L’artista sambenedettese Andrea Capecci porta a Matera le sue “Tracce di un Operaio”

di REDAZIONE –

MATERA – Nella Chiesa rupestre di Sant’Antonio Abate, nel cuore dei Sassi di Matera, il 25 maggio alle ore 17.30 sarà inaugurata la mostra dell’artista sambenedettese Andrea Capecci, organizzata e curata dall’Associazione Culturale Arte per le Marche in collaborazione con l’Associazione locale Patrimonio Rupestre. In questo nostro tempo così confuso dietro immagini di ogni tipo, senza appigli né regole, ma liquefatto in mille rivoli disordinati si sente la necessità di cercare la propria storia e origine. Nasce da questo incipit l’originale mostra “Tracce di un Operaio” di Andrea Capecci il quale sedimenta, attraverso una tecnica originale della lavorazione dei tessuti, in particolare del denim, un excursus materico caratterizzante il percorso post industriale dell’uomo moderno.

Poliedrico e creativo, Capecci ha percorso nella sua carriera una strada al confine tra il design e la ricerca tecnologica e al contempo antropologica che l’uomo ha compiuto nel lavoro, coniando uno stile assolutamente originale che lo ha portato ad evidenziarsi nel palinsesto artistico nazionale. L’Arte non è solo rappresentazione estetica di un’opera bensì apre a nuovi dialoghi tra l’artista ed il sociale e mai come nell’artista marchigiano questo si evidenzia. Molteplici le sue esperienze artistiche e lavorative con gruppi di design industriali, dove ha interagito a metà tra progetto-lavoro e ricerca creativa sviluppando un linguaggio artistico tutto suo.  Il tessuto non è più semplicemente un indumento ma un mezzo che spoglia l’Uomo che lo indossa e ne racconta le sue fragilità, le sue ansie finanche il suo Dna.

È la trama del suo vissuto, il suo cibo è opera del suo pensiero: il lavoro. «Perché l’uomo – spiega la curatrice e critico d’arte Antonella Ventura – non è soltanto ciò che mangia, termine abusato nei nostri giorni ma è soprattutto ciò che pensa. Tracce di un operaio in realtà si pone un obiettivo o meglio un interrogativo: “che cosa rimane oggi dell’operaio del secolo scorso che tanto ha prodotto di ricchezza globale?” È una domanda questa che posta all’ interno di Matera 2019 ha un senso di valore ecumenico dell’Arte. Mai come ora infatti il nostro uomo, non solo cerca il lavoro ma cerca anche un altro ruolo per approcciarsi ad esso, vista la grande avanzata dell’era tecnologica. Tessuti stesi a raccontare uomini persi che a Matera si vogliono ritrovare».

«Le tracce e le impronte – continua Serena Scolaro, curatrice d’arte contemporanea – che Andrea Capecci decide di lasciare in eredità ad un mondo divenuto incomprensibile con il suo attaccamento a tutto ciò che di materiale lo circonda sono testimoniate dalle sue opere d’arte. L’Individuo nel suo paradosso più contemporaneo… l’Assenza. La realtà dell’uomo oltre l’apparenza e l’appartenenza». L’esposizione sarà visitabile fino al 15 giugno.

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