Genova, oltre le borse tarocchiamo pure Modigliani

di REDAZIONE –

Il fatto è accaduto un anno fa, solo che le risultanze delle perizie che nel frattempo sono state effettuate, hanno impiegato il loro tempo. Al Palazzo Ducale di Genova, inaugurata a suon di fanfare e di tintinnii di calici di prosecco, nel marzo 2017 si aprì una mostra dedicata ad Amedeo Modigliani. Ventidue le opere esposte seguendo un preciso indirizzo storico-critico, una vera e propria mini-antologica che inorgoglì i genovesi e non solo.
Una “personale” del livornese, però, non poteva passare inosservata così, un giorno, si presentò in gran segreto al botteghino di Palazzo Ducale, uno dei massimi esperti toscani di Modigliani, quel Carlo Pepi che, data un’occhiata, capì subito che qualcosa non andava, i conti non riportavano. Pepi fece quello che ogni esperto d’arte farebbe nel momento in cui si trovasse di fronte a tarocchi: si rivolse alla magistratura. Motivando con dovizia di particolari il suo esposto, la Guardia di Finanza non potè fare altro che sequestrare tutta la mostra. Lo scandalo fu grande e Rudy Chiappini, curatore della personale, finì nel registro degli indagati. Oggi, a meno di un anno di distanza, l’esperta chiamata dal tribunale, il perito Isabella Quattrocchi, ha stabilito definitivamente che tutte le opere sono false, ad esclusione di un disegno capitato chissà come in mezzo a quel mare di mistificazioni.
I dirigenti di Palazzo Ducale dicono ora di sentirsi “parte fortemente lesa”, ma noi saremmo curiosi di sapere che tipo di controlli effettuano sulle mostre che programmano e se, Palazzo Ducale, come dovrebbero fare tutte le istituzioni di un certo peso, ha o meno un comitato scientifico in grado di validare le proposte. Da anni, purtroppo, stiamo assistendo in Italia a uno stillicidio di artisti e opere. Non c’è un cane che, di fronte al critico affermato, dica “parliamone un attimo” perché, il caso di Genova insegna, non ci troviamo di fronte neppure a critici d’arte ma imbonitori. Oltretutto, le nostre Accademie hanno formato nel corso degli anni fior di copisti, che saranno anche pessimi artisti, ma non sbaglierebbero una pennellata di Van Gogh neppure sotto tortura. Un’ultima annotazione. Per risparmiare sulle cornici, a Genova i curatori hanno usato quelle prevenienti dall’Est Europa e dagli Stati Uniti “per nulla ricollegabili né come contesto né come periodo storico a Modigliani”, ha scritto Isabella Quattrocchi, aggiungendo che le “tele esaminate sono state grossolanamente falsificate sia nel tratto che nel pigmento”. Ci piacerebbe sapere in quali faccende fosse affaccendato il comitato scientifico di Palazzo Ducale.