Vicky Granatiero: «Chi sceglie la via della cultura nel nostro Paese non ha vita facile»

di ROSITA SPINOZZI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Vicky Granatiero è la prima classificata – ex aequo con Matteo Olivieri – al concorso “Aria. Respirare poesia” realizzato dall’Associazione MultiCulturale VisionAria. Una vittoria più che meritata grazie alla sua splendida poesia “Ali” che volge lo sguardo al popolo turco e siriano dopo il devastante terremoto avvenuto il 6 febbraio. E pensare che non si riteneva all’altezza di una prova in cui, invece, ha dato ampia dimostrazione del suo talento. Comporre versi seguendo un tema che viene reso noto nel momento stesso in cui si deve affrontare la prova in classe non è certo una facile impresa. Fa paura. E la paura è proprio il tema con il quale Vicky si è confrontata. Trionfando su tutti i fronti: non solo ha sconfitto la paura, ma ha anche vinto il concorso. Diciotto anni, studentessa dell’IIS Capriotti (5DL), Vicky vive a San Benedetto del Tronto, è molto legata alla famiglia e al suo ragazzo, nutre un profondo rispetto nei confronti delle sue insegnanti, ama incondizionatamente la lettura, considera “terapeutica” la scrittura e le piace scendere in piazza per manifestare ciò in cui crede. Le stanno a cuore tematiche come il razzismo e l’omofobia, verso le quali cerca di sensibilizzare più persone possibili scrivendo sui social, di cui fa un uso consapevole. Dulcis in fundo, nutre una grande passione per Umberto Saba e Dante Alighieri. Che altro dire? Vicky ci ha conquistato con la sua personalità. È lo specchio di una sana e intelligente gioventù.

Vicky, prova descriverti con una frase
La frase che più mi rappresenta è l’ultimo verso della poesia “Ed amai nuovamente” di Umberto Saba, dedicata a sua moglie Lina: “e tutto seppe, e non se stessa, amare”.

Un tuo pregio e un difetto
Sono una ragazza molto sensibile verso tutto ciò che mi circonda. Il mio peggior difetto? La testardaggine.

Qual è il valore della poesia ai nostri giorni?
In particolare, alla poesia viene attribuito scarso valore e sono sempre meno i giovani che si avvicinano a questo genere. Fortunatamente però, ci sono ancora dei ragazzi che, come me, credono nell’importanza della creatività.

“La paura” in ogni sua accezione, fisica o metaforica: questo il tema del concorso “Aria – Respirare poesia”. Qual è il tuo rapporto con la paura?
Non credo sia facile parlare di questo sentimento, soprattutto al giorno d’oggi. La mia più grande paura riguarda il futuro. Purtroppo nel nostro Paese chi sceglie di “vivere di cultura” seguendo le proprie inclinazioni non ha vita facile. Le opportunità sono poche e attualmente il mondo del lavoro predilige gli studi scientifici. Nonostante il nostro paese sia il più ricco di beni culturali, questo aspetto non viene valorizzato abbastanza e si tende e denigrare l’arte in ogni sua forma.

Con la poesia “Ali”, molto bella e intensa, sei la vincitrice del concorso a pari merito con Matteo Olivieri. È stata una “prova” difficile? Parlaci della tua poesia
In realtà inizialmente ero titubante e non mi ritenevo all’altezza della prova. Avevo seguito con grande interesse le lezioni del prof. Francesco Tranquilli, ma non ero intenzionata a partecipare al concorso. Poi però, confrontandomi con il mio amico Matteo Piermanni, secondo classificato, ho capito che non avevo nulla da perdere. Il giorno della prova, di fronte al tema della paura, il mio pensiero è immediatamente “volato” al popolo turco e siriano, vittima del devastante terremoto avvenuto il 6 febbraio. Ho immaginato una sera come tante, caratterizzata da una quotidianità inconsapevole, interrotta bruscamente dal tremore della terra. Ho descritto la paura di una madre che cerca disperatamente di trarre in salvo la figlia, invano. Alla fine della poesia la piccola, sotto forma di angelo, poggia le labbra sulla testa della madre, in un dolcissimo bacio che richiamo il gesto del primo verso, ma al contrario. Avendo vissuto in prima persona gli effetti del terremoto che nel 2016 ha colpito la nostra terra, mi sono sentita in dovere di dare voce a tutti coloro che una voce ora non ce l’hanno più.

