“Biglietti con vista sulle crepe della storia”, l’ultima opera di Alessandro Pertosa

di AMERICO MARCONI –

Parlare del lavoro, sempre molto originale, del filosofo poeta Alessandro Pertosa è come voler descrivere un soffio di vento o il gorgoglio di una fonte. È bello provarci ma si sa fin dall’inizio che il risultato sarà manchevole. Ancora di più questo vale per l’ultimo suo libro Biglietti con vista nelle crepe della storia, puntoacapo editrice e prefazione di Antonio Alleva, dell’aprile 2020. Opera che fin dal titolo mostra una ampiezza d’intenti e di percorso che obbliga ad uno sguardo retrospettivo. I primi ad essere pubblicati nel 2015 furono I Canti d’Utopia con I quaderni dell’Onagro. Utopia che nel termine stesso indica l’irraggiungibile ma pure la non rassegnazione. «Dicono che io sogni ad occhi aperti, e dicono che il sogno è già fallito… Se fallirà persino in cielo all’infinito io lo sognerò lo stesso questo sogno». Poi Passio. Con gli occhi degli altri, Capire edizioni del 2018. Poesia potente e sconcertante, la definimmo. Come solo può essere l’ultima manifestazione e salita di Dio, dinanzi agli occhi di chi fu lì per sbaglio o per destino. (Veronica): «Piango per te piango il miele della tua bocca che mi viene tolto… trascinato come un cane, innocente io te piango».

L’ultima creazione di Alessandro Pertosa Biglietti con vista nelle crepe della storia, inizia con un Preludio che contiene i movimenti fondamentali dell’intera sua opera. La voce, la scintilla, il folto del bosco, il crinale, il girovagare fra i sogni, il mare aperto, l’andare senza conoscere la meta e i passi avanti e indietro. La vita (spesso, o sempre?) costringe a fare, tra terrore e strazio, questi saliscendi. Quattro sono le sezioni del libro: AbitareGenerareLavorareNaufragare. In Abitare prevale la tenerezza dei luoghi dell’infanzia, Alessandro è di Rotella. «Lo sai quanto è bello perdersi fra i castagneti antichi dell’Ascensione». E in Autoritratto che sfida ogni appassionato della natura a non sentire suo: «Io sono questi campi; i sentieri abbandonati attorno casa; i tratturi che si perdono in montagna. I miei occhi sono fatti di questi sogni; di questa terra; dei cieli azzurri e grigi, e dei declivi di questa campagna». Un libro alto, stra-ordinario che manda lampi di luce aurorale, accompagnati da momenti bui. Ma ciò che conta è la speranza di riuscire. Ciò che conta è «l’utopia e il suo naufragio».

Se tentassimo una conclusione tradiremmo lo spirito dei versi di Alessandro Pertosa che ha scritto qualche giorno fa: «Quando si parla di poesia ogni conclusione è sconclusionata». Ma ci dà indicazione per leggere un suo libro: va recitato ed ascoltato ad alta voce. Scoprendo ogni volta  il ritmo e la musicalità della sua poesia che è poesia in flusso. Proprio come il respiro del vento o il gorgoglio della fonte in montagna.

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