“La forma dell’acqua” e “Black Panther”, quando Hollywood fa le cose per bene

di EUGENIO DE ANGELIS –

Scontato tanto quanto l’operazione stessa, l’ultimo capitolo delle Cinquanta sfumature esordisce al primo posto del box office italiano sfiorando addirittura i 6 milioni. Seguono due classici americani viventi come Spielberg e Eastwood che con i rispettivi The Post e Ore 15:17 superano il milione settimanale. Tra gli italiani il migliore è Sono tornato che arriva a toccare i 2 milioni complessivi, un traguardo già raggiunto da Chiamami col tuo nome che resiste tenacemente nella top 10 grazie alle sale d’essai e al traino della stagione dei premi (è stato appena premiato per la miglior sceneggiatura dalla prestigiosa Writer’s Guild of America). La classifica sarà però probabilmente rivoluzionata dalle ricchissime uscite di questa settimana, a partire dall’ultimo Leone d’oro alla Mostra di Venezia (e favoritissimo agli Oscar).

Stiamo naturalmente parlando di La forma dell’acqua – The Shape of Water del regista messicano Guillermo Del Toro, ormai perfettamente integratosi a Hollywood, come dimostra questo suo ultimo film. Il regista di Il labirinto del fauno ha infatti realizzato un’opera tanto apprezzabile dal punto di vista tecnico – e piena di omaggi al cinema americano classico – quanto coinvolgente da quello narrativo. Il film ha sicuramente il potenziale per fare breccia nel cuore del grande pubblico grazie alla sua poetica storia d’amore ambientata tra una remissiva segretaria (Sally Hawkins) e una creatura anfibia, negli anni ’50. Del Toro realizza qui un capolavoro di equilibrismo, riuscendo a bilanciare una moltitudine di elementi eterogenei in un amalgama vincente, spaziando con naturalezza dal dramma alla commedia, dall’horror alla storia d’amore, dalla fantascienza al musical.

Preceduto da un plebiscito critico negli Stati Uniti arriva anche in Italia Black Panther, l’ultima fatica dell’universo dei cinecomic Marvel. La storia del primo supereroe afro-americano ha avuto un impatto straordinario in patria, facendo gridare al capolavoro anche i più insospettabili critici, evidentemente influenzati dal clima politico nell’America di Trump, ma sono lodi che vanno ben oltre gli effettivi meriti del film. Black Panther si conferma infatti come il “solito” (e solido) prodotto Marvel, ottimo intrattenimento con robuste dosi d’azione, trama piena di intrighi con ascese e cadute e il classico comic relief della Marvel. Il regista Ryan Coogler (quello di Creed) si conferma capace anche con grandi budget e il cast (composto quasi esclusivamente da attori afro-americani) è ben in parte, soprattutto il protagonista Chadwick Boseman, perfetto eroe action.

L’ultimo film che segnaliamo questa settimana è italiano e, anzi, potremmo dire che rappresenta l’intero cinema di casa nostra, visto che Gabriele Muccino è riuscito nell’impresa di riunire oltre una dozzina dei nostri attori più famosi (cito senza particolari preferenze: Accorsi, Favino, Crescentini, Gerini, Morelli, Tognazzi, Ghini, Sandrelli, Milo, Solarino, ecc…). Questo non basta di certo per farne un buon film, al contrario, potrebbe essere solo un espediente per nascondere le sue debolezze dietro allo star power. Nonostante questo, e il fatto che Muccino torni per l’ennesima volta a trattare un microcosmo generazionale – in questo caso quello dei quarantenni dell’alta borghesia romana – il regista sembra qui essere finalmente giunto, dopo la sua parentesi americana, a un certo equilibrio narrativo ed emozionale grazie anche alla notoria maturità stilistica.  Per chi è disposto a dargli una possibilità potrebbe essere la sorpresa della settimana.

Tra le altre uscite di settimana si segnalano anche Hannah di Andrea Pallaoro con una straordinaria Charlotte Rampling (Coppa Volpi a Venezia), Hostages di Rezo Gigineishvili, un film d’azione in cui un gruppo di giovani georgiani nel 1983 dirotta un aereo per fuggire in Turchia, il documentario Caravaggio – L’anima e il sangue girato in un lussuosissimo 8K (la maggior risoluzione oggi possibile al cinema) con la voce narrante di Manuel Agnelli. Infine, è uscito a sorpresa negli scorsi giorni una nuova produzione originale Netflix, The Cloverfield Paradox, terzo capitolo della saga omonima che si inserisce all’interno dello stesso universo narrativa, pur con una trama che non ha punti di contatto con i predecessori. L’idea di espandere l’universo del primo film con tante storie scollegate è interessante, ma l’opera in sé non è altrettanto riuscita.