Ivan Graziani, da Teramo alle Marche: un’unica linea rock

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Ivan Graziani ha amato le Marche fin da studente. Nato a Teramo il 6 ottobre 1945, aveva scelto Ascoli Piceno per frequentare l’Istituto Statale d’Arte e successivamente Urbino per diplomarsi all’Istituto di Arte Grafica. Il disegno ha rivestito un ruolo determinante nella sua vita, al pari della chitarra. Musicalmente, aveva avuto una prima e significativa esperienza abruzzese con Nino Dale, ovvero con “Nino Dale and His Modernists”, in seguito con il gruppo marchigiano “Ivan e i Saggi”, dove i saggi erano Velio Gualazzi (proprio lui, il padre del bravissimo Raphael Gualazzi) e Walter Monacchi. Era il 1966, ci si stava preparando alla grande ondata delle band musicali genere beat. I tempi e l’atmosfera erano maturi per Ivan Graziani, per il suo rock, sempre più affinato e personalizzato, sottile e intimista.

La creatività si esprimeva anche cambiando nome al gruppo in “Anonima Sound” con il quale ha inciso diversi dischi, fino al 1970, anno in cui il complesso si è sciolto. L’anima artistica, musicale e fumettistica, lo ha portato a scelte da solista, ma anche a collaborazioni di spessore, come autore, o chitarrista, talvolta come voce. Ha collaborato con Herbert Pagani, la Premiata Forneria Marconi, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Bruno Lauzi, Antonello Venditti. É stato un grande amico di Renato Zero. Giusto per citare alcuni nomi, quei nomi che sono parte di rilievo nella storia della musica leggera italiana.

Il pubblico lo ha conosciuto e lo ricorda per alcune canzoni memorabili di grande successo: “Lugano addio”, “Pigro”, l’album “Agnese dolce Agnese”, “Firenze canzone triste”, probabilmente il brano che più lo rappresenta. Ha inciso un discreto numero di album, con successo altalenante. Cosa che si spiega con il suo bisogno di ricercare, sperimentare e non scendere facilmente a compromessi. L’ultimo lavoro discografico risale al 1995. Poi la malattia che lo ha costretto a ritirarsi. Altri due anni e il cancro lo ho portato via per sempre, nel 1997 a Novafeltria, all’epoca ancora comune marchigiano, nella provincia di Pesaro-Urbino. Dall’agosto 2009, Novafeltria è diventato comune romagnolo, in provincia di Rimini.

Nonostante la carriera di cantautore sia stata prevalente, non possiamo trascurare che il fumetto era l’altra sua grande passione e non solo come hobbista. Riteneva il disegno una forma artistica elevata e davvero libera. In campo musicale ci sono, inevitabilmente, molti condizionamenti. E lui, i condizionamenti non li sopportava più di tanto e lo faceva capire. C’è una bella raccolta di suoi lavori grafici edita dal comune di Urbino. A questa realizzazione aveva collaborato Vincenzo Mollica. Dicevamo che amava le Marche e in effetti, oltre che a frequentare gli istituti d’arte di Ascoli e Urbino, aveva scelto la regione per viverci, con la moglie Anna Bischi, conosciuta ai tempi dell’Università, senza mai dimenticare, tuttavia, le sue origini abruzzesi, mantenendo legami ed amicizie.

Ivan aveva una particolare predilezione per le colline del Montefeltro. Pur viaggiando per lavoro, per i concerti o dovendo andare a Roma, magari ospite dell’amico Renato Zero, per incidere o fare “un giro” nella casa discografica, aveva bisogno di tornare a respirare la vita di provincia. Così semplice, eppure piena di cultura. Sentiva quasi la presenza di Raffaello rappresentata da un modo d’essere e di fare della gente. Sentiva il rispetto. Quel rispetto che non sempre vedeva tra i colleghi o gli impresari.

Ma chi era, nel profondo, Ivan Graziani? Forse ci torna utile, al riguardo, una frase della celeberrima “Pigro”: “Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista”. Rock ironico il suo, di qualità, sempre pronto a inventare con originalità, stupire giocando, graffiando senza voler ferire. Sostanzialmente umanista, sensibile, un po’ ombroso ma sempre pronto alla battuta. La moglie Anna dice di lui, in una intervista con Andrea Scanzi, che era uno “stupendo testardo” e ci sembra una definizione illuminante e bellissima.  Ivan riposa nel cimitero di Novafeltria, dal primo gennaio 1997. Con lui, la sua fedele chitarra.

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