Tonino Simonetti festeggia i suoi 55 anni di teatro con “I giganti della montagna”

di ROSITA SPINOZZI –

ASCOLI PICENO – Cinquantacinque anni di teatro e non sentirli. Il regista Tonino Simonetti, direttore artistico della compagnia Progettoteatro festeggerà questa importante ricorrenza lunedì 8 aprile al Teatro dei Filarmonici di Ascoli Piceno dove, alle ore 21.15, andrà in scena lo spettacolo “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello. Simonetti ha energia da vendere e racconta con piacere le tappe fondamentali della sua passione per il teatro iniziata a diciannove anni e da allora mai sopita. «Il nonno musicista mi portava a sentire le prove; avevo quattro anni e allora scoprii quel mondo. – spiega Simonetti –  Ricordi non cancellati che però hanno lasciato cicatrici benigne, se ripenso al primo spettacolino organizzato con amici e compagni di scuola al Ventidio Basso. Si chiamava “Omero64”, ed era una parodia dell’Iliade di Omero. Memorie striminzite di un ragazzino che è ormai vecchio e ricorda l’emozione di un giorno in cui  si aprì un sipario per fare il teatro. Ancora oggi il mio tempo è teatro e ancora teatro». E per dare esattamente l’idea del suo stato d’animo, Simonetti cita le parole del grande Eduardo De Filippo: «A casa mi sento un profugo, in teatro invece so sempre dove metto i piedi». Una vita per il teatro e il teatro per la vita, dunque. Come non festeggiare un così bel traguardo con Simonetti? L’appuntamento è al Teatro dei Filarmonici, l’ingresso è gratuito. In scena ci saranno Gilda Luzzi, Simone Catalini, Rosanna Fasola, Felicita Angelini, Francesca Micheli, Stefania Pompili, Vittorio Poltronieri, Manola Antonelli, Marta Grilli, Danila D’Agostino, Sara Capecci, Erika De Felice, Fulvio Gramegna, Nastasia Napoli. Aiuto regia Gilda Luzzi, tecnico video Alfonso Morelli. La regia è, naturalmente, di Tonino Simonetti, con il quale ci congratuliamo per i suoi cinquantacinque anni vissuti in prima linea nel mondo del teatro. Di origine leccese, il regista è nato ad Ascoli Piceno e vive attualmente a Spinetoli, mentre la sua compagnia Progettoteatro e la sua scuola si trovano a Monteprandone.

Per l’occasione pubblichiamo le note di regia de “I giganti della montagna”, uno spettacolo che vale veramente la pena vedere. Ecco il perché.

 I giganti della montagna
«Terzo dei miti moderni di Pirandello, “I giganti della montagna” è il mito dell’arte. Rappresentato postumo nel 1937, è l’ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell’autore. La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà in un teatro detto “la Scalogna”. Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare. La più importante è rispetto al fascino del “non finito”, “non concluso”. Ho sempre avuto attrazione per i testi “incompiuti”. Sono così giusti rispetto al teatro: l’incompiutezza per il teatro è qualcosa di ontologico. Trovo perfetto il lascito ultimo di un autore, senza definizione. Senza il sipario di quando c’è scritto – cala la tela. Allora rimango il più possibile nell’indefinito, accogliere il movimento interno al testo e portarlo sul ciglio di un finale sospeso tra il senso e l’impossibilità della sua rappresentazione. Dopo le bellissime messe in scena che grandi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l’occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva al teatro della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all’altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da potersi sentire come proiezioni di sé.
Voglio immaginare tutta l’immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle “al di fuori di tempo e spazio”, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare. Le parole, le parole, le parole! Sono queste il personaggio che ho scelto. Forse non è casuale che l’ultima battuta scritta su un copione da Pirandello, prima di morire fosse: “Ho paura!” Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli». (Tonino Simonetti)

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