“Outsider Art” a San Benedetto, il diritto di volare attraverso i colori della mente

(foto di Stefania Lunerti)

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si resta sorpresi nel visitare la mostra esposta alla Palazzina Azzurra dal 28 gennaio al 19 febbraio 2023. Già a partire dal nome dato all’esposizione: “Il diritto di volare”. Titolo quanto mai appropriato e giusto che, nella sintesi di uno slogan, dice molto sul significato e sul senso. Stupisce, positivamente, l’avere scelto di connotare la mostra come “Outsider Art”. Certo, si tratta di “arte irregolare”, al di fuori dei canoni e dei canali tipici, oltre quel variegato mondo fatto di artisti, critici d’arte, collezionisti e galleresti  che decidono i destini dell’arte figurativa. Outsider Art: definizione sublime che ci ricorda che in ognuno si cela la possibilità dell’espressione fatta di colori e forme, la possibilità di raccontare per emozioni proiettate su tela, dove la parola trova la strada di una matita e le sfumature del pensiero quella del pennello. In fondo siamo tutti outsider, siamo tutti irregolari, verrebbe da dire.

Ogni volta che si esce dal recinto di uno schema mentale viene liberata energia creativa e questa, se aiutata a trovare una forma espressiva, diventa arte. Dobbiamo al pittore francese Jean Dubuffet la definizione di quella che lui, anticipando di un trentennio il critico inglese  Roger Cardinal, chiamava “Art Brut”, ovvero arte talvolta grezza, di non professionisti, di persone fragili e con disagio mentale che vedono nel disegno e nell’arte figurativa in genere una forma di arteterapia che va oltre lo scopo medico e occupazionale: diventa liberazione, volo dell’anima, incontro tra conscio ed inconscio. È il salto oltre il recinto, oltre ogni steccato mentale. Diventa vita, è quel tutto interiore che esiste a dispetto dell’apparenza e dei limiti e che cerca l’occasione per rivelarsi. E quando lo fa, supera in immaginazione ogni aspettativa. Lo stupore maggiore si ha quando, visitando la mostra senza conoscerne la genesi, si è proiettati in un mondo di colori vivaci e brillanti, di elaborazioni curate e dettagliate, tutt’altro che “grezze”, nient’affatto banali. Composizioni elaborate, studiate, forse sofferte, sicuramente ben riuscite. Sicuramente amate.

La mostra, curata da Alessandra Morelli, ha per protagonisti gli ospiti del Centro Diurno “I colori della mente” di San Benedetto del Tronto. Ricordiamo che il centro è una struttura del Dipartimento di Salute Mentale e, tramite laboratori espressivi ed attività clinico-terapeutiche, si prefigge di aiutare gli utenti  nello sviluppo delle capacità comunicative, relazionali, individuali e sociali. I laboratori sono ad ampio raggio, dal teatro alla scrittura, passando per le arti vere e proprie. Senza entrare troppo nello specifico del Centro che merita tutta la stima possibile per quello che riesce a fare, così come meritano stima tutti gli operatori sanitari, gli assistenti e i volontari, torniamo alla mostra. Torniamo agli artisti e a Debuffet che affermava “…Se nourrir des inscriptions, des tracés instinctifs”, ovvero, semplificando, occorre nutrirsi di ciò che è istintivo. Occorre dare spazio e forma perché è così che diamo voce e sostanza a noi stessi, a questi ragazze e ragazzi che hanno bisogno di rivelazione, che chiedono di allargare la porta allo stupore, il nostro stupore, la nostra meraviglia nel vederli felici.

Soffermandoci sui dipinti e sulle altre elaborazioni verrebbe da pensare, in più di un caso, anzi spesso, che si tratti di opere di artisti affermati. I lavori appaiono maturi, frutto di esperienza e conoscenza tecnica e rappresentano una vera immersione emotiva. Certo, molto merito e riconoscimento va anche a chi, nei laboratori, ha saputo guidare, ha avuto la pazienza e l’amore, molto amore, per stare vicino ai giovani artisti naïf. Ma chiunque conosca un po’ le dinamiche mentali sa che non basterebbe la vicinanza se non ci fosse del proprio. L’esposizione dà luogo a quel “proprio” di farsi largo, di mettersi nella giusta luce, di darci la possibilità, a noi che guardiamo, di poter abbracciare idealmente l’infinito bisogno d’affetto e riconoscimento che si cela in loro, in ogni “outsider artist”. Al di là di ogni altra considerazione, invito tutti a visitare la mostra, che si snocciola nei due piani della Palazzina Azzurra, in tutti locali. È un regalo che facciamo a noi stessi, per il puro piacere di vedere delle belle opere, talvolta rivisitazioni di dipinti famosi, in altri casi creazioni di talentuosa fantasia, in altri ancora dei mandali accurati e avvincenti. Ed altro ancora. Rimarrà sicuramente tra i propri migliori ricordi.

(foto di Stefania Lunerti)

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