Che spread che fa!

di GIUSEPPE FEDELI –

Nel suo saggio sul debito pubblico, lo scozzese David Hume ammoniva: «O la nazione distruggerà il debito o il debito distruggerà la nazione». Al punto a cui siamo, la politica, che fomenta “la grande menzogna” del debito (con corteo immancabile di fake news) non cancellerà il terrificante lascito ai nostri figli. Schiacciati come Sisifo sotto questo peso immane, che continuerà a gravare fin quando famiglie e imprese non saranno alle corde. La situazione è ben più complessa di quanto ci vogliono far apparire. Osserva Diego Fusaro con il suo solito aplomb: «Puntualmente torna a materializzarsi. Senza farsi attendere, principia sempre di nuovo a palesarsi. In forma impalpabile e minacciosa. Seminando il panico su tutta la linea. E chiedendo, senza mediazioni, la resa al suo cospetto. È lo spread, il nuovo spettro che si aggira per il mondo».
Pur nella osticità del lessema, che è diventato come un vento populista che rischia di spazzare via ogni certezza su quelli che sono i principi- cardine dell’economia, negare il problema di certo non lo risolverà. Di rincalzo il filosofo del momento: «Potremmo, con Hegel, chiamarla la fenomenologia dello spread. La neolingua anglofona turbocapitalistica lo chiama spread: in realtà è la reazione organizzata della classe dominante apolide-finanziaria allorché le masse nazionali-popolari votano altrimenti rispetto ai suoi desiderata».
Sarà pure inutile dire che è colpa di come si calcola il Pil, che è un complotto delle lobby, delle banche e dei “poteri forti”, un diktat dell’asse franco-tedesco, dell’Europa o delle agenzie di rating. Tempo sprecato il reificare lo spread e chi si inquieta a vederlo schizzare su. Né ci salverà sapere che non è la Bce che effettua una discriminazione arbitraria. È stato scritto tra il serio e il faceto che la crisi del settimo anno, che mette in pericolo i matrimoni, ha colpito anche quello fra Italia e Ue. Ma anche questo non ci preserverà dallo sfacelo monetario. La spaventosa voragine del debito rischia di tarpare ogni legittima ambizione di maggior benessere e di tranquillità.
Ma sorge imperiosa la domanda: prima di Monti dov’era lo spread? In realtà, prendendo in prestito l’arcinota definizione di Marx, lo spread è l’oppio dei popoli, nel senso che chi governa vuol intimorire le masse con un nome altisonante, ma pieno di vuoto: una sorta di Ministero della Verità di orwelliana memoria, che tiene buono il gregge; l’arma segreta dell’Azzeccagarbugli – assai più temibile di quello manzoniano – che detiene le leve del potere mondiale: pardon, mondialista.

Giuseppe Fedeli – Avvocato, Giudice di Pace di Fermo

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