Tommaso La Selva, una mente fervida e raffinata sempre pronta a raccogliere sfide

di ALCEO LUCIDI –

É morto a 54 anni Tommaso La Selva, lasciando un vuoto tanto improvviso quanto incolmabile in tutta la Riviera, nel mondo culturale e, soprattutto, nel cuore di quanti gli hanno voluto bene. Vogliamo ricordarlo con le parole di Alceo Lucidi – 

Tommaso La Selva l’ho conosciuto oltre vent’anni fa. Allora era molto preso da un’associazione culturale, la “Blow Up”, che si era costituita poco tempo prima e che avrebbe fatto molto parlare di sé, non solo a livello locale. Tommaso aveva contribuito a crearla assieme ad un gruppo di intraprendenti e coraggiosi giovani che affondavano le loro radici, soprattutto, nel cinema d’autore, l’essai,o anche nella migliore traduzione del cineforum stile anni Settanta (come forma di espressione culturale elitaria e piuttosto ristretta, limitata alle rivendicazioni politiche ed ideologiche di gruppi pressoché isolati).

Nel territorio piceno si trattava di proposte molto avanzate, culturalmente elaborate, che si capivano a malapena. Una delle prime rassegne tematiche aveva ad oggetto i contrasti generazionali e, ricordo, si proiettò I Pugni in tasca di Bellocchio. Una programmazione ragionata che vedeva in Tommaso un punto di riferimento ed una mente fervida, raffinata, già pronta a raccogliere sfide. Quell’associazione esiste tuttora e, come La Selva, è evoluta in più ambiti, quasi un organismo in frenetica crescita. Dal cinema degli inizi alla letteratura, dal confronto politico (Tommaso l’ha vissuto da militante di “sinistra” essendo stato segretario comunale di Sel a San Benedetto e poi candidato consigliere comunale) al dibattito storico, fino ad arrivare all’enogastronomia e alle tematiche – a noi più vicine – dell’ecologia e dell’ambientalismo.

Il suo non era, però, un eclettismo intellettuale ostentato. La condizione di permanente formazione e ricerca si attuava per un processo, direi, naturale ed in una continua osmosi tra un preciso suo modo di essere e i bisogni della collettività che vedeva sempre più minacciati dall’individualismo e l’immiserimento del dibattito sociale sui grandi temi della (post)contemporaneità.

Tommaso, in quel suo inesausto, colto, ostinato dinamismo aveva unito la dimensione culturale e l’impegno civico tanto da farne una cifra della sua condizione di uomo di cultura in grado di imprimere un segno riconoscibile allo sviluppo del tessuto comunitario locale. Su questo, penso, andrà effettuata un’attenta ricognizione, in come – voglio dire –il suo operare abbia fermentato e si sia riverberato in tante generose iniziative: il giornalismo culturale, l’attivismo sindacale, il dibattito pubblico, l’approfondimento in ambiti insospettati (i tarocchi e la simbologia cabalistica ad esempio). Quel nome de plume che si era dato fotografa a pieno la sua duttilità: Baltasar Gracìan, ovvero il gesuita, scrittore e filosofo spagnolo del Seicento autore de El Criticon, allegoria della vita umana che solo la luce dell’intelletto può illuminare e sostenere.

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