La francescanità nel Piceno da Frà Pacifico da Lisciano a Padre Pietro Lavini

Il M°Patrizio Paci consegna l'organo liturgico a Padre Pietro Lavini nel Monastero di “San Leonardo”

di PATRIZIO PACI –

Nel 1984, durante un’escursione alle gole dell’Infernaccio sui monti Sibillini, un piccolo gruppo di ragazzi improvvisò a quattro voci il “Signore delle Cime” di Bepi De Marzi, suscitando ammirazione e incoraggiamento a proseguire nel compianto Padre Pietro Armando Lavini, il frate francescano che in 40 anni ha ricostruito in quei luoghi l’antico romitorio benedettino di San Leonardo, pietra su pietra. Tre anni più tardi quel piccolo coro che cantava con tanto entusiasmo, con l’aiuto di altri amici divenne “La Cordata”, una formazione maschile, diretta dal suo maestro – fondatore Patrizio Paci e composta da 30 elementi, che attraverso lo studio del canto della montagna, alpino e popolare, si ritrovano per la gioia del cantare insieme.

Nel 2014 quando stava per terminare la fantastica esperienza lavorativa alla Roland Europe, chiesi al Presidente Alfredo Maroni di donare un organo liturgico a Padre Pietro Armando Lavini per istallarlo nel Monastero “San Leonardo”. Con l’allora responsabile della sezione organi liturgici Piero Cameli, con altri colleghi dell’azienda giapponese e con i coristi de “La Cordata” organizzammo la consegna, per mezzo di un piccolo trattore elettrico guidato da Vittorio Maranesi, stretto collaboratore di Padre Pietro. “Abbiamo una sorpresa per te” …gli occhi del frate si accesero, quando si rese conto che stavamo regalandogli un organo di ultima generazione, proprio nel periodo in cui stava terminando il suo lavoro di completamento del monastero. Suonai l’organo, cantammo la Messa e al termine, nel prato antistante la chiesa, mangiammo, bevemmo e cantammo ancora in un clima di festa d’altri tempi. Dopo aver terminato la sua opera, nell’arco di pochi mesi Padre Pietro si ammalò e ci lasciò nell’agosto del 2015. Nell’estate del 2016 sono stato invitato a Carassai nella Chiesa Santa Maria del Buon Gesù, per la presentazione del libro “Il muratore di Dio” di Vincenzo Varagona, volume interamente dedicato alla vita di Padre Pietro. Durante la presentazione, curata da Padre Gianfranco Priori (frate Mago), diverse personalità hanno espresso la loro testimonianza sull’esperienza vissuta con Padre Pietro, tra cui l’affermata cantante lirica fermana Anna Maria Braconi, attiva presso il Coro del Teatro “La Fenice” di Venezia e che raccontò come il frate di San Leonardo avesse imparato a fare il muratore da suo padre, quando era giovane frate a Fermo. La famiglia  Braconi abita appunto davanti al Convento dei Frati Cappuccini di Fermo. Dopo il racconto, hanno chiesto alla cantante di eseguire Fratello Sole e Sorella Luna, ma Anna Maria non aveva con sé un organista che la potesse accompagnare. La Divina Provvidenza ha fatto si che io fossi presente in sala e raggiunto l’organo a canne della chiesa, potessi sostenere l’esecuzione, accordandoci al momento sulla tonalità. Quando al termine mi hanno ringraziato, ho preso la parola e ho raccontato che nel settembre 1997, dopo un lungo periodo di assenza dalle montagne, mi recai in escursione a San Leonardo per render visita a Padre Pietro. In quell’occasione conobbi Padre Angelo Api di Filottrano, che appena una settimana dopo sarebbe scomparso sotto le macerie della volta della Basilica Superiore di Assisi, nel tragico terremoto che colpì Marche ed Umbria. Mosso per quella triste vicenda, da forte impulso interiore, scrissi l’elaborazione corale di Fratello Sole e Sorella Luna di Riz Ortolani, rendendola eseguibile a cappella per dedicarla a Padre Pietro in ricordo di Padre Angelo. Il Coro “La Cordata” di Montalto Marche che dirigo dalla fondazione, eseguì il brano il 17 settembre 2000, in occasione della Consacrazione del Monastero S. Leonardo, consegnando a Padre Pietro lo spartito con dedica in calce: ”Nel cuore dei Sibillini un’aquila innalza tenace un messaggio d’amore”. L’armonizzazione semplice, in perfetta linea con lo stile francescano, è stata successivamente incisa dal Coro “S. Ilario” di Rovereto in un DVD, realizzato, consegnato ed espressamente dedicato a Papa Francesco in occasione della Pasqua 2014. La copertina, ispirata all’arte futurista internazionale di Fortunato Depero, ha riassunto graficamente la Campana dei Caduti “Maria Dolens”, il sole e la foglia del rovere, simboli di Rovereto, Città della Pace, gemellata con Assisi. Ma veniamo alla storia di questo canto. Nel 1971 il regista Franco Zeffirelli, nella realizzazione del film sulla vita di San Francesco, girato nella Piana di Castelluccio da Norcia, incaricò il frate francese Jean Marie Benjamin ed il compositore Riz Ortolani di curarne la colonna sonora. Attingendo dal Cantico delle Creature i due crearono Fratello Sole e Sorella Luna, lauda interpretata nel film da Claudio Baglioni. É interessante a questo punto scoprire la storia della Lauda Francescana, forma musicale nata nell’alto Medio Evo. Nel 1209 San Francesco aveva ottenuto da Papa Innocenzo III l’approvazione della regola, insieme all’autorizzazione a pregare e cantare in lingua volgare nelle confraternite, fuori dalla liturgia (la Messa fu ancora interamente cantata in lingua latina fino al 1965).

