Au revoir, Charles Aznavour! Merci beaucoup…

di ROSITA SPINOZZI – 

Charles Aznavour, il più grande chansonnier di Francia, ieri ha lasciato noi comuni mortali per andare a cantare in cielo, fondendo la sua meravigliosa voce con le nuvole. È così che mi piace immaginare la dipartita di questo straordinario artista, nato a Parigi il 22 maggio 1924 ma di origini armene. Si è spento all’età di 94 anni. Ricordo ancora la sua ultima esibizione dello scorso anno, in Italia. Impossibile dirgli addio, semmai au revoir, arrivederci. Perché la sua voce è un patrimonio dell’umanità che, attraverso dischi e concerti, resterà per sempre un segno concreto, tangibile del suo passaggio. Ho sempre avuto un debole per la canzone francese che, nel tempo, ho approfondito grazie a quel gioiello inestimabile che è stato – e spero tornerà ad essere, si confida nell’arrivo di “menti illuminate” – il Festival Ferrè e nei miei preziosi colloqui con il prof.Giuseppe Gennari e l’indimenticabile Paolo De Bernardin. Di Aznavour ho sempre apprezzato non solo la timbrica vocale, ma anche la determinazione che ha contraddistinto la sua vita, l’essere sempre rimasto in contatto con le sue radici armene (era ambasciatore armeno in Svizzera, dove risiedeva), il suo concreto impegno per i diritti umani. A 94 anni cantava con la stessa verve della gioventù, perché per lui “smettere sarebbe stato come morire”. Lo disse durante un concerto a Roma. Amava l’Italia, dove spesso e volentieri si esibiva in un tripudio di applausi. E alla “tradizionale” domanda legata alla canzone preferita, quella che più lo rispecchiava, trovò la risposta una volta raggiunta la vecchiaia. Non aveva più dubbi, era “Ieri si”, perché ripercorreva tutta la sua gioventù. E per sempre giovane lui resterà nei nostri cuori. Il suono della sua voce è indimenticabile e le sue canzoni sono davvero immortali. Mi piace immaginarlo cantare tra le nuvole, con quell’immancabile sorriso, quasi timido, l’espressione lieve e a tratti malinconica, e soprattutto quell’accento inconfondibile che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Pertanto, au revoir Charles!

Un po’ di cronaca
Shahnour Varenagh Aznavourian, nacque a Parigi dove la sua famiglia si era trasferita per sfuggire al massacro del genocidio armeno. Ereditò dal padre cantante la passione per il canto. Il suo percorso artistico iniziò a teatro: aveva nove anni quando si esibì nella pièce Un bon petit diable, mentre da adolescente Aznavour ha affiancato nei tour alcune compagnie teatrali. Aveva un problema alle corde vocali che, anziché danneggiargli la voce contribuì in parte a renderla unica nel suo genere. Scrisse testi per le canzoni musicate da Pierre Roche e ben presto suscitò l’attenzione di  Edith Piaf per la quale aveva iniziato a lavorare come autista. Tanto che la Piaf cominciò a cantare anche le sue canzoni. Ma il vero successo bussò alla sua porta nel 1956, quando la sua entrata in scena durante uno spettacolo d’arte varia scatenò l’ovazione del pubblico. Applausi a non finire, Aznavour diventò l’headliner. Due anni dopo arrivò il primo contratto discografico seguito dal debutto in un ruolo drammatico al cinema, e poi ancora scrittura di colonne sonore. Diventò famoso non solo in Francia ma anche nel mondo, tant’è che il suo primo disco americano – The World of Charles Aznavour – era “targato” Reprise Records, etichetta fondata da Frank Sinatra. Ed è proprio a Sinatra, come pure al connazionale Maurice Chevalier, che venne paragonato il suo modo di cantare. Tutto il resto, poi è storia.

Numerosi i messaggi “illustri” di cordoglio pervenuti per la morte di Aznavour, a partire dall’attrice Brigitte Bardot, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro armeno Nikol Pachinian (“La sua morte è una perdita enorme per il mondo intero. Uno dei figli straordinari del popolo armeno”), l’ex presidente Nicolas Sarkozy (“Ci lascia le sue parole, le sue melodie, la sua voce: quella di un genio assoluto, di un poeta della canzone francese”), il politico francese François Hollande. E tanti altri ancora.

Copyright©2018 Il Graffio, riproduzione riservata