Andrea Satta e le sue “favole in ambulatorio” per bambini al Medoc

di ALCEO LUCIDI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Mamma quante storie. Favole in ambulatorio, in treno e in piazza” è il titolo del libro uscito per la storica e prestigiosa editrice Treccani nel 2016 e nato da un progetto medico-educativo di Andrea Satta. Grazie alla tenacia della sorelle Annalisa e Daniela Frontalini, a capo dell’associazione culturale “Rinascenza”, che ha fatto parlare di sé per importanti iniziative culturali, alla consueta, impeccabile accoglienza della pizzeria Medoc di San Benedetto del Tronto, auspice il patrocinio del Comune di San Benedetto e della Regione Marche (presente il consigliere regionale Fabio Urbinati) e, non ultimo, con l’appoggio dello sponsor ufficiale, l’azienda Gate-Away, il cantautore e pediatra romano ha ragionato attorno al volume con Pietro D’Angeli.

Abbiamo conosciuto Satta per le sue evoluzioni vocali con i Tête de bois – il complesso romano da jazz stradaiolo con cui è in voga da anni negli ambienti della musica autorale – al Festival Ferré, per i suoi riadattamenti musicali dei testi del monegasco in due splendidi album corredati dalle traduzioni di Giuseppe Gennari e Daniele Silvestri (Ferré l’amore e la rivolata e C’est extra) che, nell’ultimo caso, gli sono valsi il Premio Tenco. Ne conoscevamo anche la grandezza umana, lo spirito libero e – come lui dice – anarchico (o meglio anticonvenzionale), ma poco – a dire il verità – la sua attività di pediatra di periferia, i cui riflessi ci erano giunti solo di rimando.

Ebbene questa seconda anima che, come dice Andrea “ha sempre corso parallela a quella dell’artista”, si è rivelata nella stessa testimonianza di Satta e nel carattere etico ed umanitario del suo costante impegno sociale a favore delle persone più svantaggiate. Ebbene, questo medico con i suoi mille pazienti, della frontiera est di Roma, da oltre un decennio ormai, porta avanti non solo l’attività di cura e prevenzione medica (diagnostica diremmo) dei più piccoli – fra l’altro, per chi non lo sapesse, l’Italia, ricorda Satta, è l’unico paese in Europa ad avere un sistema di assistenza pediatrica garantita dalla Sanità Pubblica – ma anche una relazione costante e fitta con i suoi pazienti ed i loro familiari. Questo gli ha consentito di raccogliere, storie, esperienze, vissuti di bambini e, soprattutto, mamme da tutto il mondo (non solo gli immigrati da altri paesi ma gli stranieri in casa ovvero la massa delle tante famiglie italiane in difficoltà o travolte dalla crisi economica).

Con la sua smisurata sensibilità gli è stato allora possibile misurare gli affanni di tanta umanità in cerca di un sogno liberatorio, di una speranza non consumata – come direbbe Gennari – ma in grado di redimire e riscattare, di innalzare la dignità umana. Satta lo ha fatto riunendo, una volta al mese da circa sette anni (la “giornata delle favole”), nel suo ambulatorio trasformato per l’occasione in un grande incubatore di racconti, complice la sorella segretaria, le tante famiglie a lui legate dal rapporto professionale per raccontare favole che le mamme dei “suoi” pargoli ascoltavano a loro volta da piccole in un tessuto di lingue, registri, contesti variopinto. Ne è nato il libro di cui si è discusso e dove si intrecciano le preziose collaborazioni di Fabio Magnasciutti e Sergio Staino (uno dei maggiori disegnatori italiani viventi).

Il progetto editoriale, il cui ricavato verrà completamente destinato alla Biblioteca Comunale di Lampedusa, è parte integrante delle attività di promozione trasversale della lettura “Ti leggo”, avanzate dall’Istituto Treccani in accordo con il Ministero della Cultura e dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, a rimarcare nuovamente la figura umanissima e straordinaria assieme di Andrea Satta, modernissimo “Dottor Jeckyll e Mister Hide” o, per riprendere ancora le parole di Pino Gennari, nel suo intervento conciso e profondo, ammirabile “architetto di relazioni umane”. Tutti hanno avuto da imparare da questa indimenticabile serata – in cui Andrea si è esibito in motivi suoi o di Ferré o ripresi dalle liriche di Rimbaud, Verlaine e Baudelaire, assieme all’inseparabile pianista Angelo Pelini – dove a predominare è stato il tema dello scambio e della contaminazione oltre ogni barriera del preconcetto.

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