Ottant’anni da Molleggiato

di MASSIMO CONSORTI –

Sembra impossibile, eppure Adriano Celentano compie 80 anni. Sembra impossibile perché lo abbiamo visto sempre tale e quale, l’istrionico cantante rock che esordì al cinema con Fellini e proseguì con Germi. Ottanta anni trascorsi a molleggiare non devono essere stati facili. Oltre ad articolazioni invidiabili, Celentano ha avuto la fortuna di avere una intelligenza viva e acuta che gli ha permesso spesso di cavalcare mode e stagioni, in altri casi di anticiparle.
Il ragazzo della via Gluck è stato ed è ancora un personaggio amatissimo dal pubblico, sia quando canta che quando predica, quando recita e quando si lascia andare a giudizi pesantissimi sulla nostra politica e sul nostro assetto sociale. Da altre parti lo chiamerebbero Guru, da noi semplicemente Adriano e senza correre il rischio di essere scambiato per Panatta.
Precursore dell’impegno ambientale, tema centrale di decine di canzoni e di una in particolare, Il mondo in Mi7 che resta ancora oggi un capolavoro, via via, il “nostro” ha affrontato anche altri argomenti come il lavoro, la povertà, le disuguaglianze sociali. Un artista a tutto tondo, quindi, campione di impegno e dei più entusiasmanti duetti con Mina capace di essere un attento osservatore e un finissimo esecutore.
Questa occasione però, l’ottantesimo genetliaco (nel caso di Adriano non si può dire semplicemente compleanno), ci riporta ai tempi felici di una parte della nostra provincia, quella zona di Arquata del Tronto che il terremoto ha provveduto praticamente a cancellare.
Era il 1968 e il grandissimo Pietro Germi girò il film Serafino. Così Gino Santercole ricorda il primo incontro di Adriano con il regista: “Il primo provino di Celentano per questo film andò malissimo. Adriano fu scartato da Pietro Germi, il quale disse che, con quella faccia da gangster, Adriano era buono solo a fare film gialli. Germi spiegò a Celentano che Serafino è uno che ride, che è sempre aperto. Allora Celentano gli chiese un altro provino e lì cambiò tutto: Germi rimase entusiasta e durante tutta la prima settimana di lavorazione controllò che Serafino non tornasse Celentano”.
La storia di quel pastore marchigiano, in un film che vedeva la partecipazione di una giovanissima Ottavia Piccolo, conquistò l’Italia e il mondo, facendogli vincere il Gran Premio al Festival di Mosca del 1969. La location scelta, Arquata e le sue frazioni Spelonga e Capodacqua, diede al film quel tocco unico che lo scenario dei Monti Sibillini consegna a una panoramica di grande classe ripresa in montagna.
Ancora oggi, ad Ascoli Piceno, c’è chi ricorda un signore alto, con tabarro, cappello nero e il Toscano fra le dita, sorseggiare vino rosso nelle cantine, quelle che si affacciavano sul Tronto. E c’è chi ricorda un giovane bruttino, vestito alla sanfasò, che ascoltava le cose che quel signore distinto gli diceva in un orecchio e che lui assorbiva come una spugna.
Il film venne poi completato con riprese a Visso, a Norcia, a Castelluccio e perfino a Campo Imperatore ma il cuore della vicenda, rimase sempre ad Arquata del Tronto.
Auguri ad Adriano Celentano per i suoi 80 anni e auguri agli abitanti di una zona che amiamo e che merita di riprendersi il prima possibile.