Nella magica notte di Natale anche gli animali parlano

Natività di Giotto, 1303

di AMERICO MARCONI –

Nella notte di Natale festeggiamo la nascita di Gesù, figlio di Dio, che nasce dalla vergine Maria e dal padre Giuseppe. E questo è tra i fatti più straordinari accaduti nella storia dell’umanità. Inoltre, la notte tra il 24 e il 25 dicembre, accadono una serie di prodigi in parte narrati nei Vangeli apocrifi e soprattutto dal testo più importante degli Esseni: il libro di Gesù. La tradizione popolare arricchisce d’insoliti sviluppi tali racconti. C’è una credenza diffusa in tutta Italia che riguarda la Vigilia di Natale: gli animali, quella notte, parlano tra loro.

Dice un proverbio: «La notte de Natà tutte le bestie sa’ parlà / La notte di Natale tutte le bestie sanno parlare». Quindi è raccomandato dar loro da mangiare in abbondanza nel pomeriggio e durante la notte non entrare nelle stalle. Perché se si entrasse si udirebbe ciò che dicono gli animali. E questo è sconveniente e pericoloso. Uno dei discorsi, tra due buoi, udito e raccontato è il seguente. «Cumpà domani che fai?» «Se il padrone non mi porta a lavorare mangio e mi riposo. E tu che farai?». «Cumpà io porterò con il carro il padrone sottoterra». «E dai, non dire stupidaggini». «Non le dico. Mi ha talmente maltrattato con la frusta e con i carichi pesanti che merita di morire». E difatti il giorno dopo il padrone morì. Dunque nella notte di Natale agli animali non è dato solo il dono della parola ma pure la capacità di vendicarsi. Per questo durante l’anno è meglio non maltrattarli e rispettarli. E il giorno della Vigilia trattarli ancora meglio.

Il libro di Gesù – o dei 12 Apostoli – è il testo fondamentale degli Esseni. I cui membri vestivano di bianco e seguivano un’alimentazione vegetariana. Nel libro il piccolo Gesù è legatissimo agli animali. Tanto da impararne il linguaggio e compiere miracoli anche per loro. Tutti gli animali dei campi lo rispettavano e gli uccelli non avevano timore di lui. E Gesù predicava: «Nessuno dovrà ferire od uccidere sul mio Sacro Monte; poiché la terra dovrà essere piena della conoscenza di Dio, così come le acque ricoprono il letto del mare. E in quei giorni concluderò un’Alleanza con gli animali della terra e con gli uccelli dell’aria, con i pesci del mare e con tutte le creature del mondo».

Una volta, mentre Gesù percorreva un sentiero di montagna ai margini del deserto, incontrò un leone che veniva inseguito da molte persone. Intenzionate a ucciderlo con pietre e giavellotti. Ma Gesù li rimproverò:«Perché cacciate le creature di Dio che sono più nobili di voi? Esse, che in fondo dovrebbero essere amiche dell’uomo, sono divenute sue nemiche a causa della crudeltà di molte generazioni. In esse si manifesta la potenza di Dio, la sua pazienza e la sua compassione. Smettete di inseguire questa creatura! Non vuole farvi alcun male. Non vedete come fugge davanti a voi ed è spaventata dalla vostra violenza?». E il leone si avvicinò e si accovacciò ai piedi di Gesù, mansueto e riconoscente.

Ecco il messaggio pieno di saggezza e incredibilmente attuale per la notte di Natale. Dobbiamo rispettare tutti gli esseri animati e inanimati che popolano la Terra: piante, animali, rocce, acqua, aria. E non solo usarli e sfruttarli a nostro piacimento. Perché, se ancora non ce ne siamo accorti nonostante la pandemia, il mondo può sopravvivere senza di noi. Ma siamo noi a non poter sopravvivere senza il mondo.

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“Le due madri” di Giovanni Segantini, 1889