Quali sono i tuoi punti di riferimento?
I miei punti di riferimento sono sicuramente la famiglia e il mio ragazzo, che sostengono ogni mia scelta e mi rendono una persona migliore, ogni giorno di più.

Una persona che ammiri molto
Nutro un profondo rispetto nei confronti della mia professoressa di storia e latino del biennio, Maria Francesca Santori, e della mia attuale professoressa di italiano, Paola Sguerrini. Se oggi sono ciò che sono è anche merito loro, che hanno creduto nelle mie capacità e tirato fuori il meglio di me stessa, trasmettendomi la loro passione per la materia e l’insegnamento. In futuro aspiro a diventare un’insegnante come loro.

Quali sono le tue passioni? (Letterarie, cinematografiche, musicali, hobby…)
Il mio tempo libero lo trascorro leggendo, scrivendo, ascoltando musica o guardando serie televisive. Leggo di tutto, dai grandi classici della letteratura a romanzi distopici di autori contemporanei. Amo viaggiare e gli animali, in particolar modo, i gatti. Inoltre, appena ne ho l’occasione, mi piace scendere in piazza e manifestare per ciò in cui credo.

Che rapporto hai con i social?
Sono abbastanza attiva sui social, seppure con le dovute precauzioni. Su Instagram, oltre alle mie foto, pubblico articoli scritti da me su tematiche attuali, come il razzismo e l’omofobia, sperando di sensibilizzare più persone possibili.

Che rapporto hai con la scrittura? A tal proposito ci sono progetti letterari in volo, magari un libro, o raccolta di poesie, in programma?
La scrittura per me è un’attività terapeutica, uno sfogo personale e un modo per stare in pace con me stessa. La necessità di scrivere è arrivata alle scuole medie, in un periodo non troppo felice per me. Non avevo molti amici e passavo il mio tempo libero nella mia cameretta a leggere. Ad un certo punto, nella mia solitudine, ho sentito il bisogno di confidarmi con qualcuno. Alla fine la confidente perfetta l’ho trovata nella carta, silenziosa compagna alla quale potevo raccontare di tutto, senza mai essere giudicata. In generale, scrivo più prosa che poesia, anche se mi piace coltivare tutti i generi. Un giorno mi piacerebbe pubblicare i miei racconti e rimanere sempre in contatto con i giovani.

Qual è il tuo poeta (o poesia) preferita?
Sono particolarmente affezionata ad Umberto Saba: lo sento molto vicino a livello emotivo e mi ritrovo nelle sue poesie. Più volte mi sono recata a Trieste, la sua città natale, per visitare i luoghi da lui descritti. Ho avuto la fortuna di conoscere Mario Cerne, l’attuale direttore della libreria dove un tempo lavorava Saba e di osservare dal vivo i suoi scritti originali.

Come ti vedi tra dieci anni?
Il mio sogno è quello di diventare professoressa e di trasmettere ai miei alunni la passione che tanto mi caratterizza.

In generale, sei ottimista o pessimista?
In generale, mi definisco più pessimista che ottimista: spesso tendo a pensare al peggio e l’ansia prende il controllo dei miei pensieri. Sto cercando di migliorare questo aspetto, con il fine di vivere una vita più serena.

Quali saranno i tuoi studi e progetti futuri?
Ho deciso di seguire la mia vocazione per la letteratura e a settembre inizierò a frequentare l’Università di Lettere Moderne a Bologna. Inoltre, essendo una grande appassionata del Sommo Poeta, mi piacerebbe approfondire gli studi sulla Divina Commedia e tenere conferenze in merito.

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Vicky in contemplazione davanti al toccante “Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca nella chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna, la città del suo cuore