Greta, Manuel, Simone: ragazzi che danno lezioni agli adulti

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Greta ha quindici anni e ha capito che per avere un futuro, deve darsi da fare per migliorare il presente. Munita di un semplice cartello di protesta, si siede per terra davanti al Parlamento svedese ogni venerdì. Cattura l’attenzione dei media, suscita emulazione nella sua Svezia, ma anche altrove. Riesce a trovare la maniera per farsi ascoltare dai potenti della Terra, alla Conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul clima. Denuncia l’avidità, la ricerca del potere economico a discapito della salute del pianeta. Richiama l’attenzione di milioni di persone nel mondo sull’urgenza di occuparsi della questione inquinamento. A chi la deride e le dice che è solo una bambina, risponde: «Ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza».

Manuel ha diciannove anni e una grande passione per il nuoto. Una sera esce insieme alla fidanzata e si ritrova suo malgrado coinvolto in una sparatoria. Una pallottola gli attraversa la schiena, togliendogli per sempre l’uso delle gambe. Avrebbe tutte le ragioni per scagliarsi con rabbia contro chi gli ha fatto questo. Invece sceglie di concentrarsi sulla vita che ha ancora davanti. Non si cura dei delinquenti che hanno sparato e che nemmeno conosce, nessuna parola di odio, non sono loro il centro dei suoi pensieri. Lui è già oltre. A chi gli domanda cosa prova, risponde con un sorriso: «Sono solo uno che ha qualcosa in più da raccontare a chi non ha passato quello che ho passato io».

Simone vive a Torre Maura, un quartiere degradato alla periferia di Roma a cui manca tanto, troppo per poter vivere come sarebbe giusto e dignitoso. Suo padre ha perso il lavoro e intorno a lui la gente si mobilita contro gli stranieri, gli immigrati, i rom. É una situazione che fa gola ai partiti politici, specie le frange estreme, quelle che fanno leva sulla frustrazione della gente per racimolare voti. Approfittano di ogni situazione di disagio per esasperare i toni, i comportamenti e ottenere facili consensi. Vanno a tenere comizi a beneficio delle telecamere, fingono un interesse improvviso per i problemi di un quartiere che fino a ieri ignoravano persino esistesse. Ma Simone non ci sta e non ha paura a dirlo. Parla e non nasconde l’inflessione romana, toglie il cappuccio della felpa e dice forte e chiaro «’Sta cosa di anda’ sempre contro le minoranze a me nun me sta bene». Ha solo quindici anni, eppure non arretra di un passo di fronte agli esponenti e/o simpatizzanti di Casapound che per intimorirlo gli mettono le mani addosso, usano la differenza di età, di struttura fisica e soprattutto l’aggressività nei toni. «Io voglio uno Stato che non lascia indietro nessuno» dichiara, consegnandoci una lezione di vita memorabile.

Saranno anche piccoli di età, ma a me sembrano molto più maturi di tanti adulti. Sono la generazione che cambierà le cose, che le rimetterà a posto, che spazzerà via questo clima di odio insopportabile che si respira per edificare, invece, un mondo migliore.

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