L’intervista – Lorenzo Cameli, un ragazzo da record mondiale:«La vita è un po’ come andare in mare»

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ci sono due cose di Lorenzo Cameli che mi porterò dietro per sempre e l’ho capito subito, fin dal primo momento che gli ho stretto la mano: il sorriso di chi vive ogni giornata come l’occasione per fare qualcosa di speciale e quell’incredibile luce nello sguardo che solo un autentico sognatore possiede. Mi ha dato appuntamento al Circolo Nautico di San Benedetto del Tronto perché, anche se è originario di Grottammare, questa «è la mia seconda casa» ha detto e non fatico a crederlo. Per tutto il tempo della nostra chiacchierata ho perso il conto delle persone di ogni età che l’hanno salutato e abbracciato come fosse uno di famiglia. E ci tengono a dirmi che c’erano tutti quella magica notte del 4 agosto, quando Lorenzo è rientrato in porto dopo aver compiuto in circa trentaquattro ore la storica traversata dell’Adriatico fino all’isolotto di Pomo (Croazia) e ritorno. Centoquaranta miglia di navigazione in solitario che gli sono valsi, a soli diciassette anni, il record mondiale, festeggiamenti, complimenti e ammirazione da parte di tutti, in città e fuori, amanti o meno della disciplina sportiva.

Da dove nasce la tua passione per la vela?
Inizialmente sono stati i miei genitori a spingermi a provare, soprattutto mio padre che da giovane praticava windsurf. L’idea di andare in barca mi piaceva, ma ero spaventato dal dovermi confrontare con il mare, temevo di non saper gestire il rapporto del mezzo con il cambio repentino del tempo. Sono tanti gli imprevisti che possono capitare e non puoi farti trovare impreparato. Però la paura ha ceduto quasi subito il posto alla passione e a quattordici anni, finalmente, sono uscito in solitaria per la prima volta con il laser, la mia barca a vela.

Quattordici anni, eri piccolo. Serve incoscienza per questo sport?
Entusiasmo sì, incoscienza mai. Non devi perdere la concentrazione e non devi sottovalutare nulla. Devi conoscere il mezzo che conduci ma anche il mare e il meteo. Anche la più piccola distrazione può costarti cara. Devi prepararti con serietà e impegno, fisicamente anche con l’alimentazione e la gestione dei tempi sonno-veglia, ma soprattutto mentalmente. É la testa che fa davvero la differenza ed è su quella che devi fare affidamento nei momenti  critici.

Hai stabilito il record del mondo di navigazione in solitario. Quando hai pensato che eri pronto per tentare un’impresa del genere?
Per la verità l’idea è venuta ad Andrea Patacca, il mio allenatore. Gli devo molto, mi ha spiegato le regole della vela e mi ha trasmesso la sua stessa passione. Ha creduto in me e mi ha insegnato a fare altrettanto. Mi sono preparato seriamente, anche se ti confesso che la notte prima di partire ero abbastanza agitato. Mi sono detto: “Ti rendi conto che vuoi fare qualcosa che nessuno prima di te è mai riuscito a fare?”. Ho provato a immaginare cosa mi sarei trovato a dover affrontare e ho avuto qualche timore. Ma nessun ripensamento, mai.

E alle ore 17.20 del 2 agosto sei partito da qui, salutando parenti e amici venuti a incoraggiarti. L’ultimo pensiero prima di prendere il mare?
“Lorè, da adesso in poi sei solo”. Sapevo che c’erano il mio allenatore e mio padre nell’imbarcazione d’appoggio che mi seguiva, ma da quel preciso momento in avanti eravamo io e la mia barca a doverci confrontare con tutte le possibili insidie. Le prime ore di navigazione sono state piuttosto tranquille, poi però verso sera le condizioni meteo sono cambiate, il vento è arrivato a una forza di cinquanta nodi e ho scuffiato.

Significa che la barca si è capovolta. Hai avuto paura?
La prima cosa che ho pensato è stata mettermi in sicurezza, sopra lo scafo capovolto. Ho cercato di comunicare con mio padre per tranquillizzarlo e fargli sapere che stavo bene. Poi ho atteso che il vento si calmasse e ho raddrizzato la barca.

Ah, eri tu a tranquillizzare gli altri? Eri solo, di notte, in mezzo al mare, non riuscivi nemmeno più a vedere la barca d’appoggio.
(Lorenzo sorride, scuote la testa e improvvisamente fra noi due la diciassettenne timida e insicura sembro io e invece la persona adulta, quella matura, è seduta di fronte a me,ndr.)
Lo vedi perché è importante prepararsi mentalmente? L’unica paura che avevo, in realtà, è che la barca avesse riportato danni. Non devi perdere in lucidità, devi proteggere gli strumenti che hai a bordo. Ricorda che se vai in ansia tu per primo, mandi in tilt anche chi ti segue e come farà ad aiutarti? É la testa che ti salva nelle situazioni difficili. E poi sono cose che capitano. Sono rimasto così circa venti minuti, con il vento che letteralmente mi prendeva a schiaffi, poi finalmente la situazione è tornata sotto controllo.

E poi è arrivata l’alba…
Meravigliosa! Non avevo chiuso occhio, neppure avevo mangiato. Dopo la navigazione in notturna riuscire a vedere l’orizzonte, recuperare qualche riferimento in mezzo all’Adriatico, è stato fondamentale. Intorno alle nove ho individuato finalmente la costa della Croazia, ma è solo quando ho circumnavigato l’isolotto di Pomo che mi sono ritrovato particolarmente motivato. Mi sono detto “Ora ce la faccio per davvero!”. Le condizioni del tempo erano più favorevoli e ho deciso di forzare la mano, ho sfruttato il vento favorevole e ho accelerato al massimo. Avevamo previsto che sarei tornato verso le ore 17 del 4 agosto, invece sono arrivato alle tre del mattino, in largo anticipo. Credevo che non avrei trovato nessuno ad attendermi e neppure ad aiutarmi con il carrello per la barca e invece…

Invece erano tutti lì ad aspettarti.
Amici, parenti, conoscenti, ricevere l’abbraccio collettivo di chi ha fatto il tifo per me tutto il tempo è stato bellissimo e ancora di più leggere negli occhi di mio padre l’orgoglio per l’impresa compiuta. Questa vittoria, però, la dedico prima di tutto a me stesso, perché è servita a mettermi in gioco, a conoscermi meglio, a confrontarmi con i miei limiti. A capire che la Natura non va dominata, non è una gara a chi è più forte. Il mare ti insegna che, se lo rispetti, può aiutarti a raggiungere qualsiasi meta.

E adesso?
Adesso l’obiettivo è la maturità. Frequento il liceo scientifico a Ripatransone. Poi ci sono gli amici, con alcuni dei quali condivido la passione per la vela e quella per la moto, altro mio grande amore. Per il futuro… chi lo sa, non ci voglio pensare. Non riesco a immaginarmi tra dieci, venti anni. La vita è un po’ come andare in mare, no? Tu inizia a navigare, usa la testa e vedrai che prima o poi raggiungerai i tuoi obiettivi. Compirò diciotto anni a dicembre e il solo obiettivo che mi pongo è vivere ogni giorno dando il meglio di me, anche nelle piccole cose.

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