Cultura a San Benedetto, intervista con l’assessore Lina Lazzari:«È importante costruire percorsi condivisi»

(foto @Il Graffio.online)

di ROSITA SPINOZZI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Torna in campo dopo dieci anni animata dalla consapevolezza che San Benedetto è una città che merita decisamente molto più di quanto ha avuto finora. Sono tempi difficili, è vero, ma la determinazione e l’entusiasmo che caratterizzano l’assessore Lina Lazzari fanno ben sperare. Ex presidente del Consiglio comunale con la Giunta Perazzoli nel secondo mandato, e consigliera comunale nel primo mandato di Gaspari, attualmente Lina Lazzari è assessore alla cultura, pubblica istruzione, università, pari opportunità e inclusione sociale nella squadra del neosindaco Antonio Spazzafumo. È venuta a trovarci in redazione, perché “un giornale che pone la cultura al centro della sua linea editoriale merita stima e considerazione”. Parole che fanno bene al cuore, finalmente. Il risultato di questo incontro? Un pomeriggio molto interessante trascorso con una signora di grande garbo e intelligenza, un colloquio tra due donne che amano la Cultura. E un’intervista in cui si evince tutto l’amore che Lina Lazzari nutre nei confronti della sua città. Un amore che merita di essere corrisposto.

Cosa l’ha convinta a tornare in politica?

Non è stata una decisione semplice perché in questi anni mi sono dedicata al sociale e in quel settore ho avuto grandi soddisfazioni. Poi è arrivato il Covid che ha cambiato le nostre vite e, di conseguenza, ha impedito di avere rapporti lineari e diretti con le associazioni. C’è stato, così, un momento riflessione. E quando mi hanno proposto di tornare in politica con Spazzafumo ho accettato quasi subito, d’impeto: mi faceva piacere rimettermi in discussione e cercare di essere utile.

Rimettersi in discussione con una squadra che lei ha definito “multietnica”: un punto di forza o uno svantaggio?

Assolutamente un punto di forza, anche se è una squadra che va gestita perché ogni volta bisogna rimettersi in discussione, confrontarsi e trovare sintesi con alla base un percorso democratico e di crescita per tutti. È molto stimolante.

Come ridare credibilità a San Benedetto?

San Benedetto ha necessità di tornare a credere in se stessa, c’è molto lavoro da fare da un punto di vista amministrativo. Ma questo è un lavoro che ha senso soltanto se si sviluppa insieme alla città perché ci permette di crescere tutti. In questo periodo natalizio si stanno alternando eventi molto emozionanti, come ad esempio, i concerti: uno per tutti, quello dell’Istituto Vivaldi in cattedrale è stato meraviglioso. La città è composta da tante persone creative e da tante intelligenze, pertanto dobbiamo imparare a valorizzare queste realtà.

Ci sono anche tanti giovani e manifestazioni da “ripristinare”…

È vero. Sono abituata a parlare con i fatti, di quello che vorrei fare e non di quello che è stato fatto. Sicuramente, in base ai presupposti da cui si muove mio lavoro, ho sempre ritenuto di partire dalla quotidianità della cultura e dalla valorizazzione delle realtà locali. Il programma natalizio sta offrendo molte opportunità in tal senso, dando modo di esprimersi ad alcuni, anche se non tutti. Cercherò di dare spazio all’operato di  più associazioni possibili, di costruire percorsi importanti affinchè la nostra città possa diventare un punto di riferimento culturale, e non solo, per buona parte del nostro territorio. Se non ci poniamo anche obiettivi altri rischiamo di rimanere fermi: viviamo tempi  in cui ci si muove in fretta, quindi dobbiamo imparare dinamiche culturali diverse. È importante costruire percorsi condivisi.

Dopo il gradito “ritorno a casa” del Re Nudo e di Cinì, possiamo sperare nei riflettori accesi anche per il Festival Ferrè?

Sicuramente, sono realtà già molto importanti per la città. Esistono dinamiche culturali che si possono riproporre, ma anche spazi nuovi, diversi, con occhio rivolto alla contemporaneità e alla sperimentazione. Per quanto riguarda il Festival Ferrè non ho ancora contattato il prof. Gennari, anima pulsante di questo evento che ha dato tanto lustro alla città. É giusto conoscere il suo pensiero e, appena possibile, sarà mia premura incontrarlo e valutare se ci sono le condizioni per riproporre un momento culturale così importante.

Come sarà la stagione teatrale del nuovo anno?

Speriamo, innanzitutto, di poterla sviluppare così come l’abbiamo programmata visto il preoccupante andamento della pandemia. Ho trovato grande collaborazione e professionalità nell’Amat regionale: abbiamo creato una stagione interessante con le risorse che avevamo a disposizione, motivo per cui ringrazio il Bim Tronto che ci ha sostenuto in questo percorso. Gli spettacoli sono quattro, di cui uno fuori abbonamento (“Fratelli” di Edoardo Ripani), ne proporremo uno al mese da gennaio fino ad aprile. Abbiamo cercato di mettere insieme proposte differenti in grado di accontentare sia il pubblico impegnato che quello amante di spettacoli più “fruibili”. Oltre a Ripani, ospiteremo al Concordia Enzo Decaro (“Non è vero, ma ci credo”), Giuliana Musso e Maria Ariis (“Dentro. Una storia vera, se volete”), Sergio Rubini (“Ristrutturazione”), Chiara Francini e Alessandro Federico (“Coppia aperta, quasi spalancata”), Paola Gassmann e Ugo Pagliai (“Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore).

Le proposte giovanili?

Ben vengano, in quanto presterò attenzione anche alle realtà teatrali giovanili che costruiscono spettacoli particolari, alternativi, interessanti a cui ho in animo di dare voce. I giovani che finora ho incontrato mi hanno contagiato con il loro entusiasmo e la validità delle proposte. Ma non ci sarà solo il teatro: ampio spazio anche alla musica. E ritorneranno i fumetti. Stiamo “costruendo”…

Parliamo dei punti solidi del suo assessorato: a cosa dedicherà maggiore attenzione?

Non ci sono preclusioni: la cultura e il mondo dell’arte hanno diverse sfaccettature interessanti da valorizzare. Pittura, musica, danza, teatro, non ci sono confini. Da parte mia ci sarà apertura, condivisione, fiducia nelle potenzialità e nella creatività dei giovani e delle realtà ormai consolidate.

Come spera che troveremo la città tra cinque anni?

Migliorata, innanzitutto. Consapevole di se stessa, partecipativa, orgogliosa di aver costruito una propria identità, più tecnologica, più ecologica, più ordinata.

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