Terra Madre, Slow Food Marche presenta un progetto per le scuole

di REDAZIONE –

ANCONA – Terra Madre nello spazio della Regione Marche. È stato presentato un progetto educativo che Slow Food Marche svilupperà nei prossimi mesi, a partire dalla proposta del Manifesto Olio pane orto elaborato da Antonio Attorre. A tal proposito Attorre ne ha parlato a Torino, presentandolo con un intervento che è stato seguito da quelli di Ambra Micheletti e Barbara Alfei dell’Assam (struttura della Regione Marche che si occupa del settore agroalimentare e turistico). L’Istituto Alberghiero di San Benedetto, con il consueto contributo creativo della Dirigente Manuela Germani, ha già aderito allo spirito del progetto e, sensibile a tale tematica, ospiterà e sarà parte attiva nella prossima presentazione del 18 novembre del libro “Il mondo dell’olio”, edito da Slow Food, di Attorre, Soracco e Ricci, in collaborazione con I Luoghi della Scrittura e Slow Food San Benedetto del Tronto-Valdaso.

Per una sensibilizzazione sul valore dell’olio extravergine d’oliva, emblematico della biodiversità vegetale-alimentare marchigiana, ma più in generale per proporre un approccio culturale alla gastronomia, l’ospitalità, il turismo e un supporto formativo per studenti, operatori professionali, appassionati, pensiamo a un progetto educativo che coinvolga le scuole, a partire dagli Istituti Alberghieri. Un progetto all’altezza dei tempi non facili che stiamo vivendo, che sappia interpretare con la giusta profondità la recente introduzione della tutela della biodiversità nell’articolo 9 della Costituzione e l’aggiornamento sul valore della dieta mediterranea comprendente gli aspetti sociali e relazionali accanto a quelli nutrizionali.

L’attenzione, sempre più ineludibile, all’ambiente e alla sostenibilità, cui si sono aggiunte emergenze sanitarie e socio-economiche, anche legate al contesto internazionale e ai nuovi conflitti, impongono una consapevolezza e una coerenza di pratiche nei vari ambiti della produzione agricola, della ristorazione, del consumo, pratiche per le quali appare salutare una riflessione a partire da questo

In sintesi, ecco il “Manifesto Olio, pane, orto” presentato da Antonio Attorre

Negli ultimi venti anni l’attenzione all’alimentazione nei suoi vari aspetti è indubbiamente cresciuta favorendo una migliore consapevolezza e una maggiore diffusione di produzioni agroalimentari di qualità. Tuttavia la spettacolarizzazione a volte esasperata, una comunicazione spesso avvezza allo storytelling ossessivo e futile aggiungono confusione in un contesto nel quale restano costanti i danni prodotti dall’industria alimentare (alimenti trattati e precotti, uso massiccio della chimica, riduzione della varietà biologica e così via) e non è d’altra parte d’aiuto, per migliorare il nostro rapporto con il cibo, quel nutrizionismo che tende a scomporre il cibo nei suoi elementi nutrizionali trascurandone storia, concreta qualità, rapporto con i nostri desideri.

Nelle nostre scelte quotidiane ci troviamo così ad assecondare stili alimentari suggeriti da mode (magari aggiornate su sfondi green e glamour) e da grandi apparati comunicativi industriali (anche loro ovviamente aggiornati e al passo con i tempi) senza riuscire a sviluppare una concreta consapevolezza delle nostre scelte alimentari quotidiane, in casa e fuori. Le mode gastronomiche inseguono la stucchevole ricerca dello sbalorditivo che si manifesta prima nelle parole e poi nel piatto, nell’insensatezza di quei menù degustazione che diventano un’accozzaglia di sapori senza un percorso armonico, nella presunta creatività che pretenderebbe per sé lo status artistico ignorando biologia e fisiologia.

Se c’è una cosa che dovremmo aver capito è che mangiare è sempre un fatto culturale che qualifica il nostro rapporto con la biologia. Per questo deve essere libero dalle ottusità nutrizioniste e cercare sempre armonia tra piacere e salute, diffidare delle sofisticazioni industriali ma anche delle astruserie gastronomiche per infinocchiare gli ingenui. “Mangiare è un atto agricolo”, parola d’ordine di Wendell Berry fatta propria da Carlo Petrini e Slow Food, “Buono, pulito e giusto” sono slogan che contengono questa consapevolezza. Il senso ultimo del termine slow è soprattutto quello dell’attenzione, della riflessione critica e del rifiuto delle false narrazioni, alle quali mi sembra giusto contrapporre semplici pratiche di consapevolezza etica ed estetica, e di distinzione, come diceva Italo Calvino, del frumento dalla zizzania: nella vita, a partire dalla tavola.

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