Kirk Douglas, se ne va una leggenda. E non è tanto per dire

di ROSITA SPINOZZI –

“Per tutti era una leggenda, per me, per Joel e Peter era semplicemente papà”. Con queste parole Michael Douglas ha annunciato sui social la scomparsa del celebre padre Kirk Douglas, una vera icona di Hollywood. L’attore aveva raggiunto l’invidiabile traguardo dei 103 anni con al fianco la seconda moglie Anne Buydens, l’amore di una vita, sposata nel 1954 e oggi centenaria. «Quando sono nato alla Casa Bianca c’era Woodrow Wilson. – era solito dire Douglas, facendo il punto sulla sua considerevole età – Ho visto sedici presidenti, due guerre mondiali, la Grande depressione e una sfilza di crisi politiche, dallo scandalo di Teapot Dome al Watergate all’impeachment di Bill Clinton per essersi fatto un servizietto alla Casa Bianca». Sessant’anni di carriera con oltre 75 film di successo – tra i quali grandi classici come Spartacus, 20.000 leghe sotto i mari e Il grande campione, pellicole che nel 1996 gli avevano fatto vincere il Premio Oscar alla carriera – Kirk Douglas, al secolo Issur Danielovitch, era nato nel 1916 a New York ed era figlio di ebrei bielorussi immigrati in America che vendevano stracci per sopravvivere.

Ben diverso il suo futuro, perchè Kirk si mantenne agli studi facendo prima il cameriere, poi il lottatore, ed infine il direttore dell’Accademia d’arte drammatica lo ammise gratuitamente per merito. Iniziò subito a recitare mentre studiava alla St Lawrence University, per poi trasferirsi a New York e approdare all’American Academy of Dramatic Arts. Ma il suo esordio nel cinema lo si deve a Lauren Bacall, moglie di  Humphrey Bogart, che lo segnalò al produttore de ”Lo strano amore di Marta Ivers”, da qui l’inizio della sua carriera nel 1946. Nei film incarnava spesso il ruolo dell’uomo rude, uno stereotipo da classico duro che ben gli si addiceva, ma nella realtà aveva un cuore tenero tanto che amava festeggiare il suo compleanno facendo beneficenza. Ecco la sua personale interpretazione a questo suo generoso gesto: «Dare in beneficenza è un atto egoistico – diceva- perché mi fa stare bene».

Tra i suoi dolori più grandi, la perdita del figlio Eric per overdose. Douglas non è stato immune neanche alle tragedie: nel 1991 si salvò per miracolo ad un incidente di elicottero in cui persero la vita due dei suoi compagni di volo, mentre nel 1996 un ictus gli tolse la parola. Ma con grande determinazione è riuscito a recuperare la capacità di comunicare, conquistando anche l’Oscar e superando infine il traguardo dei cento anni. Alto, bello, atletico, di lui resteranno scolpiti nella nostra memoria i suoi celebri film ed anche quella graziosa fossetta sul mento, come pure lo sguardo limpido e fiero di un autentico lottatore. Di un uomo che nella vita ha raggiunto infiniti traguardi, compreso il più importante: l’immenso amore dei suoi familiari ed un posto speciale nel cuore di quanti lo hanno apprezzato come attore e come uomo. Se ne va una vera leggenda. E non è tanto per dire.

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