“Giallo Seta” di Alessandra Bucci e Antonio D’Amore, un inno all’amore senza l’ostacolo del tempo

di ROSITA SPINOZZI –

Un inno all’amore universale, in grado di ricongiungere due cuori affini nonostante l’ostacolo del tempo. Perché l’amore ha le ali di una farfalla, è fresco come la seta e a volte è colorato anche di giallo. L’amore è “Giallo Seta” –

Ci sono libri che parlano anche dopo averli letti da parecchio tempo. Libri che restano deliziosamente sospesi oltre ogni dimensione temporale e, ogni volta che osservi la loro copertina, hanno ancora qualcosa da sussurrarti, da ricordarti. Libri i cui personaggi diventano amici con i quali condividere gioie, dolori e, in alcuni casi, anche una buona dose di suspense. Ebbene “Giallo Seta” (Edizioni Il Viandante) è uno di questi. Scritto a quattro mani da Alessandra Bucci e Antonio D’Amore, il libro arriva a me come un dono natalizio da parte di Alessandra: è un grigio pomeriggio invernale, piove e fa freddo. Alessandra me lo fa trovare nella cassetta della posta. La immagino bella, solare e sorridente come lei sempre è, nel delicato gesto di inserire un libro a cui, giustamente, tiene tanto: è la sua nona opera letteraria, la prima scritta insieme al giornalista Antonio D’Amore, ed è stata recentemente presentata al Salone del Libro di Torino. Non può esserci un dono più bello di un libro tra due donne che si stimano e amano la scrittura. E infatti lo è. Resto subito conquistata dalla dedica e dalla copertina in cui appare Villa Adriana in tutto il suo splendore. Ed è proprio all’interno di questa antica dimora che si trasferisce Giulio, uno scrittore malato di leucemia, per dare sollievo al suo corpo e soprattutto alla sua anima.

Giulio è un uomo irrisolto, insoddisfatto, non riesce più a scrivere e questa eredità improvvisa ha un po’ il sapore di una rinascita. Nuovi luoghi da conoscere, nuove storie da raccontare. Le antiche dimore hanno sempre molte cose da dire, si sa. Giulio lo scoprirà presto, ma anziché trovare se stesso troverà una “nuova dimensione del cuore”. Che, in fondo, è proprio quello di cui sentiva la mancanza. L’elemento “scatenante” è lo splendido ritratto di una donna vissuta in quei luoghi nell’Ottocento, Adriana De Panfilis. La sua bellezza è commovente, Giulio non riesce a distoglierne lo sguardo. In lui cresce l’ardente desiderio di conoscere ogni dettaglio della vita di questa donna incantevole che, scopriremo, essere vittima di un triste destino. Gli viene in aiuto una scatola di latta trovata casualmente nella piccola dépandance immersa nel verde giardino della villa: al suo interno c’è una lettera d’amore scritta da Adriana De Panfilis a Ruggiero Odorisio, il pittore che l’ha ritratta. Le sue parole toccano il cuore di Giulio che, incurante dei centocinquanta anni che li dividono, inizia una relazione epistolare con lei.

E se ne innamora perdutamente, creando perplessità nel suo migliore amico Angelo e sconforto in Iole che è a suo servizio nella villa. Almeno così appare nel “mondo” di Giulio, perché scopriremo che la realtà è molto diversa. Non mi dilungo sulla trama, avvincente e ben delineata dagli autori che, onore al merito, riescono a tenere viva l’attenzione anche quando tutto sembra essere ormai chiaro. E invece no, ecco che arriva l’ennesimo “colpo di scena” a procurare quel sottile piacere che ci fa restare piacevolmente incollati alle pagine del libro che profuma di autenticità. Giulio e Adriana sono due anime ferite, piegate dagli eventi, apparentemente divise dal tempo. Un tempo che Giulio non accetta e vuole “scavalcare” per raggiungere l’unica donna che lo comprende al punto tale da farlo sentire vivo. Alessandra Bucci e Antonio D’Amore sono stati molto bravi nel trasmettere le emozioni dei protagonisti: il tormento interiore di Giulio, l’infelicità di Adriana; persino Angelo e Iole, seppure in secondo piano, li “sentiamo” come parte imprescindibile della storia.

Poi c’è il fascino della relazione epistolare: nel libro è presente l’intero carteggio dove lo stile ottocentesco di Adriana va ad incontrarsi con quello contemporaneo di Giulio. Ho amato molto questa parte e, seppure per motivi completamente diversi, mi ha riportato alla mente lo spessore emotivo presente nel romanzo “Le relazioni pericolose” di Pierre Choderlos de Laclos. E di questo li ringrazio, perché Alessandra e Antonio ci hanno fatto rivivere le suggestioni di un amore anche attraverso un sapiente uso della parola. E le parole di una donna e uomo come loro, capaci di sognare, valgono tanto perchè hanno dato vita ad un libro bellissimo che è un inno all’amore universale, in grado di ricongiungere due cuori affini nonostante l’ostacolo del tempo. Perché l’amore ha le ali di una farfalla, è fresco come la seta e a volte è colorato anche di giallo. L’amore è “Giallo Seta”.

Copyright©2023 Il Graffio, riproduzione riservata