Lu Scijò è molto più di una improvvisa tromba marina…

di AMERICO MARCONI –

Qualche giovane potrebbe non conoscere il significato della parola Scijò. In termini metereologici è una tromba marina che si genera violenta e improvvisa in mezzo al mare, capace di affondare un’imbarcazione o quanto meno di strappare via un membro dell’equipaggio. Ma nella tradizione marinara grottammarese e sambenedettese, consolidatasi prima dell’avvento delle barche a motore, lu Scijò è molto di più.

Per spiegarlo sono stati trascritti i racconti, pieni di ritrosia, di chi è scampato alla sua furia. Una prima precisazione: non sempre lu Scijò è animato da una forza cieca e forsennata. A volte è dotato di un senso di giustizia e può punire, uccidere o risparmiare. Se qualcuno si fosse impossessato di una barca non sua lu Scijò (che tutta sa) potrebbe intervenire a restituire il mal tolto. Portandosi via l’usurpatore e lasciando la barca senza alcun danno.

Nei confronti della sua forma più irrazionale e spaventosa c’è solo una possibilità per calmarlo ed è la presenza a bordo della paranza di un tagliatore. Specie eletta di marinaio, nato primogenito da un altro tagliatore, che armato di un lungo coltello conosce la formula da recitare in presenza dello Scijò. Formula rigorosamente tramandata il 24 giugno, giorno di San Giovanni, o il 24 dicembre Vigilia di Natale che recita: “Per la potenza del Padre, per la sapienza del Figlio, per la virtù dello Spirito Santo, con questo ti taglio…”. Va pronunciata con forza stando in piedi sulla prua e facendo l’ampio gesto di tagliare col coltello la tromba d’aria/Scijò. Se tutto è stato eseguito a regola il mostro s’affloscerà, allontanandosi sconfitto.
Proprio qualche tagliatore ha raccontato la spaventosa composizione dello Scijò. Mentre furioso lo stava lambendo per trascinarlo via, il marinaio ha sbattuto contro qualche corpo. Sì, perché migliaia di morti senza pace abitano il vortice infernale. A un tagliatore mai sarà permesso di uccidere un essere umano. Se lo farà avrà decretato la propria fine. Lu Scijò prima o dopo giungerà, e questa volta imbattibile, a prendersi la sua vita. E dannarlo per sempre nel suo implacabile turbine.

Può esserci un finale comico. Tra i marinai a bordo non c’è un tagliatore quand’ecco avvicinarsi lu Scijò. Rimane un solo modo per salvarsi: l’equipaggio va sul lato in cui lu Scijò avanza, si scende le braghe dei pantaloni e a natiche scoperte gli indirizza contro peti sonori. Il fortunale dinanzi a tanta sfrontatezza porta rispetto, o forse scoppia a ridere, scomponendosi e perdendo ogni pericolosità.

“Il tagliatore”, opera del maestro Antonio Sguerrini