Esisteva all’epoca una nuova forma profana molto popolare, la Ballata dei Trovatori e dei Trovieri, poeti, musicisti e giullari, attivi presso le corti dei neonati Comuni e Signorie e che usavano accompagnare il canto con gli strumenti dell’epoca, abbandonando a mano a mano l’originaria lingua d’oltralpe per dedicarsi alla lingua volgare (toscana ed umbro – marchigiana), quindi forma molto diversa dall’austero canto gregoriano in lingua latina, sia nello stile che nei contenuti, per lo più inneggianti alla natura, alla guerra e all’amor cortese. Francesco voleva una Chiesa più vicina al popolo (non si parlava più il latino) e voleva una Chiesa meno austera e più gioiosa. A tal proposito fu illuminante, in uno dei suoi viaggi nelle Marche, l’incontro a San Severino Marche con Guglielmo Divini da Lisciano (1170–1234), il re dei versi, un giullare ascolano di formazione trovadorica, attivo alla corte di Enrico VI di Svevia e della consorte Costanza d’Altavilla, poeta successivamente caduto in disgrazia e condannato alla damnatio memoriae  per aver osato troppo a corte (si dice fosse l’amante di Costanza). Guglielmo fu folgorato dall’incontro francescano e seguì il Santo di Assisi, lasciando la vita mondana e prendendo i voti con il nome di Frà Pacifico da Lisciano (Lisciano frazione di Ascoli Piceno). Frà Pacifico ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura in versi del Cantico delle Creature (1225), dato che Francesco in quel periodo stava diventando cieco, ma soprattutto ha dato a questo canto lo stile musicale che praticava quando era un trovatore, creando una nuova forma musicale denominata Lauda Francescana, canzone religiosa in lingua volgare, accompagnata dagli strumenti usati nel medioevo e considerata la prima opera della letteratura italiana. Non a caso il testo del Cantico delle Creature è un misto di inflessioni francesi, toscane ed umbro – marchigiane, quindi possiamo affermare che il primo testo riconosciuto della lingua italiana ha anche origini ascolane per merito di Frà Pacifico.

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Coro “S. Ilario” Rovereto (Trento) M° Antonio Pileggi

Fratello Sole e Sorella Luna