. Potresti anche (sognare di) viaggiare nello spazio tra due nebulose, ruotare dentro un atomo, essere catapultato al ralenti in un’esplosione vulcanica, essere l’attore in una scenografia fantastica senza il finale… Architetture di luce e ombre si muovono – all’apparenza senza leggi – con una strana serenità, e mai secondo una retta.

Insomma: sono dipinti pensanti che nelle loro cornici stanno stretti, qui nella Galleria Marcantoni di Pedaso e su nello studio/atelier di Corso Vittorio Emanuele a Ripa. Meriterebbero di muoversi liberi, di comparire in altri posti improbabili, per essere guardati “diversamente”, da un più ampio pubblico. Per esempio:

– Se avessi un FAZIOLI F 278 Gran Concerto, farei placcare le due facce della lunga coda sollevabile col quadro delle simil-meduse su fondo nero. [“L’arte che suona”]

– Se corressi – per vincerla – una cronometro al Tour, vorrei la ruota lenticolare della mia Bianchi “arredata” col primo quadro del catalogo (terzo quadro a destra della stanza con pareti bianche, mi pare). [“L’arte a cronometro”]

– Se fossi lo skipper di Azzurra, sicuramente la randa steccata e l’immenso spinnaker neri sarebbero dei giganteschi quadri Underworld (della stanza con pareti nere). [“L’arte del catamarano”]

– Semmai comprassi una corsaiola Mini Cooper S, farei riverniciarne il tetto col quadro N.6 del catalogo. [“L’arte che corre”]

Ma se, più praticamente, pitturassi “alla Vespasiani Underworld” lo scudo metallico della mia cara vecchia VESPA, nomen omen, che fai Mario, mi sgridi?
É l’Arte Applicata, bellezza!

PEDASO – GALLERIA MARCANTONI: 21 luglio – 15 settembre 2019

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