Renato Rascel, trent’anni senza il grande artista

di GIUDITTA CASTELLI –

Ci ha fatto ridere e piangere. Era un piccolo grande uomo, un artista a 360° Renato Rascel, pseudonimo di Renato Ranucci, che in occasione del trentennale della sua morte (Roma 2 gennaio 1991), vogliamo ricordare con ammirazione e gratitudine per l’immenso patrimonio artistico e culturale che ci ha donato. Figlio d’arte, padre Cesare Ranucci cantante di operetta e madre Paola Massa ballerina classica, Renato Rascel aveva ereditato i geni artistici che hanno fatto di lui un concentrato di comicità, l’ispiratore dei grandi Garinei e Giovannini delle prime commedie musicali all’italiana. Rascel è stato l’iniziatore di un umorismo lontano dai doppi sensi sessuali, più infantile e surreale, atleta disarmante che riuscì a travolgere qualunque pubblico, strappando ad esso una immensa risata liberatoria per sdrammatizzare periodi difficili come fu quello bellico del 1939.  Come potrebbe essere attuale anche per rendere più leggero questo periodo difficile per l’umanità, la sua filastrocca surreale: “É arrivata la bufera/ è arrivato il temporale/ chi sta bene e chi sta male / e chi sta come gli par”.

A Roma, città d’adozione, Rascel dedicò una delle sue più belle, romantiche e immortali canzoni che gli diede notorietà internazionale: “Arrivederci Roma (1957)”. Un produttore cinematografico di Hollywood infatti, gli propose di girare un film “The seven hills of Rome, al fianco del tenore Mario Lanza e di Marisa Allasio. Il film verrà distribuito in Italia con il titolo “Arrivederci Roma”. La carriera cinematografica di Rascel andò avanti: “Come te movi, te fulmino!” diretto da Mario Mattoli, “Policarpo, ufficiale di scrittura” per la regia di Mario Soldati che gli valse il premio David di Donatello. Rascel conquistò anche il pubblico televisivo degli anni ’50 –’60  con i suoi spettacoli musicali, partecipazioni a festival (della canzone napoletane e Sanremo), Commedie musicali fra le quali “Il giorno della tartaruga” del 1964 di Garinei e Giovannini, a fianco di Delia Scala. Ma anche “I racconti di padre Brown”, sceneggiato televisivo prodotto dalla Rai nel 1970 e diretto da Vittorio Cottafavi.

Non si può concentrare in un articolo la complessa vita artistica di Rascel, attore e comico tra i più popolari in Italia, autore di canzoni ed anche commentatore radiofonico di sport e maestro. Giorgio Strehler lo chiamò a tenere un ciclo di lezioni sulla scrittura drammaturgica presso la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Al pubblico giovanile Rascel ha dedicato tre libri di favole per l’editore Mursia, tra cui “Il Piccoletto”. In onore del maestro e del grande artista si può solo rinnovare la memoria per invitare i giovani a ricercare le proprie radici artistiche culturali attraverso la scoperta e la conoscenza dei grandi italiani di ogni tempo. Torino, la città in cui era nato il 27 aprile 1912, lo ha celebrato in occasione del centenario e in suo ricordo è stato istituito nel 2019 il Premio Renato Rascel, ideato dalla moglie Giuditta Saltarini e dal  figlio Cesare.

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